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Manodopera: disponibile la colonna sonora di Nicola Piovani per il film d’animazione di Alain Ughetto

Tutto quello che c’è da sapere su “Manodopera”, il pluripremaito film d’animazione in stop-motion del regista Alain Ughetto al cinema dal 31 agosto 2023 con Lucky Red.

26 Ottobre 2023 08:53

Dopo l’anteprima mondiale all’Annecy International Animation Film Festival 2022, l’anteprima internazionale al 75 ° Locarno Film Festival (Piazza Grande) e l’anteprima nazionale al Torino Film Festival 2022 (Film di apertura di DOK Leipzig 2022), dal 31 agosto 2023 arriva nei cinema italiani con Lucky Red Manodopera (Interdit Aux Chiens Et Aux Italiens), pluripremiato lungometraggio d’animazione in stop-motion scritto e diretto da Alain Ughetto.

Per il lancio del film, Lucky Red promuove la mostra “Vietato ai cani e agli italiani” presso il MEI, il Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana di Genova. L’esibizione, presentata per la prima volta al Festival International du Film d’Animation d’Annecy. La mostra proporrà 7 “valigie” che contengono alcuni personaggi e scenografie del film. Alain Ughetto nella sua opera ha voluto rievocare la storia della sua famiglia nel contesto dei grandi movimenti migratori dei primi del ‘900. La speranza di una vita migliore spinse infatti il nonno Luigi Ughetto e sua moglie Cesira a varcare le Alpi e a trasferirsi con tutta la famiglia in Francia. La mostra si concluderà il 24 settembre. Gli spettatori che acquisteranno un biglietto del film avranno uno sconto sull’entrata al Museo.

Informazioni sulla mostra “Vietato ai cani e agli italiani”
5 Agosto – 24 settembre
da martedì a venerdì ore 11-18 e sabato e domenica ore 11-19
MEI – Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana
Piazza della Commenda 1, Genova
Ingresso ridotto a 5 € per chi ha acquistato i biglietti per la proiezione del film.

Manodopera – Trama e doppiatori

Piemonte, inizi del ‘900. La speranza di una vita migliore spinge Luigi Ughetto e sua moglie Cesira a varcare le Alpi e a trasferirsi con tutta la famiglia in Francia. Il regista Alain Ughetto ripercorre la sua storia familiare in un dialogo immaginario con la nonna. L’animazione in stop-motion ripercorre la vita sofferta e romanzesca degli emigrati italiani mettendo in scena un racconto fresco e poetico.

Doppiatori originali

Arianna Ascaride : Cesarea
Stefano Pagani : Luigi
Diego Giuliani : Antonio e Alcide
Cristoforo Gato : Giuseppe e Severino
Lorenzo Pasquier : Vincenzo
Laura Devoti : Luisa
Bruno Fontaine : Nino, Gérard e un operaio francese
Thierry Buenafuente : René, barelliere
Carlo Ferrante : il tagliaossa
Gaia Saitta : una suora
Aude Carpentieri : Giusepina e Marie-Cécile
Pascal Gimenez : un reclutatore e un caposquadra
Jacques Chambon : un barelliere, un caposquadra e un geometra
Moritz Korff e Martin Prill : soldati tedeschi
Walery Doumenc : un caposquadra di reclutamento
Chiara Collet : un vicino di zucca e un invitato al matrimonio
Luigi Butà : un invitato a un matrimonio, un uomo e un lavoratore
Luca Bertolati : il sacerdote e un funzionario del Partito Nazionale Fascista
Sara Cesaretti e Magali Nardi : le ragazze di Masca
Toni Di Stasio : funzionario del Partito Nazionale Fascista
Camille Gimenez, Johan Cardot Da Costa e Tom Guittet : bambini
Alain Ughetto : il narratore e il fotografo
Cécile Rittweger, Mikael Sladden e Salomé Richard : voci aggiuntive

