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Dietro gli occhiali bianchi: Lina Wertmüller vitale e inedita

Lina Wertmüller “Dietro gli occhiali bianchi” e il viaggio nella vita personale & professionale del documentario di Valerio Ruiz

di cuttv
pubblicato 21 Settembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 12:32

Oltre la moda e lo stile, gli occhiali bianchi di Lina Wertmüller hanno finito per diventare una sorta di tratto distintivo dello sguardo acuto ed il talento estroso, della donna che ha lasciato il segno su cinema e televisione, musica e teatro, oltre ad essere la prima a ricevere una nomination all’oscar come Miglior Regista (per “Pasqualino Settebellezze” nel 1978).

Per guardare “Dietro gli occhiali bianchi” della donna e dell’icona del cinema italiano, c’è anche il documentario scritto e diretto dal suo aiuto regista e stretto collaboratore, Valerio Ruiz, anche produttore per la White Glasses Film, con Leonardo Recalcati per la Recalcati Multimedia.

Un viaggio nella vita e le opere di Lina Wertmüller, dalla formazione teatrale e gli inizi come aiuto regista di Federico Fellini in 8 1/2 (1963), ai capolavori che l’hanno resa un’icona del cinema.

«…Lina, hai letto mai il romanzo di Maupassant, Forte come la morte?»
«Mi pare di si, da ragazza… Brutto titolo però…»
«Sta per un verso che dice “perché l’amore è forte come la morte”…»
«Appunto… Se è all’amore che si riferisce, perché non chiamarlo “Forte come la vita”?!…»

Il viaggio narrato da video, immagini e canzoni inedite, che arrivano dall’archivio privato dell’artista e da quello di Cinecittà Studios, con ricordi personali e testimonianze che spaziano da Giancarlo Giannini a Sophia Loren, Marina Cicogna e Rita Pavone, quanto da Martin Scorsese e Harvey Keitel, Nastassja Kinski e il critico John Simon.

Con un partner come Cinecittà Studios, dove ha iniziato la carriera come assistente di Fellini e affermato quella di regista, il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e il sostegno dalla NBC Universal Global Networks Italia, editore del canale televisivo Studio Universal (Mediaset Premium DT) che lo manderà in onda prossimamente in esclusiva Prima TV, “Dietro gli occhiali bianchi – Behind the white glasses” aspetta il market del Festival di Berlino 2016 per la sua distribuzione internazionale.

Dietro gli occhiali bianchi – Behind the white glasses: note di regia

Dietro gli occhiali bianchi nasce da una particolare circostanza che mi
riguarda personalmente: il privilegio di conoscere da vicino l’universo artistico
e umano di Lina Wertmüller, attraverso una collaborazione cominciata quasi
dieci anni fa e che continua ancora oggi in un lavoro quotidiano che abbraccia
esperienze nei diversi rami dello spettacolo, dal cinema al teatro.
Il film è scandito da un viaggio alla ricerca dei luoghi italiani che Lina Wertmüller
racconta nei suoi film con così tanta passione, marcandone le differenze, le
contraddizioni, i dialetti, la bellezza.
Dietro gli occhiali bianchi è concepito come un film a carattere narrativo e non
esclusivamente documentaristico, sia dal punto di vista del racconto che
dell’impianto produttivo. C’è spesso una ‘messa in scena’, il che, tuttavia, non
toglie nulla alla spontaneità dei ricordi ripercorsi dalla protagonista. Il pensiero
alla base di questa scelta è la volontà di rendere la ‘storia’ di Lina Wertmüller il
più vicino possibile a un racconto cinematografico, per suggerire l’idea che la
vita stessa di una regista come lei, appassionata e inarrestabile, è il cinema ed è
dunque impossibile scindere l’una dall’altro. Non solo documento, dunque, ma un
linguaggio che possa superare la concretezza dei fatti – pur ricchi e ineguagliabili –
per avvicinare il pubblico all’emozione e alla comprensione del lato umano.
Insieme alla personale conoscenza della regista, alle testimonianze il compito
di aiutare a comprendere il mondo di Lina Wertmüller. Gli intervistati sono
avvolti nel nero, rischiarato solo dai colori delle lampade Tiffany che decorano
la casa di Lina Wertmüller e che fanno da sfondo alle loro figure. Sono dunque
testimonianze che provengono da un luogo astratto che al contempo rimanda
a un angolo intimo della protagonista.
Le interviste svelano quanto di più prezioso si possa cogliere dell’universo
artistico della Wertmüller: il suo metodo di lavoro, l’uso personale delle tecniche
cinematografiche di ripresa e di montaggio, la scrittura, la direzione degli attori.
Attraverso diversi punti di vista, le interviste colgono il talento di Lina Wertmüller.
Dopo aver avuto la possibilità di esplorare a lungo il mondo della regista, credo
tuttavia impossibile – e forse sbagliato – cercare di raccontare il suo genio con
la pretesa di trovare definizioni e spiegazioni logiche alle ragioni delle sue
scelte artistiche. La genialità di un artista è, in fondo, il suo mistero più grande,
cercare di svelarlo sarebbe sminuente e mortificante per l’artista stesso. Il
film ha quindi l’obiettivo di tracciare un percorso di conoscenza nell’universo
della regista romana, cercando anche di ‘mostrare’ il talento multiforme di
Lina Wertmüller: poter guardare Lina che interpreta una canzone è forse
il modo più fedele per trasmettere al pubblico il suo genio d’artista, senza
dover ricorrere a spiegazioni critiche o accademiche.
La carriera della regista dagli occhiali bianchi, per quanto acclamata e
riconosciuta nel mondo, ha vissuto anche periodi di ‘insuccesso’, di critiche
severe, o semplicemente di un film poco riuscito. Il documentario tiene
conto anche di questi momenti ed è emozionante la saggezza con cui la
regista ricorda i momenti difficili della sua carriera. Intento del film è dunque
raccontare al pubblico Lina Wertmüller. Non solo la poetica grottesca dei
suoi film e del suo teatro, che pure occupa ampio spazio nel documentario,
ma anche il suo animo umano, per trasmettere aspetti della sua personalità
talvolta celati dietro l’immagine-maschera dei suoi occhiali bianchi.
L’artificio narrativo è quello del ritratto che offre un punto vista personale,
poetico e libero.

Valerio Ruiz

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