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X-Men: Apocalisse – la saga dei mutanti Marvel al cinema

Gli X-Men dai fumetti al cinema in un viaggio attraverso una delle saghe Marvel più amate e conosciute di sempre.

pubblicato 18 Maggio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 11:18

 

Oggi 18 maggio approda nei cinema X-Men: Apocalisse che segnerà la nona incursione live-action sul grande schermo dei supermutanti Marvel e quarto film della serie diretto dal regista Bryan Singer che lanciò i mutanti sul grande schermo per la prima volta nel lontano 2000 con il primo film sugli X-Men.

In questo secondo speciale ci occuperemo del cosiddetto X-Universe cinematografico partendo dalla trilogia originale, passando per gli spin-off fino e arrivando alla trilogia prequel che ha preso il via con X-Men: L’inizio, è proseguita con X-Men: Giorni di un futuro passato e si concluderà con X-Men: Apocalisse che al contempo rappresenterà anche una sorta di riavvio per la saga.

 

X-Men al cinema – I film della trilogia originale

 

E’ stato il successo del film Blade, basato sul fumetto anni ’70 La tomba di Dracula e il successivo spin-off Blade, a spianare la strada al primo capitolo cinematografico degli X-Men con Marvel che reclutò Bryan Singer che all’epoca si era fatto notare per il thriller I soliti sospetti. Singer collaborò con un team di sceneggiatori che includeva anche lo Joss Whedon creatore della serie Buffy e che avrebbe poi diretto i due film live-action degli Avengers. L’esordio degli X-Men porta il cinema con supereroi all’interno di una dimensione adulta, non si rinuncia all’azione, ma è la dimensione dei mutanti in quanto razza discriminata (vedi la legge sulla “Registrazione dei mutanti”) e temuta a fornire le basi a Singer per realizzare uno dei migliori cinecomic di sempre. Nel cast spiccano Patrick Stewart nei panni del Professor X, scelta avallata con entusiasmo da Stan Lee, la Rogue di Anna Paquin terrorizzata dai propri poteri, un Magneto memorabile interpretato dal veterano Ian McKellen che sarà anche incarnazione del Mago Gandalf nelle trilogie Il signore degli anelli e Lo Hobbit, la statuaria Mystica di Rebecca Romijn e il personaggio senza dubbio più amato, il tormentato Logan / Wolverine di Hugh Jackman, l’attore australiano venne scelto come ultima opzione e alla fine sarà l’unico personaggio dello X-Universe di Singer ad avere non solo un proprio spin-off / prequel, ma anche due ulteriori film, i sequel Wolverine – L’immortale e Wolverine 3, quest’ultimo in arrivo sugli schermi nel 2017.

Bryan Singer dirigerà anche il sequel X-Men 2 con i mutanti di Xavier e quelli di Magneto costretti a fare squadra per fermare il folle piano del colonnello William Stryker (Brian Cox), scienziato militare intenzionato a sterminare i mutanti nonché responsabile dell’esperimento che ha trasformato Logan in Wolverine. Questo secondo film ispirato dalla graphic novel anni ’80 “Dio ama, l’uomo uccide” di Chris Claremont (testi) e Brent Anderson (disegni) pone l’accento su un potenziale genocidio, introduce il mutante teleporta Nightcrawler (Alan Cumming), segna la dipartita di Jean Grey (Famke Janssen) e mostra che nonostante la momentanea alleanza tra gli X-Men e la Confraternita dei mutanti, le posizioni di Xavier e Magneto restano inconciliabili, tanto che quest’ultimo nel finale del film tenterà di sfruttare il piano di Striker ribaltandolo e puntando allo sterminio dell’intero genere umano.