Doppiatori italiani

Marina Tagliaferri : Cesarea
Antonio Sanna : il narratore

Manodopera – Trailer e video

Video backstage e nuova clip in italiano pubblicati il 5 settembre 2023

Curiosità sul film

  • Alain Ughetto dirige “Manodopera” da sua sceneggiatura scritta con Anne Paschetta e Alexis Galmot.
  • Il cast tecnico: Ideazione dei personaggi Alain Ughetto & David Roussel / Assistente alla regia e storyboard Camille Rossi / Fotografia di Fabien Drouet & Sara Sponga / Scenografo Jean-Marc Ogier / Capo animatrice Marjolaine Parot / Direzione di fabbricazione Nicolas Flory / Montaggio Denis Leborgne.
  • Il regista Alain Ughetto spiega il titolo originale del film: “All’origine del titolo francese del film c’è una vecchia immagine che circola in rete. Ritrae un cartello in bianco e nero, appeso alla facciata di un vecchio caffè, con la scritta «Interdit aux chiens et aux italiens», «Vietato ai cani e agli Italiani». Credevo che l’immagine provenisse dalla Savoia, o dal dipartimento dell’Ain, o dalla Svizzera, ma in realtà comparve per la prima volta in Belgio per poi essere replicata anche in altri Paesi. Questa scritta appartiene alla mia storia. Con tutta la sua violenza, la sua crudeltà e la sua ferocia, questo piccolo cartello che accoglieva gli emigranti sintetizza perfettamente il desiderio di evocazione storica alla base di questo film. Ho voluto che un’intera scena fosse incentrata su questa scritta, la quale poi è diventata anche il titolo originale dell’opera.”
  • Il film è prodotto da Les Films du Tambour de Soie (Francia) – Alexandre Cornu Con Graffiti Film (Italia) – Enrica Capra Vivement Lundi! (Francia) – Jean-François Le Corre, Mathieu Courtois Foliascope (Francia) – Ilan Urroz, Nicolas Flory Lux Fugit Film (Belgio) – Manuel Poutte Nadasdy Film (Svizzera) – Nicolas Burlet Ocidental Filmes (Portogallo) – Luis Correia
  • Il film è una coproduzione Francia – Italia – Belgio – Svizzera – Portogallo sostenuta, tra gli altri, da Film Commission Torino Piemonte – Piemonte Doc Film Fund, Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Eurimages.

ELENCO SALE

I premi

Alain Ughetto (Photo by Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)

Miglior Film d’Animazione Europeo agli EFA 2022
Premio della Giuria e Premio Fondazione Gan per la Distribuzione all’Annecy
International Animation Film Festival 2022
Grand Prize al BIAF – Bucheon International Animation Festival 2022
Premio Occhiali di Gandhi al Torino Film Festival 2022
Premio del Pubblico alla Mostra de València – Cinema del Mediterrani 2022
Premio Amilcar du Public al Festival du Film Italien de Villerupt 2022
Menzione Speciale a Cinanima 2022
Coup de coeur des lycéens a Les rendez-vous du cinéma 2022 – Dreux
Premio Cineuropa, Premio Speciale della Giuria, Premio del Pubblico
a Cinemamed 2022 – Festival Cinéma Méditerranéen de Bruxelles
Miglior Film d’Animazione agli International Cinephile Society Awards 2023
Premio del Pubblico Miglior Lungometraggio a Anima 2023
Premio Produttore dell’Anno a Cartoon Movie Tributes 2023
Grand Prize e Governor Award al Tokyo Anime Award Festival 2023
Premier Prix al Festival du Film Italien d’Andernos-les-Bains 2023
Premio del Pubblico al FANT – Festival de cine fantástico de Bilbao 2023
Menzione Speciale al Festival Internacional de Cine en Guadalajara 2023

Note di regia

Nella mia famiglia, quando eravamo seduti a tavola, mio padre raccontava sempre che in Italia, in Piemonte, c’era un paese chiamato Ughettera, dove tutti gli abitanti si chiamavano Ughetto, come noi. Quando mio padre morì, decisi di andare a controllare. Esisteva per davvero: Ughettera, la terra degli Ughetto!

La mia ricerca iniziò quel giorno di nove anni fa e, con essa, nacque anche la storia di questo film. Nel cimitero di Ughettera, non trovai né la tomba di mio nonno Luigi, né quella di mia nonna Cesira… Cosa era successo? I testimoni di quell’epoca – la generazione nata intorno al 1870, in Italia – ormai non ci sono più da molto tempo.

