Il sapore della felicità: nuove clip in italiano del film “Umami” con Gérard Depardieu (Al cinema dal 31 agosto)
Tutto quello che c’è da sapere su “Il sapore della felicità – Umami”, l’avventura culinaria ambientata tra Francia e Giappone con protagonista Gerard Depardieu nei cinema italiani dal 31 agosto 2023 con Wanted.
Dopo aver aperto il Festival internazionale del film di Friburgo 2023, dal 31 agosto (con anteprime a luglio e agosto) nei cinema italiani con Wanted Il sapore della felicità (Umami), Il film, una gustosa avventura culinaria ambientata tra Francia e Giappone, è diretto da Slony Sow (Grenouille d’Hiver) e interpretato da Gérard Depardieu, Sandrine Bonnaire e Bastien Bouillon (recentemente vincitore del César come miglior esordiente per La Notte del 12).
Il sapore della felicità – Trama e cast
La trama ufficiale: Un grande chef stellato francese, interpretato da Gérard Depardieu, decide di intraprendere viaggio culinario alla ricerca del sapore massimo che ha confuso la sua vita. Quando la sua salute e la sua vita familiare iniziano a sgretolarsi, il noto chef di fama mondiale decide di recarsi in Giappone alla ricerca dell’uomo che 40 anni prima lo aveva battuto in una gara di cucina con una una scodella di noodles. Il viaggio culturale e culinario tra i sapori del Giappone, lo costringerà a riflettere su se stesso e a fare un bilancio della sua vita.
Il cast include anche Sandrine Bonnaire, Bastien Bouillon, Pierre Richard, Rod Paradot, Kyozo Nagatsuka, Eriko Takeda e Akira Emoto.
Il sapore della felicità – Trailer e video
Nuove clip in italiano pubblicate il 25 agosto 2023
Curiosità sul film
- Il film è una co-produzione Francia-Giappone da qui il titolo originale “Umami”, termine giapponese usato per denominare il quinto elemento del gusto: dolce, salato, aspro, amaro e, infine, umami.
- Il regista Slony Sow e Gérard Depardieu hanno collaborato in precedenza per il cortometraggio “Grenouille de cristal” (2019).
- Il film è prodotto da Slony Slow, Thomas Averland, Jean-Maurice Belayche, Franck Choisne, Yann Yoshikazu Gahier, Evelyne Inuzuka, Lucas Oliver-Frost.
Slony Sow – Note biografiche
Dopo la formazione come elettrotecnico e la passione per la danza (hip-hop e modern jazz), il canto e il cinema, Slony Sow ha intrapreso la strada della recitazione. Passa attraverso lo Studio Pygmalion per iniziare una formazione da “actors studio” parallelamente alla musica con Jean Michel Rivat e Michel Delpech. Ha formato una troupe con Thierry Godard e Cartouche – Les Improbables, per il quale ha scritto gran parte degli sketch. A Slony piace fare pratica e scopre il mondo dello spettacolo, passa rapidamente da davanti a dietro la macchina da presa, in particolare per Jean Dujardin e Arsen Mosca. In questo periodo realizza i suoi primi cortometraggi (L’HOMME DE LA BOÎTE nel 2004, PERIPHÉRIQUE BLUES nel 2006) e incontra per la prima volta Gérard Depardieu, che ha diretto nel cortometraggio GRENOUILLES D’HIVER (2011), selezionato in più di 350 festival – tra cui Cannes – vencendo 33 premi. Nel 2014 ha diretto il suo primo lungometraggio, PARISIENNES, che unisce ancora una volta la cultura giapponese e quella francese. UMAMI è il suo secondo lungometraggio.
Intervista a cast e regista
Il regista Slony Sow parla della genesi del film.
