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Adolf Hitler: i film sulla fine del dittatore

Da Gli ultimi 10 giorni di Hitler a La Caduta, i migliori film sulla morte del dittatore tedesco.

pubblicato 30 Aprile 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 15:16

Adolf Hitler si tolse la vita il 30 aprile 1945, nel bunker in cui si era rifugiato dieci giorni prima assieme alla compagna (poi moglie) Eva Braun e ai collaboratori più fedeli, in attesa dell’inevitabile sconfitta e di una tragica fine “wagneriana” che il dittatore anelava nei suoi ultimi rantoli di follia distruttiva.

Nessun altro personaggio storico è riuscito a catalizzare su di se odio imperituro come Hitler, responsabile della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto, un uomo che per le generazioni successive ha più di ogni altro rappresentato il Male nella sua forma più oscura. La filmografia sul nazismo è sconfinata, per cui ci concentriamo solo su alcuni titoli che trattano delle ultime ore del Fuhrer nel sottosuolo di una Berlino ridotta a un cumulo di fumanti macerie disseminate di cadaveri.

Ci vollero quasi trent’anni prima che qualcuno avesse il coraggio di girare un film su un tema così delicato come la fine di Hitler. Nel 1973 lo sceneggiatore e regista Ennio De Concini (Oscar nel ’63 per il soggetto di Divorzio all’italiana), si cimentò nell’impresa, girando Gli ultimi 10 giorni di Hitler, tratto dal romanzo Gli ultimi giorni della cancelleria di Gerhardt Boldt. Un film storico, in tutti i sensi, girato con grande accuratezza, quasi documentaristica, seguendo minuziosamente i documenti e le testimonianze lasciate da coloro che avevano vissuto in prima persona l’ultimo dramma del Reich. A interpretare il Fuhrer venne chiamato Alec Guinness, attore britannico dalla filmografia sconfinata, che è il perno su cui ruota tutta la pellicola.

La sua mimica, incredibilmente simile a quella di Hitler, la gestualità, il timbro di voce, raccontano alla perfezione la tragedia conclusiva di un uomo perso nella sua follia: atmosfere convincenti, claustrofobiche e tetre, unite a interpretazioni di buon livello degli altri attori (tra cui Adolfo Celi), rendono il film un buon tentativo di portare in scena un così difficile soggetto, considerando anche il budget ridotto col quale venne girato. All’epoca venne stroncato dalla critica, forse più per alcune facili concessioni a una naturale visone antinazista, che nel film viene accentuata fino ad essere poco credibile.

Merita una citazione, seppur fosse un film per la tv, The Bunker, una produzione CBS del 1981, con Antony Hopkins nella parte di Hitler, ruolo che valse un Emmy Award all’attore britannico. Nel 2004 uscì La Caduta – gli ultimi giorni di Hitler (Der Untergang) diretto da Oliver Hirschbiegel, un film che riscosse giustamente un immediato successo internazionale, soprattutto grazie alla maestosa interpretazione di Bruno Ganz, probabilmente il miglior attore vivente di lingua tedesca (è nato a Zurigo, in Svizzera). La sceneggiatura ripercorre con grande accuratezza la vita nel bunker, tra ansie claustrofobiche, sbronze da “fine del mondo” e inconsistenti speranze di ribaltare una guerra ormai persa. La protagonista del film è Traudl Junge (Alexandra Maria Lara), segretaria personale del Fuhrer dal ’42 in poi, che dopo la guerra scrisse un libro di memorie intitolato Fino all’ultima ora dal quale è tratta parte della sceneggiatura. Un film da vedere, assolutamente, per la sua veridicità, le atmosfere irreali e la bravura di Ganz, capace di interpretare ogni singolo tremore e tic nervoso del dittatore, la debolezza crescente alternata a scatti d’ira dell’uomo che aveva, con un singolo ordine, spazzato via intere nazioni e provocato la morte di milioni di uomini.

Curiosità: tra i film preferiti di Adolf Hitler c’erano King Kong (1933) e I lancieri del Bengala (1935), storia di un eroico squadrone di cavalieri britannici, anche se il Fuhrer nutriva una particolare passione anche per i film di animazione, rigorosamente di produzione americana.