Nel villaggio di Ughettera, i tetti delle case sono crollati, cancellandone il passato contadino; gli alberi sono cresciuti sulle loro vite di carbonai; di tutti i suoi abitanti, oggi, non resta più nulla. Un contributo dal valore inestimabile, per questo film, fu la scoperta del libro ‘Il mondo dei vinti’, di Nuto Revelli. Questo scrittore e partigiano italiano, nella sua opera, ha ricostruito quello stesso mondo contadino in cui hanno vissuto i miei nonni, in Piemonte, restituendoci le loro storie. Vicende struggenti che parlano di fame, di guerre e di miseria…

Durante il mio viaggio ad Ughettera, ho raccolto alcuni oggetti legati alla vita quotidiana dei miei antenati: carbonella, broccoli, castagne… Tornato nel mio atelier, ho usato questo bottino per dare vita ad un mondo in miniatura: i broccoli sono diventati alberi, la carbonella si è trasformata in montagne, le zollette di zucchero in mattoni… Con l’aiuto di Jean-Marc Ogier e la sua squadra, abbiamo ricostruito quel mondo scomparso.

Noi tutti conserviamo dei ricordi di nostro padre, di nostra madre, un po’ dei nostri nonni, ma poi poco altro: tutto il resto appartiene alla Storia. La mia idea era quindi quella di tornare indietro nel tempo, intrecciando la mia memoria familiare ed intima con l’evocazione storica.

Dietro al mio nome ho trovato una storia, la cronaca di una famiglia tra centinaia d’altre. Per sviluppare questa storia, mi sono ispirato alla realtà, quella della vita di una parte della mia famiglia originaria del Piemonte. Ho frugato nei miei ricordi, poi in quelli delle mie cugine e cugini, dei miei fratelli e sorelle. Guerre e migrazioni, nascite e morti… e il racconto ha cominciato a prendere forma.

Al di là del dolore che ho trovato nella mia storia personale, ho scoperto storie straordinarie, raccontate nel film. Mio nonno Luigi purtroppo non l’ho mai conosciuto. Ma mia nonna Cesira, invece sì… Avevo dodici anni quando è morta; la chiamavo mémé, ovvero nonna. Per me, la nonna era sempre stata come la vedevo: ai fornelli vestita di nero, con le mani impegnate nella preparazione della polenta. Lei voleva sentirsi più francese dei Francesi e non l’ho mai sentita parlare in italiano. Si metteva a cucinare fin dal mattino: polenta e latte a colazione, polenta e coniglio in umido a mezzogiorno e polenta gratinata al forno la sera. Fino a che, ad un certo punto, mi sono reso conto che, prima di diventare mémé, mia nonna era stata Cesira, che era stata giovane e bella, che aveva indossato abiti colorati, che era stata desiderata e aveva amato.

Negli studios di Vivement Lundi!, a Rennes, abbiamo costruito i personaggi del film: Luigi, Cesira, mio padre Vincent e tanti altri pupazzi che li avrebbero accompagnati nel racconto. Così, Cesira ha assunto le sembianze di quel pupazzo alto 23 cm che vediamo nel film. Rispondendo alle mie domande, mi ha raccontato la sua storia, la sua vita in Italia, il suo incontro con Luigi, il fallimento del viaggio in America e la ragione per cui scelsero la Francia…

Il progetto di questo film è stato sviluppato da Alexandre Cornu, produttore di Les Films du Tambour de Soie, a Marsiglia, con il quale avevo già realizzato il mio film precedente, ‘Jasmine’. Insieme allo sceneggiatore Alexis Galmot, subentrato ad Anne Paschetta, con la quale avevo sviluppato la parte più documentata della storia, abbiamo lavorato alla narrazione di quest’ultima, abbiamo trovato una trama, poi adattato e infine suddiviso in sequenze le scene. Luigi, Cesira, mio padre, erano tutti pronti; non restava che trovare il modo per integrare nel racconto la mia presenza…

L’ispirazione è venuta dal tema della trasmissione da mani a mani. Le mani di mio nonno hanno trasmesso il loro sapere alle mani di mio padre; le mani di mio padre, a loro volta, hanno trasmesso il loro sapere a me e ancora oggi lo conservo, e sento il dovere di testimoniarlo. La mano, la mia stessa mano, è diventata a tutti gli effetti un personaggio che agisce nell’universo del film e nell’atelier, durante la sua fabbricazione; la mia mano lavora, pone domande e interviene.

