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Sonic – Il film, recensione, il riccio blu non corre ma nemmeno cammina

Trasposizione moscia per dire il meno, Sonic risente di un mancato approfondimento sia sulla tipologia d’operazione che sul materiale originale. Ma i produttori ci credono a tal punto da lasciare la porta aperta finanche per un sequel

pubblicato 13 Febbraio 2020 aggiornato 29 Luglio 2020 13:38

Sonic deve scappare. Non si tratta solo di correre: nel suo pianeta il celebre riccio blu è una rarità, dotato di un potere che qualcuno vuole accaparrarsi. Chi sono? Non è dato saperlo. C’è quest’imponente gufo femmina che si è occupata di lui sin da quand’è nato più o meno, e che improvvisamente deve salvarlo da questo gruppo di simil-ninja che vogliono rapirlo. Succede tutto molto in fretta, forse anche per tenere fede al leitmotiv della fonte; fatto sta che il prologo non è semplicemente assurdo, bensì rischiosamente incomprensibile. Si vede la Green Hill del gioco, noto Stage della controparte videoludica, che qui gli sceneggiatori praticamente trasformano in un pianeta alieno, gettando lì la cosa a mo’ di traccia, per quanto sostanziale, e nulla più.

Attraverso un portale, Sonic arriva sulla Terra, presso una località che si chiama Green Hills, ovviamente negli USA. Solo, spaesato, si costruisce una nicchia sotto terra e si mette a studiare la fauna locale, le persone, finendo con l’affezionarcisi. Finché di questo isolamento, che da tempo soffre, non ne può proprio più, e commette un’ingenuità; a questo punto ha il Governo degli Stati Uniti alle calcagna, il quale ha affidato il compito di braccare l’alieno ad un pazzo genialoide di nome Robotnik (Jim Carrey). Da qui ha inizio la fuga, che in pratica costituisce la restante parte del film, Sonic ed il poliziotto Tom Wachowski (James Marsden) diretti là dove la creatura venuta da un altro mondo può tornare a casa.

Uno dei limiti di Sonic – Il film temo stia già nel target: a chi si rivolge? Verrebbe da dire ad un pubblico di soli bambini, il che è peraltro vero, se non fosse che in qualche modo ambisce al contempo ad una stramba trasversalità, per la quale però non lavora affatto come si deve. Voglio dire, le concessioni ad un’altra parte di pubblico, ossia quella composta da over 30 che magari sul pad del SEGA Mega Drive ci si sono sbucciati le dita, sono costituite dai soliti, triti riferimenti alla cultura pop (Una pallottola spuntata, Star Wars etc.), roba per lo più messa in bocca a Sonic, che essendo venuto al mondo agli inizi degli anni ’90 sembra essere cresciuto con i miti di quella generazioni lì.

Ma sono altre le scelte che definiscono l’intera operazione, per certi versi contrariando, proprio alla luce di una revisione che non è lesiva di per sé, quanto perché immotivata. Due appunti su tutti. Il primo è quello di aver relegato l’iconico riccio ad una piccola cittadina del Montana, alla quale si è legato in maniera quasi ossessiva; il secondo verte sulla decisione di infilarlo dentro a un’automobile per buona parte dell’avventura, con qualche estemporanea sortita in cui gli viene concesso di “respirare”. Entrambe le intuizioni appaiono mal riposte proprio perché contraddicono alla base l’idea di un personaggio che è sinonimo di velocità, dunque libertà, che ha bisogno di spazi, siano essi intesi geograficamente, sia ad un livello più astratto se vogliamo.

Pressoché del tutto sfasata la piega che prende a trama inoltrata, in cui, attraverso un escamotage di cui si viene a conoscenza proprio nelle prime sequenze del film, il piccolo protagonista finisce addirittura a “viaggiare” da una parte all’altra del mondo, dal deserto egiziano alla Muraglia cinese, passando per le vie di Parigi. Un’iniezione del tutto arbitraria di ritmo e, appunto, velocità, se non altro perché non organica al racconto per come è stato strutturato fin a quel punto. Struttura che, difatti, risente di questa innocua, quasi ingenua semplicità, che tarpa le ali a qualsivoglia ambizione di ricreare un’avventura. Sonic – Il film infatti non decolla mai, risolvendosi più nell’unione di tre/quattro scene madri che nel percorso coerente, dinamico, costellato di sorprese ed imprevisti che ne animano le peripezie.

Al contrario, si procede da un punto all’altro come se niente fosse, qualche battuta ben assestata di tanto in tanto e via. Alla base del progetto non vi è stata evidentemente alcun’indagine sulla natura del prodotto, sia rispetto al brand che in generale all’idea di come trasporlo, oggi, in un lungometraggio. A parte l’arrivare peraltro fuori tempo massimo, non sarebbe stato male seguire l’evoluzione dei film tratti da videogiochi, i limiti e le difficoltà incontrate lungo questo percorso che ha sempre generato frutti particolari. Se infatti negli anni ’90 a Street Fighter (1994) bastava un Van Damme e poco altro, così come iconici, perciò indimenticabili, restano la sigla di Mortal Kombat (1995) e l’ingresso in scena di personaggi come Scorpion e Sub-Zero, senza dimenticare il Super Mario (1993) decisamente sopra le righe di Bob Hoskins, dopodiché è stata una fatica immane proporre qualcosa di anche solo vagamente accettabile, il pubblico oramai troppo smaliziato, per cui si salvano appena due titoli, ossia The Chronicles of Riddick (2004) e Silent Hill (2006), operazioni sì mainstream ma decisamente più elaborate. Quanto ai Resident Evil, ci sarebbe da fare un discorso a parte, su cui in questa sede tocca soprassedere.

La goffaggine con cui ci si relaziona al materiale originale è in Sonic – Il film palese dalla prima all’ultima inquadratura, il che è senz’altro espressione di una stagione in cui certi colpi di testa, a fronte peraltro di budget simili, non sono neanche pensabili. Eppure il pastiche non funziona su tutte le ruote, alla base difettoso, e l’affaraccio brutto del volto di Sonic modificato dopo quel terribile primo trailer a posteriori dice molto più di quanto non suggerisse già all’epoca. So che la pratica di fare la conta di ciò che manca rischia di rivelarsi spesso un po’ fine a sé stessa, ma questo misto di live-action e computer grafica mostra limiti concettuali ancor prima che visivi piuttosto vistosi, anche perché, appunto, nello scrivere storie che vanno poi girate in questo modo ci si rapporta come se il contesto fosse un altro. Ecco, magari lavorare su un tipo di scrittura adatta a certi nuovi assetti non sarebbe male, anziché intestardirsi con un riciclo che non convince, né può anche solo aspirare a riuscirci.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”4″ layout=”left”]

Sonic – Il film (Sonic the Hedgehog, USA, 2020) di di Jeff Fowler. Con James Marsden, Jim Carrey, Ben Schwartz, Neal McDonough, Tika Sumpter, Adam Pally, Debs Howard ed Elfina Luk. Nelle nostre sale da giovedì 13 febbraio 2020.

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