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Trent’anni fa moriva Giuseppe Anatrelli

Il geometra Calboni del film di Fantozzi

26 Novembre 2011 15:10

Indimenticabile: ma andato via troppo presto. Giuseppe Anatrelli moriva a Napoli il 29 novembre 1981, trent’anni fa. Nato il 3 gennaio 1925, il suo nome forse vi dirà poco: ma di sicuro se pensate al geometra Luciano Calboni, uno dei grandi caratteristi che hanno costruito le solide fondamenta della saga di Fantozzi, un baffo apparirà. Il suo.

Navigatissimo attore di teatro, formatosi nella rivista e nella sceneggiata napoletana – interpretava o’ malamente – Anatrelli ha recitato negli anni cinquanta anche con la compagnia di Eduardo de Filippo, e insieme a Titina e Peppino. Il cinema arriva negli anni seguenti: al successo qualche tempo dopo, ovvero con il primo Fantozzi, nel 1975.

Anatrelli prenderà parte poi anche a Il secondo tragico Fantozzi nel 1976 e a Fantozzi contro tutti nel 1980. Straordinario tipo umano il geometra Luciano Calboni: sbruffone, bugiardo patologico, amante dello sfarzo purché non sia lui a pagare il conto, insopportabile con i colleghi e zerbino con i superiori. Alla morte di Anatrelli nel 1981 si pensò di sostituirlo nell’episodio successivo con Riccardo Garrone.

Ma non funzionò: Garrone recitò solo in due film, anzi, in un solo episodio (e mezzo) della saga: apparve in Fantozzi subisce ancora del 1983 e anche in Superfantozzi del 1991, ma non accreditato. Anatrelli aveva impresso il suo marchio: non era possibile cancellarlo. Qui sopra l’arrivo a Courmayeur, mentre dopo il salto tre perle poco noto del nostro, e anche un paio di spezzoni celeberrimi…

Anatrelli fa a coltellate con Mario Merola. È Sgarro alla Camorra, del 1973.

Qualcuno ha messo su Youtube, tutto La donna della domenica. Siamo nel 1975, e Anatrelli c’è.

Questo invece è Doppio Delitto, di Steno. L’anno è il 1977, e anche lì c’è Anatrelli. Grandi titoli di testa, molto funky.

Poteva mancare la scena dei taxi? Certo che no! “Fai tu puccettò! Che poi facciamo i conti!”. Da Il secondo tragico Fantozzi, di Luciano Salce, del 1976.

“A capocordata fu messo imprudentemente Calboni”. Tutta colpa di quella ventilatio, e la scalata finisce male.