Tra confinamento legato al Covid e tempeste di neve, il film è stato girato in gran parte a Beaumont-lès-Valence, negli studios di Foliascope. Le riprese sono iniziate a gennaio 2020 e si sono concluse il 31 luglio 2021. Con questo progetto filmico ho voluto mostrare e raccontare il lavoro di coloro che hanno costruito le infrastrutture della Francia di oggi: tunnel, strade, ponti, dighe. Persone che sono rimaste completamente invisibili, e non perché avessero scelto di nascondersi.

La storia che emerge dal film, e che inizia con un «io», scivola molto rapidamente verso il «noi». Polacchi, Spagnoli, Portoghesi, Indiani, Vietnamiti o Magrebini: poco importa da dove veniamo, il passato resta sempre con noi. Guardando al presente, poi, ho voluto raccontare il modo in cui in Francia, «a quell’epoca, accoglievamo tutti gli stranieri».

Ho lavorato a questo film per nove anni e sono innamorato di ogni sua immagine. È un film unico, al quale, ogni membro dell’équipe, ha offerto le proprie conoscenze, le proprie competenze, le proprie capacità, la propria memoria. Un lavoro di squadra, una lunga e bella avventura condivisa, durante la quale tutti – produttori, animatori, tecnici provenienti da tutta Europa – abbiamo collaborato per presentarvi questo bellissimo, magnifico dono. Un film-testimonianza, ma soprattutto un film d’amore. [Alain Ughetto]

La famiglia Ughetto

Mio nonno Luigi è morto nel 1942, otto anni prima che io nascessi. Mio padre mi parlava poco di lui e tutto quello che oggi so l’ho appreso un po’ alla volta, interrogando cugine, cugini e zie.

Luigi Ughetto nacque nel 1879 a Pinasca, nelle montagne piemontesi, la parte più povera della regione. Cesira Caretti, invece, venne alla luce nel 1886 a Premeno, sempre in Piemonte, ma in una regione più ricca, vicino al Lago Maggiore, e una famiglia più benestante.

Anche l’Italia era da poco nata (il Regno d’Italia venne proclamato nel 1861). Nel 1905, a 26 anni, Luigi partecipò ai lavori di costruzione del tunnel ferroviario del Sempione, che collegava la città svizzera di Briga, nel Canton Vallese, al villaggio italiano di Iselle. Probabilmente fu lì che Luigi, allora operaio, incontrò Cesira, figlia di un imprenditore. Si sposarono il 6 agosto 1907 nel paese di Cesira, a Premeno, come voleva la tradizione. Ebbero una prima figlia, Marie-Cécile, nata nel 1909 a Sierre (Svizzera).

Nel corso degli anni ‘10, il Regno d’Italia intraprese una serie di guerre di espansione coloniale: in Somalia nel 1908 e in Libia nel 1911/1912. Luigi probabilmente prese parte a quest’ultima campagna. Tra il 1900 al 1915, oltre 8 milioni di Italiani lasciarono il Regno.

Il 23 maggio 1915, in seguito alla dichiarazione di guerra, le truppe italiane si dislocarono lungo il confine, nella Venezia Giulia e sulle Alpi. Luigi aveva 36 anni e fu chiamato a combattere in Italia. In quel momento, era padre di tre bambini piccoli. Luigi sopravvisse al conflitto e, dopo la guerra, tornò a lavorare in Francia, dove si perdono le sue tracce fino alla nascita dei suoi altri tre figli, nel dipartimento della Corrèze: Marcelle nel 1919, mio padre Vincent nel 1921 e René nel 1925.

Luigi e Cesira si trovavano in Francia quando Mussolini, facendo leva anche sul malcontento degli Italiani a fronte della cosiddetta “vittoria mutilata”, creò nel 1921 il Partito Nazionale Fascista. Coloro che rimasero in Italia ricordano questo come un periodo che mise a ferro e fuoco, e che divise profondamente il Piemonte.

Nel 1932, in Ariège, all’età di 18 anni, morì Ida, la secondogenita di Luigi e Cesira. Nel 1939 Luigi, Cesira, mio padre, un suo fratello e una delle sue sorelle furono naturalizzati francesi. Mio padre prese parte alla Seconda Guerra mondiale come francese, combattendo contro il proprio paese natale, contro il paese dei suoi genitori.

