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Scappa – Get Out: recensione in anteprima

Satira sociale piuttosto incisiva, Scappa – Get Out è un film horror che recupera a suo modo la forza politica del genere. Molto consapevole, ma anche molto divertente. La prima vera sorpresa dell’anno.

pubblicato 28 Febbraio 2017 aggiornato 30 Luglio 2020 01:25

Scappa – Get Out non può ambire ad essere un nuovo Non Aprite Quella Porta o Nightmare, due horror che furono il termometro dell’America del momento. L’operazione pare simile, ma sono i tempi a essere cambiati. Soprattutto, è la consapevolezza dell’operazione a essere diversa da quella che all’epoca potevano avere Tobe Hooper o Wes Craven.

Allora, forse, Get Out assomiglia più a un’operazione alla Scream: un’operazione consapevole, appunto, che sa che ci sono stati anni e anni di cinema horror con le sue implicazioni più teoriche. Però Get Out fa comunque una cosa che da un po’ l’horror aveva dimenticato, o comunque ha fatto con sempre meno frequenza: riaffermare la valenza politica del genere, quello migliore se si vuole scavare nelle zone d’ombra della società in cui viviamo.

Get Out è il film horror dell’era Trump, delle tensioni razziali culminate con le proteste di Madison, di un paese che ha riaperto con forza le sue ferite, mostrando nuovamente le sue contraddizioni. Non è che la ‘metafora’ sia proprio sottile, e non c’è molto lasciato all’immaginazione. Altri tempi e altra consapevolezza, appunto. E Jordan Peele, qui al suo debutto, consapevole lo è parecchio.

Conosciuto in America per molti ruoli televisivi e per show grotteschi come Key and Peele su Comedy Central, Peele sposa la sua vena più ironica nel suo primo lavoro da regista. Fortunatamente, Get Out è innanzitutto una satira, e come tale funziona a meraviglia grazie ad alcune trovate di scrittura sorprendenti. Meriterebbe addirittura una seconda visione, giusto per cogliere il senso vero di alcuni dialoghi e di certi dettagli (la non ‘casualità’ della festa con tutto il parentado).

Chris e Rose sono fidanzati da cinque mesi. Lei lo vuole finalmente portare a casa per un weekend e fargli incontrare mamma e papà. Chris si chiede però se i genitori di lei sappiano che è nero. Ma che differenza dovrebbe fare, si chiede lei? Mamma e papà non sono razzisti. Arrivato nella casa in mezzo al bosco però, Chris deve affrontare prima situazioni un filo imbarazzanti, e poi via via sempre più strane.

Un mix tra Indovina chi viene a cena? e lo stesso Non aprite quella porta, con un tocco extra che non vale la pena svelare, Get Out fa almeno due cose bene: diverte e inquieta. Diverte giocando con le consapevolezze del pubblico americano sulle sue tematiche, e inquieta utilizzando attese e sonoro in modo astuto. Soprattutto, inquieta perché fa totalmente calare il suo pubblico nei panni del suo protagonista.

Get Out ci racconta i rapporti interrazziali, i luoghi comuni dei bianchi, ma anche le eterne diffidenze dei neri. E alle insicurezze, agli imbarazzi e alle paure di Chris ci si crede sempre, nonostante e anche grazie alla chiave satirica del film. Un film che in fondo parla anche di quanto nella nostra società ci si conosca poco o nulla, e di quanto in America ancora non ci sia molta interazione fra le comunità, specialmente in alcuni stati (il film è girato nel repubblicanissimo stato di Alabama). Tutto questo il cast, capitanato da uno straordinario Daniel Kaluuya, lo rende benissimo.

Prodotto dalla Blumhouse, la compagnia dietro ai recenti franchise horror mainstream più celebri, da Insidious a The Purge, Get Out si sporca anche le mani con un bel po’ di sangue. Il gore, in questo senso, è anche più copioso di quanto ci si possa attendere. Tutto l’apparato di genere può anche essere magari un po’ derivativo, e c’è persino un’idea visiva un po’ rubacchiata da Under the Skin: ma Peele riesce comunque a farla propria.

Poi il film ci dice anche qualcosa sulla disillusione che la black community ha nei confronti dell’autorità. Ragionando così sulle insicurezze che la società crea nei loro confronti da tutte le parti, compresa la sicurezza, Get Out va a parare lì dove portano tutte le discussioni e polemiche degli ultimi anni: al corpo dei neri. Usati, strumentalizzati, volgarizzati da diversi immaginari. Questo fa più riflettere di questo film molto curioso e intelligente. Bisognerebbe già pensare a farne un double bill con Moonlight.

[rating title=”Voto di Gabriele” value=”8″ layout=”left”]

Scappa – Get Out (Get Out, USA 2017, horror 103′) di Jordan Peele; con Bradley Whitford, Allison Williams, Betty Gabriel, Caleb Landry Jones, Daniel Kaluuya. In sala dal 18 maggio 2017.