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Fuga di cervelli: Recensione in Anteprima

Cinque amici si uniscono alla causa di uno solo per conquistare la donna dei suoi sogni in Fuga di Cervelli, esordio alla regia per Paolo Ruffini

pubblicato 21 Novembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 07:03

Con un titolo che è tutto un programma, Fuga di cervelli si appresta ad invadere le sale della Penisola, con una distribuzione che quasi sfiora le 400 copie. Non c’è che dire per un regista esordiente quale è Paolo Ruffini, che dopo anni davanti alla macchina da presa si cimenta in questo suo primo lungometraggio alternandosi anche dietro la macchina.

Trattasi, come sarà già noto ad alcuni, del remake del film omonimo uscito in Spanga, Fuga de cerebros. Pellicola mai approdata dalle nostre parti, ma le cui tematiche a quanto pare appetivano gli autori, nonché la Colorado Film, che ha portato avanti questa scommessa dando fiducia al presentatore del suo show televisivo.

E a conti fatti, le influenze del contesto sul piccolo schermo ci sono. Tralasciando nomi e personaggi, Fuga di cervelli tende a veicolare la propria storia adottando un registro completamente scanzonato, contraddistinto da gag più o meno riuscite, il cui tenore ricorda proprio certi sketch ed episodi cui in qualche è possibile assistere su Colorado Cafè.

Protagonisti cinque giovani amici, il cui unico punto in comune è quello di essere dei disadattati. Sfigati, direbbe qualcuno; senz’altro scarti sociali di un mondo che tende ad isolare certi tipi per un motivo o per un altro. Abbiamo Emilio (Luca Peracino), aria da nerd consumato, da sempre innamorato della conturbante Nadia (Olga Kent), oltre ad Alfredo (Paolo Ruffini), l’amico non vedente di Emilio, Alonso (Andrea Pisani), paraplegico con una spiccata ossessione per il sesso, Franco (Frank Matano) e Lebowsky (Guglielmo Scilla). Un gruppo decisamente assortito, il cui legame è un po’ il fulcro dell’intera operazione.

Ruffini lavora sui personaggi, sebbene il tentativo di conferire loro delle specifiche connotazioni si scontra con non pochi impedimenti. Perché in fondo ciò che accomuna gli interpreti di Fuga di cervelli è il fatto di essere anzitutto dei comici, ché non è facile, ma al tempo stesso l’impressione che si ricava per tutto il film è una sostanziale difficoltà nel far emergere una profondità del tutto assente eppure indispensabile. L’unico dei cinque a funzionare discretamente è il personaggio di Lebowsky, al quale peraltro sono concesse pochissime battute (Ruffini nel post-proiezione ci dirà che per dare vita a questo personaggio si sono ispirati a Kenny di South Park, tanto che all’inizio avevano pensato di farlo stare tutto il tempo zitto).

Inutile soffermarsi più di tanto sulla trama, dichiaratamente e palesemente derivativa, per cui non rappresenta certo questa la componente su cui ci si può scagliare. La sensazione, specie nella prima metà, è che si tratti di un collage per nulla compatto di battute e brevi sketch dove a farla da padrone è la verve dei singoli, qui chiamati nell’impresa immane di tenere letteralmente in vita il film per la sua intera durata. Fino a quando, nella seconda metà, le intenzioni degli autori cominciano timidamente ad emergere; ma nemmeno questo mettere la testa fuori riesce a stravolgere le cose.

L’idea dei cinque che partono all’avventura verso Oxford per il semplice motivo di assecondare l’antica cotta di Emilio dà un po’ il senso di un gruppo rimasto unito a dispetto di legami basati pressoché su nulla. Anch’esso un intento dichiarato da parte di Ruffini, che oltre a voler mostrare la storia di queste strane ma non per questo meno forti amicizie, s’industria nel tentativo di estrapolare una morale su cui a conti fatti ognuno può dire la sua: che la debolezza dei suoi personaggi è in realtà la loro forza.

Un messaggio senz’altro positivo, ma al quale si approda troppo faticosamente, per cui l’unica motivazione per seguire con un qualche interesse il dipanarsi della trama sta nell’accettare o meno una certa comicità, certe uscite sgangherate, certi ripetitivi siparietti; insomma, entrare nelle corde di una comicità decisamente contemporanea, “giovane” si potrebbe addirittura dire. Non è un caso se due dei personaggi protagonisti sono proprio due star di YouTube, ossia Frank Matano e Willwoosh: il primo senz’altro simpatico, di una simpatia in fondo piaciona e contagiosa, mentre il secondo più inquadrato ma al tempo stesso il più credibile.

Sta di fatto che i dubbi e le perplessità per quest’operazione rimangono, non solo per i limiti qui sopra accennati. Anche in termini di fruibilità, è di per sé evidente quanto i margini siano netti, proprio perché Fuga di cervelli si rivolge in maniera anche troppo specifica ad un tipo di audience e solo a quella. Fuori da quei confini, però, è davvero arduo scorgere un qualsivoglia appeal verso altro genere di pubblico da parte di quest’opera.

Voto di Antonio: 1

Fuga di cervelli (Italia, 2013) di Paolo Ruffini. Con Paolo Ruffini, Luca Peracino, Andrea Pisani, Guglielmo Scilla, Frank Matano, Michele Manca, Olga Kent, Gaia Messerklinger e Giulia Ottonello. Nelle nostre sale da oggi.