Luigi morì nel 1942, Cesira vent’anni dopo. Mio padre Vincent, invece, se ne è andato nel 2009. Su sua richiesta, le sue ceneri sono state riunite a quelle di mia madre, francese.

Nota storica

Per via delle difficili condizioni di vita che si dovevano affrontare sulle montagne piemontesi, gli abitanti di quei territori hanno sempre attraversato le Alpi in cerca di una vita migliore. Uomini e donne raccontano che andavano a farsi assumere come lavoratori stagionali. E questo valeva anche per i bambini, appena la neve si scioglieva, permettendo di attraversare a piedi le montagne…

Tutti si ricordano di Barcelonnette, una cittadina nota per il suo mercato dei bambini, dove ogni giorno circa 400 fanciulli e fanciulle si proponevano come domestici, pastorelli o «vacherots» (garzoni di fattoria). Un esercito di bambini analfabeti, docili e affamati, di cui sicuramente ha fatto parte anche il nonno di Alain Ughetto. Fu in questo contesto che, come tanti altri piemontesi, iniziò la sua vita di lavoratore nomade.

Dapprima caratterizzata da ritmi regolari e stagionali, l’emigrazione si fece presto definitiva, quando migliaia di contadini lasciarono il Piemonte per la Francia, la Svizzera o l’America. La storia del Piemonte è dunque quella di un territorio che si svuotò dei suoi abitanti, un fenomeno che divenne massiccio a partire dalla metà del XIX secolo. Tra il 1876 e il 1985, partirono più di 27,5 milioni di Italiani. È come se ogni giorno fosse scomparso un villaggio di 650 abitanti! In questa emigrazione di massa, fu il Piemonte a fornire il maggior numero di migranti.

Il film cerca proprio di ridare forma e vita alla storia e al vissuto di questi emigranti, seguendo le orme di Luigi, di Cesira e dei loro compagni, contadini piemontesi prima, operai francesi poi. Attraverso la loro vicenda, ripercorriamo quindi la storia della manodopera che hanno rappresentato i lavoratori emigranti e nomadi che, ieri come oggi, con il loro lavoro contribuiscono allo sviluppo agricolo e industriale di molte regioni francesi, lavorando spesso in condizioni a mala pena migliori di quelle lasciate alle spalle.

Intervista con Alain Ughetto

Alain Ughetto (Photo credit should read BERTRAND LANGLOIS/AFP via Getty Images)

Cosa l’ha spinta a ripercorrere in un film e nell’arco di quasi un secolo la storia della sua famiglia piemontese poi immigrata in Francia?

Ho pensato che sarebbe stato un bene per me offrire una testimonianza di quello che hanno passato i nostri antenati. Perché ci ricordiamo di nostro padre, nostra madre, un po’ dei nostri nonni, ma oltre a questo non c’è niente. Scavando sotto il mio nome, ho trovato una storia. È la storia di una famiglia tra tante altre e ho potuto tornare indietro nel tempo, mescolare la storia intima con un’evocazione storica. Mi è sembrato un messaggio molto forte fare un film personale, unico, impegnato, persino arrabbiato: un film testimonianza. Il cartello «Vietato ai cani e agli italiani» è il segno di un’epoca, ma ovviamente ha un’eco nell’attuale questione dei migranti.

Il film ripercorre una vita quotidiana molto dura e non manca di eventi drammatici, ma conserva sempre un certo senso dell’umorismo.

È nello spirito delle commedie all’italiana, di Scola, Risi, ecc.: si può ridere anche di cose terribili, fino a un certo punto ovviamente. Ero molto legato a questo umorismo che ci hanno regalato film magnifici come ‘Pane e cioccolata’ o ‘Brutti, sporchi e cattivi’: sono situazioni abominevoli, ma ne ridiamo.

Perché ha incentrato la narrazione su un dialogo tra lei (fuori campo, ma a volte presente sotto forma di mano) e sua nonna che rievoca i suoi ricordi?

Le mani di mio nonno hanno trasmesso il loro sapere alle mani di mio padre che a sua volta lo ha trasmesso a me, e oggi avevo il dovere di ricordarlo. Mio padre era molto pratico, lo sono anch’io e poiché è una storia molto personale, era quindi importante che io ci entrassi dentro e che le persone vedessero le mie mani. La mano diventa un personaggio, un personaggio che agisce su questo mondo, lavora, si interroga. E volevo avere un dialogo con mia nonna. Come in tutte le favole, la nonna racconta ai suoi nipoti quello che ha vissuto.

