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Stasera in tv: L’altra verità di Ken Loach su Rai 3

Rai 3 quest’oggi propone in prima serata L’altra verità (Route Irish), film drammatico del 2010 diretto dal regista inglese Ken Loach (La parte degli angeli) e interpretato da Mark Womack, Andrea Lowe, John Bishop e Geoff Bell.

6 Marzo 2014 12:08

Cast e personaggi

Mark Womack: Fergus
Andrea Lowe: Rachel
John Bishop: Frankie
Geoff Bell: Walker
Jack Fortune: Haynes
Talib Rasool: Harim
Craig Lundberg: Craig
Trevor Williams: Nelson
Russell Anderson: Tommy
Jamie Michie: Jamie
Bradley Thompson: Fergus da ragazzo
Daniel Foy: Frankie da ragazzo
Najwa Nimri: Marisol

La trama

Route Irish Film Stills

Liverpool, agosto 1976. Fergus ha 5 anni. Al suo primo giorno di scuola incontra Frankie e da allora saranno inseparabili. Da adolescenti, marinano la scuola e bevono sidro sul traghetto sul fiume Mersey, sognando viaggi in tutto il mondo. Fergus non immagina certo che un giorno realizzerà quel sogno, diventando un soldato delle forze speciali inglesi, il SAS.

Dopo il congedo, nel settembre del 2004 Fergus convince Frankie (che ora è un ex-parà) a unirsi alla sua squadra di contractor a Baghdad. 10mila sterline al mese, pulite. La loro ultima occasione di “fare un po’ di soldi” in quella guerra sempre più privatizzata. Insieme, rischiano la vita in una città dominata da violenza, terrore e avidità, e inondata di dollari americani. Nel settembre del 2007 Frankie viene ucciso sulla Route Irish, la strada più pericolosa del mondo. Fergus torna a Liverpool disperato: non accetta la versione ufficiale dei fatti, e comincia la sua personale indagine sulla morte dell’amico.

Solo Rachel, la vedova di Frankie, capisce quanto sia profondo il dolore di Fergus, e quali pericolose conseguenze potrebbe aver e la rabbia che si porta dentro. Mentre Fergus cerca di scoprire la verità sulla morte di Frankie, lui e Rachel si avvicinano. Intanto, Fergus cerca di ritrovare se stesso e la felicità condivisa anni prima con Frankie, su quel traghetto sul fiume Mersey.

Il nostro commento

Se volete approfondire a questo LINK trovate una recensione del film.

Note di produzione

Stasera in tv L'altra verità di Ken Loach su Rai 3 (2)

Lo sceneggiatore Paul Laverty parla del film e di contractor:

Conosciamo tutti il rituale che accoglie il ritorno delle spoglie di un soldato morto in terra straniera: la musica solenne, la bandiera, il picchetto d’onore e il saluto, diffusi su tutti i media nazionali. Le parole di conforto pronunciate da politici e militari ai parenti affranti, molti così giovani che stringono neonati in braccio. Non è stato così per Deely, la sorella di Robert, un ex-paracadutista vittima di un’ imboscata in Iraq. Lo hanno rispedito in patria dal Kuwait, ed è arrivato all’aeroporto di Glasgow. L’impresario di pompe funebri ha detto a Deely che c’erano dieci salme su quell’aereo quel giorno, due delle quali non erano identificabili. La bara di Robert sembrava una “grande cassa di arance”. Niente fanfara, niente bandiera, niente giornalisti e neanche una domanda. La sua morte, per quanto ne sappiamo, non è stata inserita in alcuna lista. La ragione è semplice. Robert non era più un paracadutista, ma un contractor. Alcuni li chiamano soldati privati, corporate warriors (guerrieri delle corporazioni) o “consulenti per la sicurezza”. Gli iracheni li chiamano mercenari.

E’ in atto una lenta e implacabile privatizzazione del business della guerra. Ce lo dice la cassa di legno grezzo in cui riposa Robert, e ce lo dicono le statistiche. Patrick Cockburn, autorevole giornalista dell’Independent ed esperto di Iraq, ha dichiarato che al culmine dell’occupazione c’erano circa 160mila contractor stranieri nel paese, molti dei quali – forse fino a 50mila – erano guardie del corpo armate fino ai denti. Condurre la guerra e la successiva occupazione sarebbe stato impossibile senza il loro contributo “militare”.

Grazie a Paul Bremer, il capo dell’Autorità Provvisoria della Coalizione nominato dagli Stati Uniti, a ognuno di quei contractor è stata garantita l’immunità dalle leggi irachene con l’Ordine 17, una disposizione imposta al nuovo parlamento iracheno. (L’ordine 17 è rimasto in vigore dal 2003 agli inizi del 2009).

A nessuno interessa contare i civili iracheni uccisi o feriti dai contractor privati, ma esistono prove documentate che gli abusi sono stati rilevanti. Il massacro di 17 civili uccisi da agenti della Blackwater, al centro di Baghdad, è stato l’incidente più famoso, ma ce ne sono stati molti altri che non sono stati raccontati. Un contractor anziano mi ha raccontato, a condizione di restare anonimo, di aver parlato con un sudafricano che gli avrebbe detto che uccidere un iracheno era come “sparare a un negro”. Altri contractor in buona fede, che vanno orgogliosi della loro professionalità, mi hanno raccontato di essere disgustati dalla violenza dei loro colleghi senza scrupoli, che definiscono “cowboy”. Se un contractor resta coinvolto in un incidente sospetto, la sua società gli fa subito lasciare il paese. Impunità d’ufficio.

