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The Kings Surrender: recensione in anteprima del film in concorso a Torino 2014

Torino Film Festival 2014: non un tosto e violento noir metropolitano d’azione, ma un poliziesco dalla trama a spirale sempre più nera. È un po’ faticoso The Kings Surrender, ma ripaga.

pubblicato 24 Novembre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 20:16


Ci avevano promesso un poliziesco tostissimo, violento e crudo. Invece The Kings Surrender è un po’ diverso da quello che ci si attendeva. Non manca di certo l’azione, ma basta vedere il film per capire che non è nelle intenzioni dello sceneggiatore e regista Philipp Leinemann fare un film che si basi principalmente sullo spettacolo di genere.

C’è anche da dire che l’inizio è proprio quello che ci si attende. Siamo in una metropoli in Germania. La polizia sta compiendo una missione: deve arrestare un pericoloso trafficante di droga che si trova nel suo appartamento. I tempi, la tensione e il sangue sono dosati esattamente nel modo in cui ci si aspetta da un robusto noir metropolitano. Poi però qualcosa cambia.

L’operazione va male e due agenti muoiono. A Kevin e Mendes, a capo della divisione delle forze speciali gestita da Harthmann, non rimane che giurare vendetta per la morte dei colleghi. Una vendetta da ottenere con ogni mezzo, legale e non. Parte così una frenetica e spietata caccia al colpevole, che non rispetta niente e nessuno. Nonostante i tagli alle pattuglie e i problemi di budget interni al dipartimento…

Kevin e Mendes sono solo due dei poliziotti di cui facciamo la conoscenza nel film. Ce ne sono tanti altri, come Nadine, l’unica poliziotta che pare non voler scendere a compromessi e mezzi brutali. Ci sono anche i ragazzi di strada, divisi in gang e pronti a darsi battaglia. Ci sono Thorsten e Ioannis, amici per la pelle che passeranno con Kevin e Mendes un’inaspettata serata alcolica fino all’alba. Poi c’è Jacek, il capo della gang rivale e uno dei più impavidi dei ragazzi in circolazione.

Infine c’è Nasim, un ragazzino con una situazione difficile alle spalle e che prende come modello l’unico punto di riferimento che ha: quello della vita di Thorsten e Ioannis, che diventano ben presto i suoi “miti” da raggiungere. Ad ogni costo, come la legge della giungla bene o male impone. Sarà proprio questa legge a far sì che Nasim, un po’ involontariamente e un po’ no, faccia partire una catena di eventi senza fine.

Leinemann parla di C’era una volta in America come influenza principale, ed effettivamente è un paragone sensato. Più che Hill, Mann o Carpenter, qui ci sono Leone e Scorsese mescolati in una trama “tragica” a spirale che si fa sempre più oscura e senza speranza alcuna di redenzione. Per nessuno dei personaggi, sia ben chiaro. Persino i poliziotti piangono: ne hanno ben donde, visto che cadono come mosche. Solo che poi sanno farsi giustizia da soli.

Di personaggi ce ne sono davvero tantissimi, e si potrebbe quasi parlare di “poliziesco corale” senza eroi e senza “buoni”. Se ad un certo punto “arrivano i nostri”, che siano da una parte o dall’altra della barricata, c’è solo da avere paura. Perché i poliziotti menano alla grande tanto quando le gang, e più o meno con gli stessi metodi intimidatori (basta vedere la scena dei passamontagna).

Se non è però l’azione il perno del film, la si trova proprio nella trama, che è davvero articolata e a tratti, ammettiamolo, anche un po’ faticosa. Pur nella sua linearità quasi non ci si sta dietro a tutti gli eventi che accadono e che spesso rovesciano ogni prospettiva. Ma se si sta al passo si viene ripagati da un lungo finale che mette i brividi, e che affonda davvero le mani nell’oscurità.

Voto di Gabriele: 7

The Kings Surrender (Wir waren Könige, Germania 2014, poliziesco 107′) di Philipp Leinemann; con Marcel Bender, Maximilian Brauer, Samia Muriel Chancrin, Felix Defér, Hendrik Duryn.

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