Questa mano è un collegamento tra il duro lavoro dei suoi antenati, con le loro pale e picconi, e il suo approccio artigianale all’animazione?

Sì, c’è un collegamento diretto. Mi sono affidato al lavoro di Michel Serres. La mano è un po’ ovunque e mi è sembrato interessante vedere questa mano partecipare al ricorso storico, vedere cosa è successo nella Storia, e che fungesse da filo conduttore. E l’animazione è anche opera di piccole mani che, fotogramma dopo fotogramma, riportano in vita dei personaggi, donando loro corpo e anima.

Aveva già lavorato sull’animazione in stop-motion con ‘Jasmine’. Perché questa volta ha deciso di usare dei pupazzi, introducendo nella storia oggetti come le zollette di zucchero?

Innanzitutto si possono esprimere tante cose con i pupazzi, ma non c’è niente di umano in loro anche se sono proporzionati, e trovo molto interessante questa distanza che consentono perché possono fare cose che non hanno nulla a che fare con la realtà. E siccome non è rimasto più nulla dei personaggi reali che il film evoca, ho cercato di immaginare quali oggetti potessero accompagnarli: carbonella, broccoli, castagne, zucchero, ecc. Tutto quello di cui parlavano, ho pensato che sarebbe stato bello trasporlo sul set.

Come ha lavorato alla messa in scena con gli animatori dei pupazzi?

Stavo uscendo dalla mia zona di comfort, ma la mia richiesta di vedere la mano entrare nel quadro ha portato loro fuori dalla loro zona di comfort. Ci sono state grandi discussioni: «Come lo facciamo? Non è lo stesso formato». Tutto è stato scritto sullo storyboard, poi abbiamo fatto vari test filmati, con una macchina fotografica, con i green screen, ecc. Abbiamo dovuto trovare un modo per raccontare questa storia così come è stata scritta, ed è passata per molte domande, scambi e ricerche. Comunque, nell’animazione, ogni progetto richiede tempo, almeno cinque o sei anni. E l’animazione in stop-motion non è un cartone animato.

Alain Ughetto – Note biografiche

Alain Ughetto (Photo credit should read BERTRAND LANGLOIS/AFP via Getty Images)

Alain Ughetto ha ereditato dal padre e dal nonno una pronunciata attitudine per il bricolage, che il regista riesce ad infondere nel suo cinema attraverso l’animazione, facendolo diventare vettore di esplorazione dell’universo più intimo.

Nel 1985, Alain Resnais gli assegna il César del miglior cortometraggio di animazione per ‘La Boule’. Nel 2013, Alain dirige ‘Jasmine’, dove racconta la sua storia d’amore nei tumulti delle Teheran alla fine degli anni ‘70.

Dopo una lunga maturazione, oggi ritorna per dare forma alla storia di suo nonno e, attraverso di essa, a quella di molti italiani emigrati in Francia.

Manodopera – La colonna sonora

  • Le musiche originali del film sono del compositore, pianista, direttore d’orchestra Nicola Piovani, premio Oscar per la colonna sonora di La vita è bella.
  • Il regista Alain Ughetto spiega la scelta di Nicola Piovani per la colonna sonora: “Avevo ascoltato la sua musica e trovavo che fosse davvero molto forte. Così gli ho scritto una lettera e lui ha accettato perché la storia lo ha commosso, e gli piaceva questo  mix metà italiano e metà francese. È un gran signore e lavorare con lui è stata un’esperienza meravigliosa.

1. Interdit aux chien et aux italiens 6:37
2. Interdit aux chien et aux italiens (Fisarmonica) 2:27
3. Interdit aux chien et aux italiens (Lento) 3:26
4. La grande famille Ughetto 2:48
5. La grande famille Ughetto (Lento) 3:50
6. Bricolages de mon père 1:55
7. Bricolages de mon père (Lento) 2:34
8. L’arrivée des fascistes 3:58
9. La rencontre de l’amour 4:53

La colonna sonora di “Manodopera” è disponibile su Amazon.

Manodopera – Foto e poster