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Premi Oscar – tutti i film italiani candidati prima de La Grande Bellezza

4 Oscar vinti da Fellini, 4 da De Sica, 1 da Petri, 1 da Tornatore, 1 da Salvatores, 1 da Benigni. Ovvero i trionfi italiani agli Oscar

pubblicato 16 Gennaio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 05:12

Se in quasi 60 anni di Golden Globe abbiamo trionfato solo in quattro occasioni, l’ultima delle quali pochi giorni fa grazie a Paolo Sorrentino, di tutt’altra musica dobbiamo parlare quando affrontiamo l’argomento Premi Oscar. Con la nomination de La Grande Bellezza annunciata pochi minuti fa, l’Italia si è infatti messa in tasca la 28esima candidatura dal 1948, trionfo di Sciuscià di Vittorio De Sica, ad oggi. 27 candidature, Sorrentino escluso, che sono valse 12 statuette, di cui 3 Premi Speciali/Onorari (1 premio Speciale e 2 Onorari, uno dei quali per la produzione sia Francese che Italiana).

A tracciare la strada, come detto, De Sica. Nel 48 con Sciuscià e nel 1950 con Ladri di biciclette, entrambi Premi Oscar intervallati dall’italo-francese Le mura di Malapaga di René Clément (di fatto assegnato ad entrambi i Paesi) e presto ‘raggiunti’ dalle prime incoronazioni firmata Federico Fellini. 1957 e 1958. Il regista vince due statuette. Prima con La Strada, poi con Le notti di Cabiria. Sono gli anni in cui il cinema italiano ammalia il mondo intero. Nel 1959 Mario Monicelli fa sua una candidatura con I soliti ignoti, se non fosse che a ‘fregarlo’ sia Mio zio di Jacques Tati, replicando il tutto anche nel 1960 con la nomination per La grande guerra, sconfitto in volata da Orfeo negro di Marcel Camus. Nel 1961 è La fontana della vergine di Ingmar Bergman a sconfiggere Kapò del nostro Gillo Pontecorvo, mentre nel 1963 tocca di nuovo alla Francia, con L’uomo senza passato di Serge Bourguignon, battere Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy.

Ma la ‘vendetta’ è dietro l’angolo, grazie ai due nostri autori più rappresentativi. Nel 1964 Fellini realizza il suo capolavoro, , ed è di nuovo Oscar. L’anno dopo tocca invece a Vittorio De Sica con Ieri, oggi, domani fare tripletta, 15 anni dopo il secondo Oscar vinto con Ladri di Biciclette. Il ‘poker’ salta purtroppo l’anno dopo, nel 1966, quando Matrimonio all’Italiana viene sconfitto da Il negozio al corso di Jan Kadár e Elmar Klos, con Gillo Pontecorvo una seconda volta nominato nel 1967 con La battaglia di Algeri eppure nuovamente battuto, questa volta da Un uomo, una donna di Claude Lelouch. Oscar maledetti anche per Mario Monicelli, nuovamente candidato grazie a La ragazza con la pistola ma superato dal russo Guerra e pace di Sergej Bondarčuk, con il 1971 che vede l’Italia di nuovo sul tetto del mondo. Grazie a Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri, inattaccabile Premio Oscar. L’atteso poker di De Sica, sfuggito nel 1966, diventa realtà nel 1972 grazie a Il giardino dei Finzi-Contini, così come prende vita quello segnato Federico Fellini, nel 1975, con Amarcord. 4 statuette a testa (alle quali Fellini aggiunge quella alla carriera del 1993), per i due più grandi registi del Cinema italiano. Che chiunque giustamente ci invidia. Nel 1976 il maestoso Profumo di Donna di Dino Risi venne nominato ma ahinoi sconfitto da Dersu Uzala – Il piccolo uomo delle grandi pianure di Akira Kurosawa, mentre nel 1977 Pasqualino Settebellezze di Lina Wertmüller fa la Storia dell’Academy. Il film ottiene 4 candidature, Migliore Regia, Miglior Film Straniero, Miglior Attore Protagonista e Migliore Sceneggiatura Originale e non vince neanche un Oscar, perché sconfitto tra i film stranieri da Bianco e nero a colori di Jean-Jacques Annaud, ma la nostra Wertmüller diventa la prima donna di sempre ad ottenere una nomination come Miglior Regista.

Nel 1978 La vita davanti a sé di Moshé Mizrahi scippa la statuetta al mastodontico Una giornata particolare di Ettore Scola, mentre nel 1979 è un altro francese, Preparate i fazzoletti di Bertrand Blier, a farla sotto al naso a I nuovi mostri di Mario Monicelli, Dino Risi e Ettore Scola. Nel 1980, decennio assai povero di candidature per il nostro Cinema, è Dimenticare Venezia di Franco Brusati a perdere la sfida della cinquina contro il tedesco Il tamburo di latta di Volker Schlöndorff, con Tre fratelli di Francesco Rosi battuto nel 1982 dall’ungherese Mephisto di István Szabó. Dopo 5 anni di nulla, evento mai verificatosi prima, torniamo tra le candidature nel 1988 con La famiglia di Ettore Scola, sconfitto dal danese Il pranzo di Babette di Gabriel Axel, per poi inaugurare gli anni 90 con un trionfo che mancava da 15 anni con Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore.

Nel 1991 è Gianni Amelio con Porte aperte ad ottenere la candidature ma a vincere è Viaggio della speranza di Xavier Koller, se non fosse che nel 1992, grazie a Mediterraneo di Gabriele Salvatores, il nostro Cinema torna a guardare tutti dall’alto in basso. Solo all’apparenza, visto che nei successivi 20 anni di nominaton ne arriveranno pochissime. Nel 1996 è di nuovo Tornatore a provare l’assalto agli Oscar con L’uomo delle stelle, ma a vincere è L’albero di Antonia di Marleen Gorris, fino al miracolo di Roberto Benigni del 1999. La Vita è Bella incassa 7 candidature e vince 3 statuette, quella alla migliore colonna sonora, quella al miglior film straniero e quella al miglior attore protagonista, oltre ad altri 40 premi internazionali, tra cui 5 Nastri d’argento, 9 David di Donatello, il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes e un premio medaglia a Gerusalemme.

Con l’inizio del nuovo millennio, purtroppo, inizia la peggior pagina di sempre del cinema italiano agli Oscar. In 12 edizioni otteniamo appena una nomination, quella per La bestia nel cuore di Cristina Comencini nel 2006, sconfitto da Il suo nome è Tsotsi di Gavin Hood. Nel 2009 viene dimenticato persino Gomorra di Matteo Garrone, Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes e a detta di molti favorito per la vittoria finale, fino all’arrivo del ciclone Sorrentino e de La Grande Bellezza, chiamato a tramutare la 28esima candidatura tricolore in 14esima statuetta. Se così fosse torneremmo a staccare la Francia, seconda in questa graduatoria a quota 12 vittorie (ma con ben 36 nomination9, con la Spagna, terza classificata, lontanissima a quota 4. Se così fosse il sogno tanto atteso tornerebbe ad essere realtà dopo 15 anni di attesa. Come avvenuto nel 1990 con Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. Statistiche che si ripetono. Capolavori che si specchiano sul brillante luccichio di un Oscar. Insomma, Forza Paolo.

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