Home Curiosità I 10 registi su cui puntare del 2013 secondo Variety

I 10 registi su cui puntare del 2013 secondo Variety

Come ogni anno Variety segnala i suoi 10 registi giovani dell’anno da tenere d’occhio, dopo aver puntato gli anni scorsi su nomi del calibro di Christopher Nolan e Benh Zeitlin. Ecco i 10 (in realtà 11!) nomi della 10 Directors to Watch del 2013.

pubblicato 3 Dicembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 06:40

Essere segnalati da Variety come uno dei registi da tenere d’occhio è un privilegio che potete solo immaginare. Da anni la storica rivista di cinema pubblica a dicembre la sua lista dei 10 Directors to Watch, ovvero una decina di autori giovani su cui puntare, che hanno fatto alzare il sopracciglio nel 2013 o che promettono di sorprendere l’anno prossimo.

Prima notizia: su 11 registi (c’è una coppia di co-registi), ben 5 sono donne. In un’epoca in cui non si può più non notare la mancanza di donne non solo all’interno del sistema hollywoodiano ma del cinema tutto, è una notizia che non può che far piacere a molti. Fermo restando che bisogna guardare innanzitutto ad una cosa: la qualità delle opere e il talento di chi le dirige. Vediamo quindi i nomi su cui Variety ha deciso di puntare questo giro, iniziando proprio dalle registe donne.

L’inglese Amma Asante, la cui opera seconda Belle ha avuto la sua prima a Toronto e uscirà nelle sale americane a inizio maggio. Il film narra la storia vera di una figlia meticcia e illegittima cresciuta dallo zio artistocratico. Ancora una regista inglese: Clio Barnard è con il bellissimo The Selfish Giant alla sua prima prova con il lungometraggio di finzione, dopo l’acclamato documentario The Arbor. Il film, struggente e dolorosa storia di formazione in un’Inghilterra povera e crudele, è stata tra le sorprese di Cannes 2013.

Maya Forbes ha già una carriera molto interessante come sceneggiatrice (The Rocker, Mostri contro Alieni) e produttrice. Sta preparando la sua opera prima, Infinitely Polar Bear, commedia con Zoe Saldana e Mark Ruffalo. Il film è attualmente in post-produzione e uscirà l’anno prossimo. L’americana Gren Wells, attrice e sceneggiatrice (Il mio angolo di Paradiso) firma il suo debutto alla regia con The Road Within, dramedy in cui un ragazzo con la sindrome di Tourette si mette in viaggio assieme… alle ceneri della madre da poco scomparsa. Il film è in post-produzione.

Sono invece l’unica coppia presente nella lista, portando così il numero di registi da 10 a 11, Aron Gaudet e Gita Pullapilly, marito e moglie. Assieme hanno già lavorato in un documentario (The Way We Get By, 2009), e oggi condividono la regia del loro primo lungometraggio di finzione, Beneath the Harvest Sky. Il film ha esordito a Toronto quest’anno e racconta l’amicizia tra due ragazzi in un piccolo paesino del Maine.

Viene da Singapore Anthony Chen, che dopo una serie di corti ha esordito nel lungo con Ilo Ilo. Ed è subito successo, visto che a Cannes 2013 ha vinto la Camera d’or come miglior opera prima. Il film narra la storia d’amicizia tra un ragazzino e la domestica di casa sua. L’irlandese Paul Duane arriva dalla tv, ma ha alle spalle già un film (lo scomparso Misteach Baile Ath Cliath, 1994), qualche corto e un documentario (Barbaric Genius, 2011). Variety lo cita grazie ai suoi due nuovi documentari, Very Extremely Dangerous (2012, nelle sale inglesi a ottobre 2013) e Natan (2013).

L’americano Ben Falcone è un attore, ma nel 2014 è previsto il suo esordio dietro la macchina da presa con Tammy, in post-produzione. Doveva essere il film d’esordio della più celebre moglie Melissa McCarthy, che tuttavia resta co-sceneggiatrice, co-produttrice e attrice protagonista. Dome Karukoski viene da Cipro e lavora in Finlandia, ha già diretto quattro film (Beauty and the Bastard, 2005; The Home of Dark Butterflies, 2008; Forbidden Fruit, 2009; Lapland Odyssey, 2010).

Nel 2013 ha girato la sua quinta fatica, Heart of a Lion, in cui un neo-nazi s’innamora di una donna con figlio nero. Karukoski sta già girando il suo nuovo film, la commedia Very Grumpy Old Man. Per finire abbiamo Justin Simien, montatore e regista di corti, il quale esordisce nel lungometraggio con Dear White People, dramedy che segue le vicende di quattro studenti neri ad una festa afro-americana in cui s’infiltrano dei ragazzi bianchi.