Home Torino Film Festival Grand Piano – Il Ricatto: recensione in anteprima del film di chiusura di Torino 2013

Grand Piano – Il Ricatto: recensione in anteprima del film di chiusura di Torino 2013

Non sparate sul pianista! Il 31. TFF chiude con il thriller depalmiano, con Elijah Wood minacciato da un cecchino ad un concerto: leggi la recensione.

pubblicato 30 Novembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 06:44

Torino Film Festival 2013: non sparate sul pianista! Chiusura con il thriller depalmiano Grand Piano, con Elijah Wood assediato da un cecchino durante il concerto più importante della sua vita. Estroso il gioco formale, ma manca vera tensione.

Lo spirito di Brian De Palma aleggia lungo tutto Grand Piano, il thriller di Eugenio Mira che ha chiuso il 31. Torino Film Festival. Mira prende lo schema dei film di genere tutti ambientati in una claustrofobica ambientazione (alla In linea con l’assassino, per intenderci), e lo porta ad un livello estetico raffinato.

Protagonista del film è Elijah Wood, ancora una volta in un’opera di genere europea. L’altr’anno l’avevamo visto in Maniac, mentre nel 2014 toccherà a Open Windows dello spagnolo Nacho Vigalondo. Una scelta di carriera interessante e piuttosto coraggiosa per l’attore, che sceglie plot e operazioni fuori dal sistema di Hollywood sempre molto curiose.

Dopo aver fatto una figura che mai si scorderà suonando su un palco un brano di un suo mentore, Tom Selznick è pronto ad affrontare le sue fobie e tornare a suonare in pubblico. Non lo fa da cinque anni. Ma appena sale sul palco, già nervoso per il teatro affollato, si rende conto che sullo spartito sono scritte delle minacce…

«Suona una nota sbagliata e morirai»: è questo il messaggio che il giovane e talentuoso pianista trova scritto. Ed è proprio così: se Tom non suonerà perfettamente senza sbagliare neanche una nota, lui e la moglie Emma saranno uccisi da un cecchino che comunica con Tom attraverso un auricolare. La lotta contro un pericolo invisibile porterà il pianista verso il brano “impossibile” che lo fece ritirare dalle scene per un fiasco: La Cinquette.

Mira ha definito il film una vera e propria sfida. Descrive la sceneggiatura come un “pezzo quasi impossibile da eseguire, così pieno di elementi da mettere insieme in perfetta sincronia”. Per 90 minuti siamo infatti quasi praticamente solo su un palcoscenico con un uomo che è costretto a non muoversi e suonare velocissimo i tasti del suo antico pianoforte, mentre il pubblico ascolta e non è conscio della minaccia.


Solo lo spettatore, come Hitchcock insegna, sa della presenza del cecchino nascosto nel teatro, anche perché l’infrarosso dell’arma punta costantemente sul corpo di Tom. Ma più che Hitchcock qui c’è appunto De Palma (che ovviamente è allievo del maestro, certo). Grand Piano è, per chi ama il cinema dell’autore di Vestito per uccidere, una goduria per gli occhi.

Pianisequenza, movimenti di macchina esagerati, addirittura uno split screen in un momento cruciale del film, ironia che sembra fuori luogo ed invece è dosata. Mira ha imparato bene la lezione e fa svolazzare nell’aria la cinepresa, osa con colori fortissimi (notare quanto è acceso quel rosso…), non ha paura di sporcarsi le mani col kitsch. De Palma ne sarebbe fiero, e su questo non c’è alcun dubbio.

Però, anche se si ammira la confenzione e si adorano le intenzioni, Gran Piano non funziona così bene. Se devo essere onesto fino in fondo, non capisco neanche molto bene cosa non lo faccia funzionare come potrebbe e dovrebbe. Credo che da una parte ci sia un grosso problema di sceneggiatura: la storia scritta da Damien Chazelle non è solo esilissima (però ci mancherebbe altro…), ma è soprattutto frettolosa e più che abbozzata.

Come si fa ad esempio ad interessarsi a quello che si sta vedendo sul grande schermo quando tutto è così buttato via, episodico e pure poco interessante? Alla fine Grand Piano diventa persino noiosetto nella seconda parte, quando si inizia incredibilmente a parlare troppo. Si fa fatica a divertirsi con questo film che prometteva di essere un giocattolone “autoriale” ed estetico per cinefili puri e preparati.

Con l’aggravante che manca pure vera tensione, forse bloccata dalla ricerca di stile a tutti i costi. Risultato: di Grand Piano ci si dimentica in fretta, nonostante quel meraviglioso stacco tra una gola che sta per essere tagliata e un archetto che strofina le corde di un violino. Per finire: che ha fatto di male John Cusack per meritarsi un mini-ruolo del genere?

Voto di Gabriele: 5.5

Grand Piano (Spagna 2013, thriller 90′) di Eugenio Mira; con Elijah Wood, John Cusack, Kerry Bishé, Tamsin Egerton, Allen Leech, Don McManus, Dee Wallace, Alex Winter, Mino Mackic, Don Kress. Qui il trailer. Prossimamente in sala grazie a M2 Pictures.

Torino Film Festival