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Venezia 2020, Nadav Lapid Presidente di Giuria in Giornate degli Autori

Il regista di Synonymes, Orso d’Oro alla Berlinale dello scorso anno, presiederà la Giuria della prossima edizione delle Giornate degli Autori

pubblicato 15 Luglio 2020 aggiornato 29 Luglio 2020 09:56

Il regista israeliano Nadav Lapid è stato scelto quale Presidente di Giuria in Giornate degli Autori per l’edizione 2020 della Mostra del Cinema di Venezia. Un bel colpo da parte del comitato organizzatore, che affida questo ruolo ad un regista il cui ultimo film, Synonymes, è stato senz’altro fra i migliori del 2019 (oltre ad essersi aggiudicato l’Orso d’Oro a Berlino).

Tre lungometraggi all’attivo, oltre ad altri corti e documentari, Lapid guiderà una giuria anomala, composta da 27 giovani appassionati di cinema provenienti da tutti i Paesi europei, nell’ambito del progetto del Parlamento Europeo 27 Times Cinema che a Venezia sarà coordinato dal direttore del festival di Karlovy Vary, Karel Och.

Gaia Furrer, fresco direttore artistico delle Giornate, commenta così la notizia.

Siamo felici e orgogliosi di avere Nadav Lapid come Presidente della Giuria. Nello scandagliare i meandri della psiche umana nei suoi angoli più remoti, il cinema di Lapid rappresenta un atto di risveglio, rinascita e di rivolta. È un cinema ribelle, urgente e catartico. E mai come adesso abbiamo bisogno di autori che sappiano confrontarsi con il contemporaneo e che sappiano interrogare il cinema e le sue possibilità.

Dal canto suo Lapid, in una nota, sembra già essersi calato nei panni, se non altro suggerendo quale sia il suo approccio in un momento così delicato, per tutti e ciascuno.

Persino nel film più nichilista, misantropo, ironico e disperato c’è, inevitabilmente, una radice di speranza. Di conseguenza un ottimismo. La fiducia nella capacità di un certo suono e una certa immagine di coesistere e fondersi. Bisogna credere che l’audiovisivo abbia un’eco sull’animo umano, che le cose abbiano un senso e che tale senso possa essere costruito sullo schermo. Questa radicata fiducia che tutto ciò abbia un significato, che sia in connessione, rappresenta il modo in cui mi sento per il ruolo che sono stato invitato a svolgere come Presidente di giuria delle Giornate al prossimo Festival del cinema di Venezia. In tempi normali, essere membro di una giuria è qualcosa di funzionale, in qualche modo un atto burocratico, al servizio della fragile e meravigliosa macchina del cinema internazionale. Ma questa pandemia ci obbliga a guardare oltre l’orizzonte del nostro universo cinematografico, a chiederci che senso ha tutto questo? Quanto peso? È ancora tanto importante? Dobbiamo ancora credere nel cinema? Forse, speriamo, l’esistenza stessa della Biennale può essere una risposta.

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