La prima trilogia dello X-Universe cinematografico si conclude con X-Men: Conflitto finale. Bryan Singer sceglie di dedicarsi al cinecomic Superman Returns e passa il testimone al collega Brett Ratner (Rush Hour, Hercules – Il guerriero). Il cambio in cabina regia si fa sentire con un film che sembra lasciare più spazio del consueto all’azione con Ratner che porta su schermo le migliori scene action e sequenze in CG mai viste su schermo. La trama, liberamente ispirata alla “Saga di Fenice Nera” di Chris Claremont e John Byrne e alla saga “Gifted” di Joss Whedon e John Cassaday, ci racconta della scoperta di un “cura” per i mutanti, una definizione che scatenerà l’indignazione di alcuni come Xavier e Tempesta (Halle Berry) che pensano che l’essere mutanti non equivalga ad una malattia e la speranza di una parte della comunità mutante, vedi Rogue (Anna Paquin), che vivono la loro condizione come una sofferenza e vorrebbero cambiare il loro status genetico in favore di una vita “normale”. Questo terzo capitolo si percepisce come un vero e proprio capitolo conclusivo segnato da Mystica (Rebecca Romijn) che perde accidentalmente e definitivamente i suoi poteri e un paio di dipartite di alto profilo che si verificano dopo la resurrezione di Jean Grey come “La Fenice”; dopo la morte di Ciclope (James Marsden) ad essere letteralmente disintegrato sarà il Professor Xavier mentre cerca di fermare la furia distruttrice di una Jean Grey ormai incapace di controllarsi. Il film si conclude con uno spettacolare assalto al centro di ricerca dove è stata sviluppata la cura e dove risiede un particolare mutante che ha permesso lo sviluppo del siero. Ne conseguirà una titanica battaglia tra una legione di mutanti ribelli guidati da Magneto e un manipolo di X-Men supportati dall’esercito e alcuni mutanti che intendono difendere il loro diritto di scelta. Il finale vedrà Wolverine uccidere Jean Grey, Tempesta prendere la guida della scuola per mutanti e sui titoli di coda ascolteremo la voce di Xavier provenire da un paziente in coma, lasciando intendere che la sua mente sia sopravvissuta allo scontro con La Fenice.

 

 

Gli spin-off di X-Men – Le origini di Wolverine

 

Quando Wolverine entra in scena non c’è n’è davvero per nessuno e nessuno poteva immaginare, neanche Bryan Singer, che una scelta operata in corsa come il casting dell’ultima ora dell’australiano Hugh Jackman per il ruolo dell’iconico mutante Logan avrebbe avuto il medesimo effetto sortito in seguito dalla scelta di Robert Downey Jr.  per il ruolo di Tony Stark / Iron Man. Il volto di Hugh Jackman ha reso Wolverine un personaggio in carne ed ossa tanto che ora il pubblico, anche quello dei fan dei fumetti, lo considera un’ideale incarnazione dell’amato mutante con la sua strana acconciatura, l’immancabile sigaro, il modo di fare burbero e ironico e soprattutto un fisico impressionante costruito a misura di supereroe.

Il Wolverine dei fumetti è un ex soldato senza memoria e perennemente in conflitto con la sua natura animale, è uno dei supereroi più umani e sofferenti della Marvel, le sue avventure editoriali lo vedono esordire nel 1974 in un albo del nerboruto supercollega L’incredibile Hulk, con cui condivide l’istinto bestiale e la forza sovrumana. L’anno dopo si unira agli X-Men, risollevandone le sorti editoriali nell’albo “n. 1 Giant Sized X-Men”. Creato da Len Wein e disegnato da Herb Trimpe e John Romita Sr., Wolverine sarà ben presto pronto ad una evoluzione e si arricchirà di una sua mitologia passando tra le mani di moltissimi artisti del fumetto che ne rileggeranno sia il look che le vicissitudini, dandone nuove versioni ed eplorandone le nebulose origini, tra questi artisti John Romita Jr, Frank Miller, Barry Windsor-Smith e il nostro Claudio Castellini.

Le serie di albi che lo vedono protagonista sono molteplici, oltre all’inossidabile serie originale, ci sono le cosiddette versioni alternative, come la serie “Ultimate” che vede un Wolverine più combattuto del solito, schiavo degli istinti e in perenne contrasto con gli altri X-Men; in questa serie si pone l’accento sul rapporto ambiguo tra il supereroe ed il villain Magneto. Invece in “Era dell’Apocalisse”, Wolverine combatte in un cupo futuro alternativo con la squadra degli X-Men guidati da Magneto. Da segnalare anche l’intrigante serie “Amalgam Wolverine” in cui il mutante si fonderà con Batman generando il supereroe “Dark Claw” e la splendida serie pubblicata nel 1994 “Arma X” di Barry Windsor-Smith che finalmente fa luce sulle origini di Wolverine, serie che in parte ha ispirato lo spin-off X-Men le origini: Wolverine.

