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Venezia 2011: Le idi di Marzo – recensione del film di George Clooney

George Clooney porta al Festival di Venezia il suo film Le idi di Marzo (The Ides of March)

pubblicato 1 Settembre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 08:51

Stephen è un addetto stampa che nonostante la giovanissima età si è già costruito una carriera che farebbe invidia a uomini con il doppio dei suoi anni. Nel corso delle elezioni primarie presidenziali in Ohio, la sua fulminea ascesa viene bruscamente interrotta dalle manovre politiche dietro le quinte operate da persone più esperte, e dalla sua avventura di una notte con un membro adolescente dello staff, che gli crea più problemi del previsto…

Good Night, and Good Luck è stata l’assoluta rivelazione per tutti. Prima c’era stato il riuscito Confessioni di una mente pericolosa, è vero, ma è stata la seconda prova a stupire tutti quanti. Una conferma definitiva per il regista George Clooney, tra gli attori-simbolo di Hollywood e tra i più politici. Anche il resto della carriera da attore è proseguita con titoli più o meno impegnati (Syriana, Michael Clayton, Tra le nuvole, L’uomo che fissa le capre): una scelta ben precisa di voler dire la propria dall’interno di un sistema potente e commerciale sin dalla nascita. Certo, poi c’è stato l’insipido In amore niente regole, terza prova registica, e altri film da attore meno interessanti, ma è il gioco.

Comunque Good Night, and Good Luck., si diceva. Con Grant Heslov l’attore-regista affrontava la “caccia alle streghe” del maccartismo e ci regalava una straordinaria lezione di cinema morale e di liberalismo. Pur se ambientato negli anni 50 e pur se girato buttando più di un occhio al bel cinema americano che fu, Clooney ed Heslov era chiaramente al presente (al 2005) che guardavano (l’era Bush). Oggi con Le Idi di Marzo i due ritornano a lavorare assieme e continuano a guardarsi attorno, nell’era Obama che ha fatto vincere il loro schieramento. Ma non hanno perso la voglia di raccontare storie in modo “giusto”, anche se è scomodo innanzitutto per loro: perché il governatore Morris è candidato per il Partito Democratico.

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Tratto dalla play di Beau Willimon Farragut North, Le Idi di Marzo ha un titolo imponente: parte dall’assassinio di Giulio Cesare, ma guarda ovviamente a Shakespeare. Pretenzioso, effettivamente, ma non se letto in un’ottica diversa. Prendiamo una delle frasi che lo stesso regista ha ripetuto spesso, anche durante la recente conferenza stampa al Lido: Le Idi di Marzo non è un film politico. Per la serie: Clooney sta al (brutto) gioco. Al gioco dei giornalacci e delle semplificazioni, delle letture superficiali e del qualunquismo. Infatti in questo caso il termine “politico” viene annullato per mettere le mani avanti da accuse sciocchine e ovvie: perché il quarto film da regista dell’attore è tutto meno che schierato.

Le Idi di Marzo sembra provenire direttamente dagli anni 70, quando il cinema americano politico e sociale era forte, robusto, importante, ma non tanto nella forma. Clooney non applica più, in modo postmoderno, la “facciata” da film “vecchio” al suo nuovo film, come accadeva in Good Night, and Good Luck., o come anche in In amore niente regole per quel che riguarda la commedia brillante. Affatto. Eppure Le Idi di Marzo ha una potentissima aura da film anni 70, senza però ricercarne né forma né contenuti, tanto più che il tema è di estrema attualità.

Se Le Idi di Marzo però lascia questo effetto, è proprio perché è cinema morale, giusto e doveroso per davvero: ed allora nasce spontanea un’atmosfera che non ci ricordavamo più da anni. Alla faccia del cinema non politico: Le Idi di Marzo è forse il film più politico e necessario per i tempi che corrono, ed anche uno dei più coraggiosi titoli off Hollywood (il film non è prodotto da una major) degli ultimi anni. Il termine “politico” riacquista finalmente tutte le sue sfumature, quelle più interessanti, e non si può fare finta di nulla.

La parabola di Stephen (un grande Ryan Gosling, come al solito) è quanto più terribile e verosimile possa esistere in questi giorni nel mondo della politica internazionale. Nel raccontarcela, Clooney ed Heslov non si gettano mai però apertamente nel mare della faciloneria, del sensazionalismo, delle scene madri (vedasi l’uscita di scena di un personaggio e di come i due trattano “pudicamente” questa dipartita). Eppure Le Idi di Marzo è un film spietato, perché ha il rigore e la lucidità necessarie per affrontare una tematica spinosa, non facile, ma che deve essere affrontata criticamente (la storia vera di Howard Dean, da cui è tratta la play originale).

Senza contare alla fine che Le Idi di Marzo è un film tenuto per le briglie, che vola sicuro fino alla fine. Si prende i suoi tempi, lascia spazio a dialoghi fulminanti, vanta ottime interpretazioni da parte di un cast in gran forma. Ed ha almeno un paio di scene magistrali: quella del telefono alla conferenza e quella della macchina con Hoffman.

Qualcuno potrà dire che sia Morris il protagonista del film, ma aspettate di vederlo e vi renderete facilmente conto che è la storia di un ragazzo idealista, Stephen, e delle estreme conseguenze che succedono quando la politica diventa quella bestia nera che è capace di diventare. Ma Morris, pur apparendo sullo schermo poche volte, permea l’atmosfera, non c’è mai però resta in ogni inquadratura, la sua presenza è ovunque. Come un fantasma. Terribile, che sporca e lascia un segno indelebile.

Voto Gabriele: 8.5
Voto Simona: 7.5

Le idi di Marzo (The Ides of March – Usa 2011 – Drammatico) di George Clooney con George Clooney, Ryan Gosling, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Jeffrey Wright, Max Minghella, Danny Mooney, Lauren Mae Shafer, Wendy Aaron, Hayley Madison.

Al cinema dal 13 gennaio 2012.

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