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Stasera in tv: “Il viaggio di Fanny” su Rete 4

Rete 4 stasera propone “Il viaggio di Fanny”, film drammatico franco-belga del 2016 diretto da Lola Doillon e interpretato da Léonie Souchaud, Fantine Harduin, Juliane Lepoureau e Ryan Brodie.

pubblicato 25 Gennaio 2020 aggiornato 29 Luglio 2020 18:02

[Per visionare il trailer clicca sull’immagine in alto]

 

Cast e personaggi

Léonie Souchaud: Fanny Ben-Ami
Fantine Harduin: Erika
Juliane Lepoureau: Georgette
Ryan Brodie: Victor
Anaïs Meiringer: Diane
Lou Lambrecht: Rachel
Igor van Dessel: Maurice
Cécile De France: Madame Forman
Stéphane De Groodt: Jean
Malonn Lévana: Marie
Lucien Khoury: Jacques
Victor Meutelet: Elie
Elea Körner: Helga
Alice D’Hauwe: Ethel

 

La trama

 

Il viaggio di Fanny è la storia vera della tredicenne Fanny Ben-Ami e delle sue sorelle, lasciate dai genitori in una delle colonie francesi destinate a proteggere i minori dai dai rischi della guerra. Lì conoscono altri coetanei e con loro, quando i rastrellamenti nazisti si intensificano e inaspriscono, sono costrette alla fuga. Questi bambini dovranno fare appello a tutta la loro forza interiore e al loro coraggio per affrontare pericoli e peripezie nel tentativo di raggiungere il confine svizzero e salvarsi. Dovranno fare i conti con la fame, con il freddo, con l’odio dei nemici, ma incontreranno talvolta persone disposte a proteggerli anche a rischio della propria vita. Anche nelle difficoltà più ardue e nella paura riusciranno però a conservare il loro essere bambini, imparando ad essere indipendenti e scoprendo il valore della solidarietà e dell’amicizia.

 

Curiosità

  •  Il film è basato sul libro autobiografico “Le journal de Fanny” scritto da Fanny Ben-Ami.
  • Il film ha vinto la 46esima edizione del Giffoni Film Festival.
  • L’autrice Fanny Ben-Ami descrive il voler raccontare la sua storia come: “Un messaggio contro l’antisemitismo e l’odio, un odio che oggi vediamo ritornare dappertutto. Desidero che il mio messaggio venga compreso, affinché alcune cose non si ripetano. Viviamo in un’epoca molto fragile, da ogni parte si levano voci che ricordano moltissimo quelle che si sentivano allora. Questo è molto pericoloso, anche per coloro che non sono ebrei. Perché dopo gli ebrei, andranno in cerca di altri bersagli”.
  • Le musiche originali del film sono di Sylvain Favre-Bulle & Gisèle Gérard-Tolini entrambi alla loro prima colonna sonora cinematografica.

Dal libro al grande schermo

 

Fanny, l’eroina dodicenne che guida la fuga di un gruppetto di bambini, è la versione cinematografica dell’autrice del libro. Prima di dedicarsi alla scrittura, la regista Lola Doillon ha voluto incontrare Fanny Ben-Ami a Tel-Aviv, la città in cui vive oggi, per conoscere meglio la storia dei suoi genitori e della sue sorelle. “Avevo bisogno di immergermi nel suo passato e nei suoi ricordi”, afferma. “Mi ha raccontato moltissime cose, alcune delle quali ora sono nel film, mentre altre ne sono rimaste fuori. Mi sono ispirata anche ai racconti di altri bambini nascosti, che si sono salvati grazie ad alcune associazioni, e a molte storie quotidiane comuni a molti. E ho sollecitato l’aiuto di storici e archivisti per soddisfare il mio bisogno di verità”. Quando ha letto la sceneggiatura, Fanny Ben-Ami non vi ha riconosciuto la sua storia nella sua integrità, e si è un po’ preoccupata: “Ho scritto a Lola per dirle che le cose non erano andate esattamente così”, spiega. “Per esempio, la Resistenza e la guerriglia, che comunque sono state importanti per me, non c’entrano per niente. Poi, riflettendoci e parlando con degli amici, ho capito che un film non è un libro, che era rivolto agli altri e non a me. E che ci sono degli aspetti del mio percorso che ai miei occhi sono importanti ma che non lo erano necessariamente per il film. Concludendo, penso che Lola abbia fatto bene e che nella sua sceneggiatura ci sia tutto quello che conta, tutto l’essenziale”. L’autrice dice anche di essere molto felice che Il viaggio di Fann sia un film di finzione e non un documentario, “perché gli spettatori devono potersi calare nei panni dei personaggi, devono poter provare empatia, soffrire o ridere insieme a loro”. Lola Doillon osserva che un film di finzione richiede un ritmo proprio e una propria logica narrativa interna: “Questo mi ha imposto a volte di cambiare direzione e mutare alcuni elementi del contesto”, spiega. “Ma ovviamente ho seguito il corso degli avvenimenti storici decisivi che fanno da sfondo a questa avventura, e tutto ciò che ho modificato resta vero, ispirato a fatti realmente accaduti raccontati da altri che hanno vissuto quegli anni.