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Stephen King Only: l’intervista a Maurizio Ragusa

Un grande fan di Stephen King racconta il suo mito, tra film e serie tv

di carla
pubblicato 21 Marzo 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 07:44

Da qualche mese sono iscritta al bellissimo gruppo Facebook STEPHEN KING – Italia dove ho avuto modo di conoscere persone simpatiche (e completamente pazze), tra cui Maurizio Ragusa. Talmente fan di Stephen King che ha deciso di creare un blog tutto dedicato allo scrittore, dal nome Stephen King Only. E in occasione dell’uscita (domani 22 marzo) del nuovo lavoro di King, Il bazar dei brutti sogni, ecco la nostra chiacchierata.

1. Dai, su. Con tutti gli scrittori in circolazione, perché proprio Stephen King?
Stephen King è il mio primo amore letterario, scoperto quando avevo 10 anni passando notti insonni dopo aver visto in tv la miniserie “IT” con Tim Curry. Da quel momento King entrò nella mia vita senza uscirne più. Lo Zio è un cantastorie abilissimo, del quale andrebbe letta l’intera produzione per coglierne tutte le sfaccettature, perché King non è solo horror, è molto di più. King è letteralmente tutto: paura, angoscia, tristezza, tenerezza, amore… Una delle caratteristiche che più di tutte lo rende un autore vincente credo sia quella di saper dare credibilità anche a storie impossibili, delineando personaggi che sembrano vere e proprie “persone”, tanto che a fine lettura si ha la sensazione di essersi fatti dei nuovi amici (o “nemici”, a seconda dei casi…). Chi non ha letto nulla di lui potrebbe essere influenzato da idee distorte e pregiudizi, ma trovo che King sia un autore adatto a chiunque, la sua variegata e vasta produzione può soddisfare ogni tipo di palato. “Non è questione di horror: è questione di saper raccontare, come pochi, ogni piega dell’animo umano.”, dice Loredana Lipperini, curatrice dell’antologia “Il Bazar dei Brutti Sogni”.

2. Quando e come è nata l’idea del sito?
L’idea è nata due anni fa, quasi per caso. Mia sorella Giorgia, sapendomi fan dello Zio, mi buttò lì al telefono il suggerimento di aprire un blog su Stephen King. E così mi sono messo al lavoro per creare una piattaforma dove poter trovare tutte le info sul Re in una veste accattivante e il più possibile esaustiva; non è stato semplice raccogliere tutto il materiale su King, mi ci sono voluti mesi di ricerche (con l’aiuto anche di alcuni lettori, che ringrazio). Al contempo, tramite il blog volevo dare voce ai lettori offrendo la possibilità di commentare e confrontarsi. Mi piaceva l’idea di instaurare coi fan un rapporto diretto, interagendo quotidianamente con loro sui social network, in primis sul fantastico gruppo facebook “Stephen King Italia”.

3. Il sito è formato da moltissime sezioni. Perché una interamente dedicata alla Torre Nera? Cosa significa per i fan questa saga?
Una rubrica dedicata esclusivamente alla saga della Torre Nera era indispensabile. “La Torre è la Torre”, commentano spesso i lettori, quasi non riuscissero a spiegare come mai questa saga che mescola vari generi letterari sia entrata nel cuore dei kinghiani. Con la saga del pistolero Roland Deschain King ha creato un mondo magico, una storia che è una sorta di “poema cavalleresco” moderno, la cui realtà s’intreccia in modo affascinante con quasi tutta la produzione kinghiana. Nel Medio-Mondo di King troviamo linguaggi e parole nuove, modi di dire che il Fedele Lettore acquisisce nel suo vocabolario interiore e che ha la tentazione di usare nella vita reale. Ma soprattutto, nella Torre si narra un’avventura memorabile, epica, che passa attraverso un amore maledetto e che ci guida negli imperscrutabili disegni del fato (il “ka”). Tutti noi, in fondo, siamo in perenne ricerca della nostra “Torre Nera”.

4. E’ in preparazione il film sulla Torre Nera. Il casting ha già creato delle discussioni tra i fan. Ci illumini?
Le perplessità dei fan sono concentrate tutte sull’attore che interpreterà Roland Deschain, il britannico Idris Elba. La scelta di un uomo di colore ha fatto storcere il naso a molti, dato che il cavaliere di Gilead del libro è un bianco. Per molti è stato un atto oserei dire sacrilego dare al personaggio cardine un’immagine così lontana da quella originale; confesso di aver letto anche commenti vergognosi di qualche lettore “che ha dimenticato il volto di suo padre”… Per quanto mi riguarda, nemmeno io quando penso a Roland vedo il volto di Elba, ma credo che dibattere sul colore della pelle dell’attore come fosse una questione di vita o di morte sia abbastanza puerile, oltre che inutile.