Dopo il termine della prima trilogia degli X-Men e il successo di Hugh Jackman come Wolverine è sembrato naturale che il primo spin-off degli X-Men raccontasse le origini di Logan e l’esperimento militare che l’ha portato ad avere uno scheletro di indistruttibile adamantio, inclusi gli iconici artigli in precedenza composti di cartilagine ossea. Per la regia dello spin-off viene scelto Gavin Hood, il regista sudafricano con all’attivo il dramma Il suo nome è Tsotsi premiato con un Oscar è al suo primo cinecomic e alla sua seconda produzione hollywoodiana dopo il thriller Rendition – Detenzione illegale. La regia di Hood scevra di orpelli maneggia con dovizia azione ed effetti visivi e porta su schermo un Logan tormentato che rivive il suo passato, dal trauma che lo segnò durante l’infanzia in cui scoprì chi era il suo vero padre fino ad una immortale vita vissuta attraverso i secoli e condivisa con il fratello mutante Victor alias Sabretooth interpretato da Liev Schreiber. Victor diventerà avversario e acerrimo nemico di Logan dopo la decisione di quest’ultimo di abbandonare un team delle Forze speciali composto da mutanti e guidato dall’ambiguo colonnello William Stryker (Danny Huston), team che include anche una prima versione del Wade Wilson / Deadpool di Ryan Reynolds. Striker è lo stesso uomo dietro all’esperimento che a suo tempo trasformò Logan in Wolverine. Il brutale ritorno di Sabretooth nella vita di Logan lo trascinerà di nuovo in un incubo popolato di fantasmi, dolore e desiderio di vendetta che porterà Logan su un’isola divenuta laboratorio per terrificanti esperimenti su mutanti operati da Stryker intento a creare il mutante definitivo, una creatura in stile Frankenstein assemblata utilizzando come base il corpo di Wade Wilson / Deadpool. Naturalmente Wolverine affronterà il super-mutante di Stryker nel concitato finale del film con l’aiuto di un Sabretooth redento e pronto all’estremo sacrificio. Sarà alla fine di uno scontro brutale che a Wolverine verrà cancellata la memoria per mano di Striker e per mezzo di alcune pallottole di adamantio. Lo spin-off di Wolverine era molto atteso e quindi è comprensibile che qualcuno lo abbia ritenuto non all’altezza delle potenzialità del personaggio e soprattutto del carisma di Hugh Jackman, resta il fatto che si tratta di un cinecomic di buon livello, con qualche sbavatura e più di qualche personaggio che si perde lungo la strada, ma l’azione e l’intrattenimento sono indiscutibilmente di altissimo profilo.

Esplorate le origini di Wolverine era il momento di regalare al mutante Logan un’ulteriore avventura tutta sua che si materializza nel sequel Wolverine – L’immortale (The Wolverine) diretto da James Mangold e liberamente ispirato alla miniserie a fumetti “Wolverine” del 1982 scritta da Chris Claremont e illustrata da Frank Miller. Logan viene convocato in Giappone dove Yashida (Haruhiko Yamanouchi), un ricco uomo d’affari in fin di vita a cui Logan salvò la vita durante il bombardamento nucleare di Nagasaki, gli offre la possibilità di tornare mortale e di vivere una vita normale donando a lui il suo fattore rigenerante. Prima che Logan possa accettare l’uomo muore e quella stessa notte Viper (Svetlana Khodchenkova), la dottoressa che aveva in cura Yashida introduce qualcosa nell’organismo di Logan che inibisce il suo fattore rigenerante rendendolo vulnerabile. Si scoprirà che Viper è in realtà una mutante e che Yashida non è morto, ma si è costruito un’armatura cyborg da samurai e ora vuole il potere di Wolverine insieme alla sua vita. Yashida quasi riuscirà ad uccidere Logan che vincerà la battaglia, ma perderà il suo scheletro di adamantio, alla fine infatti lo vedremo estrarre i suoi artigli tornati alla loro originale conformazione ossea. Nella canonica scena dopo i titoli di coda Logan viene contattato dal Professor Xavier e Magneto che in veste di alleati chiedono il suo aiuto, una scena che farà da preambolo al prequel X-Men: Giorni di un futuro passato e in un’altra scena eliminata con un finale alternativo vediamo Logan a bordo di un aereo ricevere dalla mutante Yukio (Rila Fukushima) una scatola con all’interno il costume originale giallo che Wolverine indossa nei fumetti. Il sequel Wolverine – L’immortale grazie alla suggestiva location nipponica diverte e intrattiene anche se come nello spin-off “Le origini” non si può fare a meno di notare quanto Wolverine in veste di “outsider” funzioni meglio tra gli X-Men che in solitaria.

