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Davide consiglia: Magnolia

Magnolia (Magnolia, USA, 1999). Regia di Paul Thomas Anderson. Con Jason Robards, Julianne Moore, Tom Cruise, Philip Baker Hall, John C. Reilly. Drammatico, 188′.Oggi Mercoledì 13 Febbraio, Rete4 ore 23:30Sono diverse le ragioni per le quali mi sento di consigliare questo film, che quando uscì mi colpì profondamente: la sceneggiatura, la regia, il montaggio, le

13 Febbraio 2008 08:00

Magnolia Locandina Magnolia (Magnolia, USA, 1999). Regia di Paul Thomas Anderson. Con Jason Robards, Julianne Moore, Tom Cruise, Philip Baker Hall, John C. Reilly. Drammatico, 188′.

Oggi Mercoledì 13 Febbraio, Rete4 ore 23:30

Sono diverse le ragioni per le quali mi sento di consigliare questo film, che quando uscì mi colpì profondamente: la sceneggiatura, la regia, il montaggio, le interpretazioni, i dialoghi, tutto concorre a rendere questa pellicola un cult, da vedere assolutamente. Ciò che emerge è l’apparente normalità, la quotidianità della storia, anzi delle nove storie che si intrecciano e che vengono raccontate con sensibilità e profondità.

Storie quotidiane che parlano dell’essenza dell’uomo, delle relazioni umane, dei rapporti e del mascheramento degli individui. Una serie di personaggi, soli, forse disillusi, come un po’ lo siamo tutti, con rapporti reciproci che si intrecciano all’insegna dell’incomprensione, dell’odio, del rimorso, delle devianze, in una trama complessa e raffinata.

Al centro di una delle vicende c’è un uomo, malato terminale: il suo nome è Earl Partridge, un anziano produttore televisivo (Jason Robards), che desidera ardentemente riallacciare i rapporti con il figlio abbandonato da piccolo, il quale, dopo aver cambiato nome e nascosto abilmente il proprio passato, è diventato una sorta di guru del nuovo machismo televisivo, con aria da seduttore sfrontato, Frank T.J. Mackey (Tom Cruise), che del padre non ne vuole invece sapere. Ai margini della famiglia, la giovane moglie di Earl, Linda (Julianne Moore), sposa per interesse che, al capezzale del marito morente, scopre la sofferenza per l’inevitabile morte dell’uomo, accorgendosi solo in quel momento di amarlo.

C’è inoltre Jimmy Gator (Philip Baker Hall), conduttore televisivo, famoso, in apparenza, come esempio di integrità morale e di onestà, ma in realtà tormentato a causa del rapporto con la figlia Claudia, dipendente dalla cocaina e abusata dal padre da piccola. Intanto, nel quiz per ragazzi prodotto da Earl, un bambino prodigio si ribella allo sfruttamento delle sue capacità, scontrandosi però contro il proprio avido padre. Un insieme di vite il cui filo conduttore non è solo la televisione, ma anche la ricerca disperata di una vita completa, di comprensione, di amore. Alla fine, fra rapporti sospesi e drammi emotivi giunge un inaspettato, insolito evento: una tempesta di rane dal cielo…

Paul Thomas Anderson, regista californiano giunto al successo con Boogie Nights, è fenomenale nella sua capacità di mettere a fuoco i meccanismi delle relazioni umane, il gioco pirandelliano della maschere, la tesi che la vita sia governata da una serie di assurde coincidenze. Le vicende sono estremamente fluide nel loro intrecciarsi e pur essendo molto complesse scorrono lineari, strutturandosi armoniosamente nelle tre ore di pellicola, senza mai un cedimento, mostrando eventi che sembrano apparentemente dettati dal caso ma che ogni personaggio non potrà non vivere come “condanna” o “espiazione” di un errore precedentemente commesso. Ogni personaggio è contemporaneamente sia vittima che carnefice, colpevole di uno sbaglio fondamentale, che ha segnato la propria vita e che, tramite il dolore, l’espiazione e la redenzione porterà un nuovo, inaspettato corso esistenziale.

Le vicende umane sono coinvolgenti, supportate da un’ ottima sceneggiatura e dalle eccelse prestazioni degli attori (su tutti spicca trio Cruise-Moore-Robards), che interpretano alla perfezione i personaggi, ognuno di essi ugualmente importante per la struttura drammatica del film. Il tutto è funzionale all’espressone di un messaggio di condanna verso il cinismo ipocrita di una cultura fondata sulle apparenze, sullo sfruttamento fisico ed emotivo degli individui, in una società in cui il prezzo per il raggiungimento del successo non può che essere il dramma, mostrato in tutta il suo umano realismo in un film che fa disperatamente riflettere, come avvenne con “American beauty“. Vinse l’ Orso d’oro a Berlino.

Attenzione: c’è anche il parere contrario, Andrea sconsiglia Magnolia.