Mentre i contractor si giocavano la vita e gli arti sulla Route Irish, i dirigenti delle loro società facevano soldi a palate. David Lesar, un alto dirigente della Halliburton (di cui l’amministratore delegato era Dick Cheney), ha guadagnato poco meno di 43 milioni di dollari nel 2004. Gene Ray di Titan ha guadagnato oltre 47 milioni di dollari tra il 2004 e il 2005. JP London di CACI ne ha guadagnati 22 milioni. Mai trascurare i dettagli. Gli appaltatori privati si facevano pagare fino a 100 dollari il bucato sdi un singolo soldato. In un rapporto ufficiale del gennaio 2005, l’Ispettore generale per la ricostruzione irachena, Stuart Bowen, ha rivelato che oltre 9 miliardi di dollari se n’erano andati in truffe e corruzione, e questo solo in un periodo molto limitato di tempo del governo provvisorio. Impunità anche finanziaria.

Come mi ha detto un contractor, quel posto “puzzava di soldi”. Non c’era da stupirsi se tanti militari sottopagati soldati dell’esercito e delle forze speciali – si congedavano per farsi assumere da società militari private, cogliendo al volo l’occasione più unica che rara di “fare un po’ di soldi”.

Ma quegli uomini non accumulano solo soldi. Oggi siamo abituati a vedere immagini di stragi e uccisioni che avvengono in “quel posto laggiù”. Siamo abituati a storie di miliardi spariti, società avide di denaro, abusi, torture e prigioni segrete. La stima dettagliata del Lancet, che riporta 654.965 morti al giugno del 2006, è quasi inconcepibile. Tutto questo, per ora, ci sembra sufficientemente lontano nel tempo e nello spazio. Ma le ricadute non si faranno attendere.

Quel “posto laggiù” sta tornando a casa. L’Iraq è nella testa dei “nostri ragazzi”.

Sono rimasto molto sorpreso quando l’organizzazione umanitaria Combat Stress – impegnata nel trattamento degli ex-militari affetti da Disturbo post-traumatico da stress mi ha rivelato che in genere il DPTS si manifesta dopo una quindicina d’anni. Ci si aspetta un’impennata dei casi in un futuro molto prossimo.

E’ stata Norma, un’infermiera gentile ormai vicina alla pensione che ha passato anni ad assistere gli ex-soldati, a darmi l’idea per questa storia, dicendomi che “molti di questi uomini sono in lutto per la persona che erano un tempo, quella che non c’è più”. Un ex-soldato mi ha fatto vedere un quadro dipinto da lui: “Rivoglio solo il mio vecchio me stesso”.

L’Ordine 17 sarà anche stato revocato in Iraq, ma il suo spirito regna ancora incontrastato: il fetore dell’impunità, le bugie, il disprezzo del diritto internazionale, la violazione della convenzione di Ginevra, le prigioni segrete, la tortura, gli omicidi… le centinaia di migliaia di morti. Mentre immagino le menti di tutto questo – Bush, Blair, Rumsfeld e soci, che incassano milioni nei loro giri di conferenze e istituiscono fondazioni interreligiose non posso fare a meno di pensare alle infermiere di Fallujah che assistono alla nascita di bambini con due teste e con i volti deformi per colpa delle bombe chimiche piovute su quella città. Il nostro regalo per il futuro. Così, abbiamo provato a chiederci quali saranno gli effetti dell’Ordine 17 a casa nostra.

Curiosità

Route Irish Film Stills

– Il titolo originale “Route Irish” si riferisce alla designazione militare della strada che collega la città di Baghdad al suo aeroporto internazionale.

– Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2010.

– Il regista Ken Loach ha co-prodotto il film con la sua Sixteen Films insieme alle francesi Why Not Productions e Wild Bunch.

– Le riprese principali hano avuto luogo a Liverpool con una sola settimana di riprese in Giordania, location scelta per rappresentare l’Iraq.

– Il film ha riunito Loach con il direttore della fotografia Chris Menges collaboratore in diversi film del regista tra cui l’opera seconda Kes (1969).

– Il personaggio di Craig è stato interpretato da un vero veterano della guerra in Iraq (Craig Lundberg).

– Il personaggio di Mark Womack (Fergus) nell’edizione italiana è stato doppiato dall’attore Luca Zingaretti (Il commissario Montalbano).

La colonna sonora

Stasera in tv L'altra verità di Ken Loach su Rai 3 (5)

– Le musiche originali del film sono del compositore inglese George Fenton candidato 4 volte al premio Oscar per le musiche di Gandhi, Grido di libertà, Le relazioni pericolose e La leggenda del re pescatore.

– Tra i film musicati da Fenton per Loach ci sono Ladybird Ladybird, Terra e libertà, My Name Is Joe e Il vento che accarezza l’erba.

Trailer e video

Route Irish Film Stills