 

 

Deadpool – Lo spin-off che non ti aspetti

 

La prima volta che abbiamo visto il mutante mercenario Wade Wilson aka Deadpool su schermo è stato nello spin-off X-Men le origini: Wolverine, aveva il volto di Ryan Reynolds, non indossava il suo tipico costume rosso e nero, ma brandiva le sue due affilate katane. Da quel momento si è parlato spesso di uno spin-off a lui dedicato, peraltro come di uno con protagonista Gambit, ma di volta in volta non c’era da parte dei produttori l’input per dare luce verde al progetto, un via libera arrivato molto di recente e grazie ad un filmato di prova pubblicato in rete che ha entusiasmato i fan e spinto la 20th Century Fox ha realizzare il film.  Ancora nei panni di Wade Wilson l’attore Ryan Reynolds che nel frattempo aveva molto da farsi perdonare dopo il pessimo risultato del cinecomic Lanterna Verde che l’aveva visto protagonista nei panni di Hal Jordan.

Quello che si è visto su schermo quando Deadpool è approdato nelle sale è stato deflagrante, uno scurrile e iper-violento cinecomic “vietato ai minori” con il supereroe / anti-eroe più politicamente scorretto di sempre che ha dato al temine “outsider” un significato estremo e provocatorio. Il film di Deadpool è interamente scollegato dallo spin-off di Wolverine che ricordiamo in una scena eliminata mostrava il Deadpool creato da Stryker sopravvivere allo scontro con Logan e alla decapitazione. La trama ci mostra un Wade Wilson malato di cancro che si sottopone a terrificanti esperimenti che dovrebbero risvegliare in lui il gene mutante X e quindi guarirlo, ma non tutto andrà come previsto perché oltre alle torture subite Wilson resterà sfigurato. Con i poteri ricevuti Wilson diventerà il mutante Deadpool e darà la caccia a chi l’ha deturpato e torturato sperando in una cura che purtroppo per lui non troverà. In questa caccia all’uomo Deadpool sarà supportato dai mutanti Colosso e Testata Mutante Negasonica che proveranno a convincerlo ad unirsi agli X-Men, ma senza successo. Vedremo mai Deadpool all’interno dello X-Universe? Chi può dirlo, per il momento il suo formato “per adulti” non può che relegarlo ai confini del franchise cinematografico anche perché limitarne la sboccata verve e ammorbidirla per una platea più vasta significherebbe snaturarne il ruolo di folle e compiaciuto “outsider”.

 

 

X-Men – La trilogia prequel e gli effetti sul “futuro passato”

 

X-Men: Apocalisse è il terzo film di una nuova trilogia che Bryan Singer ha ideato al fine di portare il franchise cinematografico degli X-Men ad un nuovo livello e come partire con una sorta di riavvio se non con un prequel? Ecco quindi approdare in sala X-Men: L’inizio ambientato nel 1963, anno di creazione del fumetto originale, che ci racconta gli esordi del team degli X-Men quando Charles Xavier (James McAvoy) era un brillante genetista, Erik Lehnsherr / Magneto (Michael Fassbender) dava la caccia ai nazisti in giro per il mondo e Mystica era ancora la dolce Raven (Jennifer Lawrence), perdutamente innamorata di Xavier che però la vede come una sorella minore e in conflitto con il suo vero aspetto che la ragazza cela grazie alle sue capacità d mutaforma. Da segnalare il brillante antagonista e mutante Sebastian Shaw che ha il volto di Kevin Bacon sempre più a suo agio in ruoli da villain (vedi “R.I.P.D. – Poliziotti dall’aldilà” e “Cop Car”) che ordisce un piano diabolico sullo sfondo di un’azzeccata ambientazione a sfondo storico / politico, con la “Crisi dei missili di Cuba” utilizzata per scatenare un potenziale conflitto nucleare che lascerebbe il pianeta ai “Figli del’Atomo”, come Shaw ama definire i mutanti.