Dopo diversi anni di incessanti viaggi in Giappone, ho deciso di stabilirmi lì. Vivo a Tokyo ormai da cinque anni. Un giorno mentre pranzavo in un ristorante con cinque amici, uno di loro, Yann Gahier (che nel frattempo è diventato uno dei co-produttori del film), iniziò a parlare di umami con la cameriera. A differenza dei miei quattro ospiti, non sapevo di cosa stessero parlando. Mi hanno detto all’unisono che è “il quinto sapore”, un sapore di straordinaria finezza, che si aggiunge a quelli, molto identificati, dolce, acido, amaro e salato. Ma quando ho chiesto loro di definire questo sapore, non sono stati d’accordo. A parte il suo aspetto puramente gustativo, ho capito che la nozione di umami era metafisica. Non so perché – perché a dire il vero non c’era niente di visivo – mi è venuta improvvisamente l’idea di fare un film attorno a questo “sapore”, piuttosto immateriale per essenza, ma comunque sufficientemente “identificabile” da milioni di le persone lo hanno condiviso con gioia fin dall’alba dei tempi. All’inizio, questo progetto cinematografico era molto vago. E poi ho iniziato a costruire una storia che potesse essere paragonata a una sorta di ricerca del Graal… A poco a poco ha preso forma uno scenario che avrebbe caratterizzato un uomo alle soglie della vecchiaia. Un uomo disperato che, dopo essersi addentrato nei piaceri e nei valori secondari dell’esistenza, improvvisamente si metteva in testa di trovare “il senso” che, da giovane idealista, aveva della vita. Questo “senso della vita” che molti dicono di cercare, senza sapere veramente, in fondo, cosa racchiude e cosa significa. Mi sono reso conto che questa espressione “senso della vita” era come umami: qualcosa che esiste, pur essendo ineffabile! Ci ho riflettuto parecchio e poi abbastanza velocemente ho immaginato che il mio uomo di mezza età potesse essere un grande chef, un grande cuoco che avrebbe “corso” per tutta la vita dietro a nuovi sapori senza mai essere stato veramente soddisfatto e che sarebbe andato a Giappone per cercare ciò che finalmente potesse colmare la sua insaziabilità e placarlo… La mia storia si era concretizzata…Ecco come è andata.
Slow ricorda quando ha conosciuto Gérard Depardieu, in occasione del cortometraggio “Grenouille d’Hiver” di cui l’attore è stato protagonista.
Lui è così, Gerard. Funziona d’istinto come un colpo di fulmine! Ha letto la sceneggiatura, ha sorriso e ha detto: “OK, ma ti avverto, ho solo due giorni!” Dovrete trattenervi tra i miei impegni”…È stato complicato montare ma Grenouille d’hiver ha girato in 350 festival – compreso Cannes – e ha ottenuto 27 premi. Da allora Gérard non ci siamo mai persi di vista…
Slow racconta la parte culinaria del suo film e il racconto della quotidianità nelle cucine dei grandi ristoranti.
Se vogliamo che le persone vengano toccate dalla poesia di un film, devono prima di tutto essere in grado di relazionarsi più o meno con esso. Come vuoi che un personaggio ti porti nei loro sogni, se escono dal nulla e non ti “parlano”, almeno un po’. Mi prendo quindi molta cura di far sì che, nei miei film, tutti i personaggi, anche quelli più estremi, siano in una realtà sociale, familiare o professionale. UMAMI è la storia, poetica, a tratti surreale, di un uomo che va alla ricerca di un sapore. Cosa c’è di più chimerico? Ma, comunque, chi dice sapore, dice gusto. Da qui l’idea di rendere il mio personaggio qualcuno che, appunto, lavora sul gusto, e quindi, perché no, un cuoco. Semplicemente, per la raffinatezza dell’immagine, l’ho narrato chef stellato. Abbiamo girato nelle cucine del ristorante Abbaye de Frontevraud. Per il realismo delle scene ho chiamato dei cuochi professionisti e ho chiesto loro di essere il più naturali possibile nei gesti e nei movimenti. Niente era artefatto. Hanno lavorato e hanno dimenticato le macchine da presa. È abbastanza divertente perché loro facevano gli aiuto cuochi, mentre nella vita sono tutti, o quasi, chef. Uno di loro era persino stellato. Per tornare alla tua domanda, penso che per l’interesse del film era essenziale che ci affezionassimo a Gabriel Carvin e che potessimo capire perché, dall’oggi al domani, vuole sfuggire alle catene della sua vita quotidiana per andare all’inseguimento di un sogno.
