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Il mondo dei replicanti – La recensione

Il mondo dei replicanti (Surrogates) di Jonathan Mostow con Bruce Willis, Jack Noseworthy, James Ginty, Michael Cudlitz, Michael O’Toole, Ned Vaughn, Rachel Sterling, Radha Mitchell, Rosamund Pike, Ving RhamesIn un prossimo futuro, ogni rischio e pericolo per ciascun essere umano viene eliminato grazie all’uso di androidi robotizzati. I “surrogati” sono delle repliche robotiche perfette di

pubblicato 10 Gennaio 2010 aggiornato 2 Agosto 2020 06:56

Il mondo dei replicanti (Surrogates) di Jonathan Mostow con Bruce Willis, Jack Noseworthy, James Ginty, Michael Cudlitz, Michael O’Toole, Ned Vaughn, Rachel Sterling, Radha Mitchell, Rosamund Pike, Ving Rhames

In un prossimo futuro, ogni rischio e pericolo per ciascun essere umano viene eliminato grazie all’uso di androidi robotizzati. I “surrogati” sono delle repliche robotiche perfette di ciascun individuo lo desideri e possono essere comandati dalle proprie abitazioni, grazie ad input sensoriali. I replicanti sono l’equivalente di un’idea iperuranica del loro originale. I volti sono levigati come il marmo, i corpi sono agili e performanti e qualunque danno ricevuto può essere riparato.

In un vicolo oscuro però viene assassinato il figlio dell’uomo che quattordici anni prima aveva dato vita al primo esperimento di replica robotica. Si tratta del il primo di una serie di omicidi compiuti grazie a una micidiale arma capace di uccidere non solo il clone robotico, ma anche l’essere umano che lo comanda. Sul caso indaga l’Agente Greer, affiancato dalla bionda collega Peters. Saranno coinvolti un gruppo di individui che rifiutano l’idea di vivere una vita fuori dal proprio corpo e che sognano un mondo di esseri umani in carne e ossa, guidati da un uomo misterioso che si fa chiamare “il profeta” e che inneggia alla rivoluzione.

Una volta ancora la traduzione scelta per il titolo italiano riesce a storpiare il senso del film. Sebbene il termine “replicante” sia frutto della letteratura sci-fi degli ultimi cinquanta anni, l’idea della “persona artificiale” risale addirittura alla mitologia classica. Il “topos narrativo” però rimanda direttamente alla forma dell’androide antropomorfo, esseri dall’aspetto umano ma dal cuore robotico. Il concetto di “surrogato” invece rappresenta un’idea relativamente nuova nel panorama della cinematografia fantascientifica, i robot del film di Mostow sono infatti sono infatti una versione analogica (non virtuale) dei corpi di Matrix, delle banche di organi, dei cloni biogenetici. Differenza sottile, ma non da poco dal punto di vista del messaggio del film.

Proviamo ora a fare un piccolo esercizio di memoria. Quanti sono i film del passato che mostravano tecnologie futuribili e che oggi sono alla portata di tutti. I cellulari, i navigatori satellitari, i computer, internet solo trenta rappresentavano sogni fantascientifici. Quanto Tom Cruise “spazzolava” le immagini in Minority Report non avremmo immaginato che lo stesso sistema sarebbe stato adottato dalle rassegne stampa televisive o da più moderni telefonini con touchscreen. La rappresentazione di un futuro in mano ai cloni e ai robot è quindi un monito che (forse) potrebbe rappresentare uno scenario non troppo incredibile, ma l’immaginario di Mostow proviene non a caso da Terminator 3, dove cloni e androidi sono di casa.

Appare alquanto singolare che Il mondo dei replicanti esca nei cinema più o meno contemporaneamente con Avatar di James Cameron. Sebbene i due film raccontino storie assai differenti, i termini utilizzati per i due titoli potrebbero essere considerati interscambiabili ai limiti del sinonimo. Il militare sulla sedia a rotelle che diventa un umanoide blu di Pandora non è così lontano come si possa credere dal Bruce Willis che entra nel suo stesso corpo robotico.

Surrogates, mascherato da detective story in chiave fantascientifica, lancia invece un messaggio forte e chiaro. La dipendenda dalla tecnologia rischia di diventare una droga peggiore rispetto a quella delle sostanze chimiche che alterano il nostro organismo. Impossibile disintossicarsi da una dipendenza se questa non è percepita in quanto tale, così non resta che una scelta drastica, una rivoluzione che richiede necessariamente delle perdite.

La sceneggiatura scritta da Michael Ferris e John D. Brancato è ispirata alla miniserie a fumetti The Surrogates scritta da Robert Venditti e disegnata da Brett Weldele.

Voto Carlo 6,5
Voto Simona 6,5