Alla regia di X-Men: L’inizio in origine ci doveva essere Bryan Singer, ma il suo impegno con il fantasy Il cacciatore di giganti lo costringe a passare il testimone al talentuoso Matthew Vaughn, suoi il fantasy Stardust e il cinecomic Kick-Ass. Vaughn porta a casa un ottimo risultato permettendo al franchise di introdurre un team di giovani X-Men che ritroveremo nel memorabile X-Men: Giorni di un futuro passato in cui Bryan Singer torna in cabina regia. Il film sfrutta l’escamotage del viaggio nel tempo narrato nel fumetto “Giorni di un futuro passato” di Chris Claremont e John Byrne per creare due diverse linee temporali, nella prima ambientata nel 2023 scopriamo un potenziale cupo futuro post-apocalittico che omaggia quello di Skynet in Terminator in cui giganteschi robot noti come “Sentinelle” hanno decimato i mutanti e scatenato una caccia globale che ha devastato l’intero pianeta. L’altra linea temporale è il 1973 in cui lo scienziato Bolivar Trask (Peter Dinklage) creatore delle Sentinelle verrà ucciso da Mystica che nel frattempo opera in solitaria ed è determinata a vendicare i mutanti vittime degli atroci esperimenti di Trask da sempre un anti-mutante convinto. Toccherà a Wolverine cambiare gli eventi del 1973 grazie ad un viaggio nel tempo un po’ particolare, infatti non sarà il suo corpo a tornare indietro, ma bensì la sua coscienza che con l’aiuto dei poteri di Kitty Pride / Shadow Cat (Juno Temple) si ritroverà così nel suo corpo del 1973 pronto ad incontrare un giovane e tormentato Charles Xavier (James McAvoy) e convincerlo che a mandarlo è stata la sua versione del 2023. Da notare che nel fumetto originale il viaggio nel tempo è intrapreso invece da Kitty Pride con l’aiuto dei poteri di Rachel Grey, una potente mutante di livello omega figlia di Ciclope e Jean Grey. X-Men: Giorni di un futuro passato è uno dei migliori film dell’intera saga insieme ai primi due X-Men e oltre ad avere un cast da urlo permette a Bryan Singer di cancellare gli eventi di X-Men: Conflitto finale grazie ad una linea temporale alternativa e di introdurre il terzo film della trilogia prequel ambientato nel 1983 che vedrà il debutto di Apocalisse, il primo e più antico mutante di cui si ha conoscenza, capace di assorbire energia dai suoi simili e dotato di poteri che in tempi remoti lo hanno equiparato ad una divinità.

Il personaggio di Apocalisse nei fumetti ha un effetto sconvolgente sulla continuità narrativa dell’intera storia degli X-Men. Nella serie crossover “L’era di Apocalisse”, cui si ispira il film di Bryan Singer, si crea di fatto una nuova realtà alternativa in cui il Professor Charles Xavier non esiste, uno strano regno in cui tutto è rovesciato: Ciclope è il luogotenente di Apocalisse, Nightcrawler è malvagio mentre Toad fa parte dei buoni e il Dr. Hank McCoy noto come “Bestia Nera” è una sorta di Joseph Mengele che fa esperimenti sugli umani. Questa surreale linea temporale nei fumetti è una diretta conseguenza delle azioni di David Haller, il figlio di Xavier afflitto da disturbi mentali noto come “Legione”. David viaggia indietro nel tempo per uccidere Erik Lehnsherr prima che diventi Magneto, ma invece uccide Charles Xavier alterando irreparabilmente la linea temporale e creando un futuro alternativo senza gli X-Men e in cui il malvagio Apocalisse risvegliatosi da un lungo sonno trova la strada spianata per il dominio del mondo.