Home Curiosità Dune: il romanzo che ha ispirato il moderno immaginario fantascientifico

Dune: il romanzo che ha ispirato il moderno immaginario fantascientifico

Senza il Dune di Frank Herbert e l’adattamento di Jodorowski mai realizzato forse non ci sarebbero cult come Star Wars, Alien e Blade Runner.

19 Settembre 2021 10:38

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Il nuovo Dune di Dennis Villeneuve ha debuttato prima a Venezia e poi nelle sale italiane, un debutto accompagnato dal plauso della critica con un incasso globale che al momento registra 30 milioni di dollari. Il romanzo di culto di Frank Herbert sembra aver trovato la strada giusta per il grande schermo dopo il controverso adattamento anni ottanta di David Lynch, che il regista odiava a tal punto che fece togliere il suo nome dai titoli di coda; ma il “Dune” di Lynch nonostante i suoi innumerevoli difetti e il tentativo fallito di condensare la monumentale epopea mistico-fantascientifica di Herbert in un solo film, mantiene comunque un suo fascino a livello visivo, pur restando lontano anni luce dall’audace concept visionario del mancato adattamento del regista Alejandro Jodorowsky narrato nel documentario Jodorowsky’s Dune presentato a Cannes nel 2013 e recentemente riportato nelle sale italiane in concomitanza con l’uscita del nuovo “Dune” di Denis Villeneuve.

Il romanzo originale di Herbert e l’adattamento mai realizzato di Jodorowsky sono legati a doppio filo al moderno cinema fantascientifico, se pare assodato che senza il romanzo di Herbert molto probabilmente non sarebbe esistita la saga di Star Wars così come la conosciamo, è altrettanto probabile che senza l’audace e visionario tentativo di Jodorowsky forse non avremmo avuto cult del calibro di Blade Runner e Alien. Sebbene “Dune” abbia vinto i premi Nebula e Hugo, i due più prestigiosi premi per la letteratura di fantascienza, il romanzo non è stato un successo commerciale immediato come si potrebbe pensare, la sua base di fan si è costruita lentamente negli anni ’60 e ’70 attraverso il passaparola e le comunità di appassionati di fantascienza, e oggi “Dune” oltre che un romanzo seminale è anche un capolavoro da milioni di copie vendute nel mondo.

Dopo che il suo romanzo Smg. Ram 2000 (The Dragon in the Sea) fu pubblicato nel 1957, Herbert cominciò ad interessarsi ai deserti, all’ecologia e all’idea della mistica dei supereroi e dei messia. Herbert credeva che il feudalesimo fosse una condizione naturale in cui cadevano gli umani, dove alcuni guidavano e altri rinunciavano alla responsabilità di prendere decisioni e seguivano semplicemente gli ordini. Scoprì inoltre che gli ambienti desertici hanno storicamente dato vita a diverse grandi religioni con impulsi messianici. Decise così di unire i suoi interessi in modo da poter mettere in contrapposizione  idee religiose e tematiche ecologiste. Una prima versione di “Dune” vedeva l’eroe molto simile a Lawrence d’Arabia, ma Herbert decise che la trama era troppo semplice e aggiunse più strati alla sua storia che cambiò radicalmente. Un’altra significativa fonte di ispirazione per “Dune” sono state le esperienze di Herbert con la psilocibina e il suo hobby di coltivare funghi, a quanto racconta il micologo Paul Stamets.

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Herbert trascorse i successivi cinque anni a ricercare, scrivere e revisionare la sua opera. La prima pubblicazione Dune World fu divisa in tre parti “Libro 1 – Il pianeta delle dune”, “Libro 2 – Muad’dib” e “Libro 3 – Il profeta”. La versione serializzata venne poi ampliata, rielaborata e presentata a più di venti editori, ciascuno dei quali l’ha respinse. Il romanzo “Dune” fu finalmente accettato e pubblicato nell’agosto 1965 dalla Chilton Books, una tipografia meglio conosciuta per la pubblicazione di manuali di riparazione auto. Herbert dedicò il suo lavoro “Alle persone le cui fatiche vanno al di là del campo delle idee e penetrano in quello della realtà: agli ecologi del deserto, dovunque essi siano, in qualunque tempo essi operino, dedico questo mio tentativo di anticipazione in umiltà e ammirazione”. Quando “Dune” diventò finalmente un cult erano ormai gli anni ’70 e Herbert nel frattempo scrisse una serie di sequel sempre più complessi, seguendo i discendenti di Paul mentre realizzavano il destino cosmico degli Atreides. Dalla sua morte nel 1986, suo figlio e un altro scrittore hanno prodotto altri 13 libri.

Il nuovo “Dune” di Denis Villeneuve è l’ideale compromesso tra le visioni di Lynch e Jodorowsky, ma il solo pensare a quello che Jodorowsky aveva concepito con collaboratori del calibro di Moebius e HR Giger, astronavi disegnate dall’illustratore inglese Chris Foss. Orson Welles nei panni del barone Harkonnen, l’imperatore di Salvador Dalì e Pink Floyd e Magma per la colonna sonora, è li a ricordarci che forse è meglio che miti e leggende restino tali e irraggiungibili, continuando a nutrire la fantasia e l’immaginario collettivo attraverso suggestioni e più o meno recondite fonti d’ispirazione.

In realtà una prima versione di “Star Wars” mostrava una grande influenza rispetto al romanzo “Dune”. Nelle prime bozze di George Lucas oltre ad un pianeta deserto, un imperatore malvagio e un giovane predestinato con poteri telepatici, c’erano anche nobili casate in guerra e una principessa a guardia di un carico di qualcosa chiamato “spezie dell’aura”. Inoltre pare che Lucas per “Una nuova speranza” abbia tratto ispirazione ad alcuni storyboard del “Dune” di Jodorowsky, vedi il grottesco contrabbandiere Jabba The Hutt pare fortemente influenzato dal design del barone Harkonnen creato per il progetto di Jodorowsky. A questo proposito lo stesso Lucas ha ammesso che i film di Star Wars fanno parte di un gruppo di film di fantascienza tutti influenzati dal capolavoro di Herbert.

Tracce dell’immaginario di “Dune” e della sua mitologia oltre che in “Star Wars” sono disseminati in moltissime altre opere e a partire dal tentativo di adattamento di Jodorowsky sono stati posti i semi per alcuni dei più popolari cult del moderno cinema fantascientifico. l’Alien di Ridley Scott ad esempio è legato all’arte biomeccanoide dell’artista H.R. Giger, ma l’artista prima di creare l’iconico Xenomorfo era nel team dell’adattamento di Jodorowski, così come Dan O’Bannon che era stato reclutato per la parte visuale del progetto entrò poi con entusiasmo a far parte del team di “Alien” dopo aver visto cosa aveva creato Giger per il progetto di Jodorowski. Anche Moebius, altro collaboratore del team di Jodorowski, contribuirà in seguito, insieme a O’Bannon, a realizzare la futuristica ambientazione di un’altra pellicola seminale di Ridley Scott, il cult Blade Runner. Ulteriore esempio è la sequenza iniziale del più recente Contact di Robert Zemeckis, che pare fosse ispirata dalla scena iniziale del “Dune” di Jodorowsky che mostrava il pianeta Arrakis, progetto di cui Zemeckis sembra avesse potuto consultare la sceneggiatura e guardare i primi storyboard che lo colpirono molto, influenzandolo profondamente.