5. Nella sezione Fan c’è una sotto-sezione tatuaggi. Quale va per la maggiore? Tu ne hai uno? (Se no, cosa ti faresti tatuare?)
Non ho tatuaggi e non ho in mente di farmene, ma chissà… mai dire mai. Per il resto, il tema più gettonato tra i fan, il simbolo che i lettori vogliono incidere indelebilmente sulla propria pelle è quello del “Ka”, la parola che nella saga della Torre Nera indica il destino, il fato, la forza che dovrebbe guidare le nostre vite secondo il volere di una divinità superiore che non guarda in faccia nessuno. Tatuarsi il marchio del Ka credo sia un po’ come imprimere su di sè il percorso della propria vita.

6. Il film migliore tratto da un libro di King?
“Il Miglio Verde”, “Stand by me” e “Le ali della libertà” su tutti. Oltre ad essere molto fedeli alle opere originali, sono diretti magistralmente da Darabont e Reiner, a mio avviso tra i registi che hanno meglio interpretato lo spirito dei romanzi di King.

7. E il peggiore?
Anche qui non riesco ad individuarne uno solo. Sicuramente non amo la versione “carnevalesca” anni ’80 de “L’implacabile” e nemmeno l’insipida miniserie de “Le notti di Salem” del 1979. L’ultima delusione è stata la serie “Under the Dome”, che rispetto al romanzo prende una piega differente che non ho apprezzato. Non disdegno le trasposizioni che prendono strade diverse, ma, a mio avviso, con “Under the Dome” sono state fatte scelte infelici.

8. Sul tanto acceso dibattito su Shining di Kubrick: che ne pensi?
Non essendo un purista, m’interessa poco che un film sia identico al libro da cui è tratto. In questo caso sono solito pensare al film di Kubrick come un’opera a sè stante rispetto al romanzo di King, che ne ha sottolineato spesso i profondi contrasti (cito: “E’ un film freddo, e io non sono una persona fredda. La gente ama i miei libri perchè sono caldi, accoglienti, dicono al lettore: ‘Voglio che tu prenda parte a questa storia’. Lo Shining di Kubrick invece è molto distaccato, guarda ai personaggi come fossero formiche su un formicaio.”). Al Re questo film non è proprio mai andato giù, ma credo che fare un paragone tra Kubrick e King sia ingiusto. Penso semplicemente che ci siano due “Shining”, e io li adoro entrambi.

9. Cosa ti aspetti dal nuovo It?
A dir la verità, non molto. Dai primi rumors pare che sarà terrificante e d’impatto, il mio timore è, però, che si punti di più alla spettacolarizzazione, e che si possa perdere il significato profondo di un’opera che ritengo un vero romanzo di formazione. Dovranno essere bravi ad abbinare alla forma una sostanza significativa.

10. Quali sono i libri più rari (e ricercati dai fan)? E perché sono così rari?
In primis ci sono due volumi fuori catalogo: “Unico indizio la luna piena” (breve racconto che in origine doveva far parte di un calendario), la cui ultima edizione uscì nel ’91 edita da Salani, e il saggio “Danse Macabre”, che latita dal 2006 dalle librerie. Sulla ristampa di quest’ultimo nutro qualche speranza, mentre non ce ne sono per il romanzo “Ossessione”, testo divenuto reperibile solo nell’usato a seguito del ritiro dal mercato deciso da King, che per scrupolo preferì farlo sparire dalle librerie, dal momento che ispirò un paio di sparatorie in due scuole americane. King ne parla in modo più approfondito nel saggio “Guns” (inedito in Italia), in cui precisa di aver preferito evitare di lasciare una lattina di benzina alla portata di qualche “piromane”.

11. Vogliamo chiudere con una citazione di King?
Dall’intervista a King di Keith Blackmore del 2006: “Uno dei miei compiti in quanto scrittore è quello di assalire le vostre emozioni e forse di aggredirvi – e per far questo uso tutti gli strumenti disponibili. Forse sarà per spaventarvi a morte, ma potrebbe anche essere per prendervi in modo più subdolo, per farvi sentire tristi. Riuscire a farvi sentire tristi è positivo. Riuscire a farvi ridere è positivo. Farvi urlare, ridere, piangere, non mi importa, ma coinvolgervi, farvi fare qualcosa di più che mettere il libro nello scaffale dicendo ‘Ne ho finito un altro’, senza nessuna reazione. Questa è una cosa che odio. Voglio che sappiate che io c’ero.” E io lo sento sempre che c’è.