Il regista torna a parlare di Gérard Depardieu…
Gérard è un grande creativo e dotato di grande immaginazione. In quanto tale, ha costantemente bisogno di nuovi “campi di gioco”. Se è costretto a tornare su percorsi che ha percorso troppo, quelli della ripresa tradizionale per esempio, con tutto ciò che li circonda, si annoia. Ma se si ritrova in film più umili, come UMAMI, in un’atmosfera familiare, con una piccola squadra dove ognuno deve badare a se stesso, allora è delizioso. Devi solo evitare che rpenda il comendo. Con lui non c’è bisogno di essere furbi. Tra la sua professione, la sua intelligenza, la sua sensibilità e il suo istinto, sa sempre quello che deve fare. Va veloce, semplice e dritto. È un grande attore. Mi ha anche insegnato a lavorare con l’impazienza, che è una virtù artistica.
Slow racconta della possibilità avuta, e colta al volo, di riunire Sandrine Bonnaire e Gérard Depardieu che nel lontano 1978 recitarono in “Sotto il sole di Satana” di Maurice Pialat.
Una grande occasione! Per interpretare Louise Carvin (la moglie di Gabriel), volevo un’attrice che Gérard già conoscesse e con la quale si trovasse a suo agio. E volevo anche che questa attrice riuscisse a trasmettere la sensibilità che Louise nasconde sotto la sua freddezza di donna d’affari. Ce n’era solo una. Era Sandrine. Quando ha detto di sì, ero felicissimo. La trovo meravigliosa nel film, con un’incredibile umanità sotto la sua gelida rigidità di manager. Mi sembra che la coppia che forma con Gérard funzioni subito e che resti credibile fino alla fine, anche se si separa.
Sale programmazione anteprime
ANTEPRIMA il 5/08 a Milano – AriAnteo Piazza Mercanti
7/08 a Brescia – Arena Giardino dell’Eden
10/08 a Catania – Arena Argentina
10/08 a Pisa – Arena Roma
12/08 a Porto S.Giorgio
13/08 a Perugia – Giardini del Frontone
13/08 a Castel di Sangro – Arena
14/08 a Siena – Arena Fortezza
15/08 a Savona – Nuovo Filmstudio
16/08 a Udine – Arena Fortunata / a Prato – Arena Imperatore / a Pinzolo – Paladolomiti
18/08 a Padova – Arena Milcovich
21/08 a Pescasseroli – Cinema Ettore Scola
22/08 a Firenze – Arena Bardini
22/08 a Bergamo – Arena Esterno Notte
24/08 a Fano – Arena BCC
31/08 a Vicenza – Odeon sotto le stelle
Per la reperibilità dei biglietti clicca QUI.
Il sapore della felicità – La colonna sonora
- Le musiche originali del film sono del compositore Frederic Holyszewski, i cui crediti includono il dramma storico cinese Road to Sky (2015), una traccia per il videogioco Gran Turismo 4. Holyszewski è alla terza collaborazione con la regista Slony Sow dopo aver musicato i corti Grenouille de cristal e Dolya.
- Il regista Slony Sow parla della musica del film: “Sono un fan di Tarantino, che mescola sempre tutti gli stili musicali e non esita a mettere il contemporaneo nei suoi film d’epoca. Non l’ho copiato, ma mi ha ispirato. La colonna sonora de ‘Il sapore della felicità’ è stata molto importante per me. Amo la musica originale di Holyszewski. Trovo che ti faccia davvero ‘sentire’ lo spirito del film.”
- La colonna sonora del film include i brani: “L’aile ou la cuisse” di Vladimir Cosma (1976), dalla colonna sonora del film L’ala o la coscia? di Claude Zidi. “Alexandrie Alexandra” di Claude François (1977); “Sarabande” di Haendel (1733), “Maho No Pink” di Masashi Sada (1980), “Le premier jour (du reste de ta vie)” di Étienne Daho (2008); Alexandrie Alexandra” (2010), una cover che suona sui titoli di coda della canzone originale di Claude François, reinterpretata dal gruppo francese Père et Fils, “This Bitter Earth / On the Nature of Daylight” – Dinah Washington (1960) / Max Richter (2004), Questo brano è in realtà un mashup di due brani diversi: “This Bitter Earth” scritto da Clyde Otis e interpretato da Dinah Washington e “On the Nature of Daylight” composto da Max Richter per il film Shutter Island.
Il sapore della felicità – Foto e poster