Home Festival di Cannes Parasite, il film Palma d’oro di Bong Joo-ho vola al botteghino

Parasite, il film Palma d’oro di Bong Joo-ho vola al botteghino

Cannes fa bene a Bong Joo-ho pure al box-office, con ben 25 milioni di dollari nel primo fine settimana

pubblicato 4 Giugno 2019 aggiornato 29 Luglio 2020 18:56

Fine settimana incredibile per Parasite, film di Bong Joon-ho che ha vinto la Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes. Il primo weekend, quello più delicato, ha fruttato in Corea del Sud l’equivalente di 25 milioni di dollari. Numeri eccezionali, se si pensa che un altro film del regista, quello Snowpiercer che fu anche il suo primo film in lingua inglese, fruttò al debutto 20 milioni.

Per comprende anche solo vagamente le proporzioni, come riporta THR, basti pensare che The Host (2006), uno dei migliori incassi di sempre in Corea del Sud, aprì con circa 12 milioni. Frenesia da Palma d’oro? Verrebbe senz’altro da crederlo. In tal senso chi scrive vi riporta un piccolo aneddoto che risale proprio al giorno della premiazione a Cannes, poco più di una settimana fa.

Come sempre, in tarda mattinata, mi piazzai in sala stampa, ultimo atto di una due-settimane intensa, in attesa della premiazione che sarebbe cominciata in serata. Se ne approfitta per scrivere, prepararsi, sistemare le ultime cose. Dopo circa un’oretta si presenta una collega sudcoreana, molto cordiale, la quale mi propone una sorta di sondaggio/intervista. Accetto, incuriosito, e scopro alcune cose interessanti.

Tanto per cominciare pare che quest’anno cada il centenario del cinema sudcoreano, perciò da parte loro c’è già molto entusiasmo. La ragazza ha per me una serie di domande specifiche, che subito trasformiamo in una lunga chiacchierata: al centro, appunto, il loro cinema, gli autori che conosco, quelli che più mi piacciono. Ma anche, e soprattutto, il perché delle mie preferenze, cosa cerco da un film che viene dalla Corea del Sud, e cosa vorrei vedere in futuro da loro.

Devo ammetterlo, mi ha colpito. Ricordo quando, a domanda precisa, le risposi che la mia Palma d’oro era già Parasite, anche se non ci credevo troppo. Ma ci speravo. Sorridendo, sorpresa, mi disse che anche lei ci sperava tanto ma che non ne fosse affatto convinta. Abbiamo poi parlato del suo Paese e del mio, delle rispettive condizioni, sociali, culturali, dunque dello stato del Cinema sia da loro che da noi. Ve lo risparmio.

Arriva il momento della premiazione. Assiepati su due tavoli, una dozzina di corrispondenti sudcoreani, tutti giovani, per la maggior parte donne. Non vi dico cosa accadde non appena fu annunciato Parasite vincitore: urla, abbracci, occhi lucidi, come se avessero vinto la Coppa del Mondo. Di solito i giornalisti, non tutti chiaramente, guardano a certe cose con malcelato sospetto, ché il cinema non è calcio o sport in generale. Quella sera no, tutti furono non dico affascinati, ma almeno incuriositi da questa reazione così sincera e malgrado tutto composta.

Perché sì, quella reazione era autentica, non come quella di chi “tifa” per un film che magari ha molto apprezzato, se non addiirittura amato; quelle persone erano orgogliose che un film del proprio Paese ricevesse tale consacrazione, che, immagino, hanno registrato come estesa all’industria tutta, dunque alla Corea del Sud. Ero contento anch’io per l’esito, anche perché, come ho avuto modo di scrivere, non succedeva dal 2011 che la mia Palma d’oro coincidesse con quella della Giuria. Devo ammettere, nondimeno, che fui contento pure per loro, i colleghi coreani, il cui entusiamo ed euforia mi porterò sempre come un felice se non addirittura istruttivo ricordo.

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