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Santa Lucia: trailer e anticipazioni del film con Renato Carpentieri al cinema dal 3 novembre

Tutto quello che c’è da sapere su “Santa Lucia”, opera prima di Marco Chiappetta con Renato Carpentieri e Andrea Renzi al cinema dal 3 novembre.

3 Novembre 2022 09:37

Dal 3 novembre nei cinema con Double Line Santa Lucia, opera prima del regista napoletano Marco Chiappetta interpretata da Renato Carpentieri, Andrea Renzi e Bianca Maria D’Amato. Il film racconta il ritorno a Napoli di uno scrittore ormai cieco e il viaggio pregno di nostalgia intrapreso con il fratello Lorenzo, musicista mancato, in una città che l’uomo può solo ricordare.

Santa Lucia – Trama e cast

La trama ufficiale: Dopo molti anni trascorsi in Argentina, Roberto (Renato Carpentieri), scrittore ormai cieco, torna a Napoli per la morte della madre. Insieme con il fratello Lorenzo (Andrea Renzi), musicista mancato, intraprenderà un viaggio della memoria nella città della sua giovinezza, che non può più vedere ma solo percepire attraverso i sensi che gli restano, i ricordi e l’immaginazione, alla ricerca del tragico motivo del suo addio.

Il cast di Santa Lucia include anche Biancamaria D’Amato, Edoardo Sorgent, Antonia Marrone, Alfredo Ciruzzi, Giuseppe Festinese, Manuel Carolla, Suami Puglia e Maria Laila Fernandez.

Santa Lucia – trailer e video

Curiosità sul film

  • Il team che ha supportato il regista Marco Chiappetta dietro le quinta ha incluso: il direttore della fotografia Antonio Grambone, il montatore Giogiò Franchini, lo scenografo Lino Fiorito, la costumista Giovanna Napolitano e la direttrice del casting Costanza Boccardi. Il comparto sonoro è a cura di Daghi Rondanini (suono) e Marco Saitta (Sound Design).
  • “Santa Lucia” è Prodotto da Teatri Uniti, Riverstudio, Audioimage con il sostegno di MIC Direzione Generale Cinema e Audiovisivo con il contributo di Regione Campania in collaborazione con Film Commission Regione Campania. Produttori Angelo Curti, Flora Fiume, Maurizio Fiume e Davide Mastropaolo.

Note di regia

Quando ho lasciato Napoli all’età di 20 anni per vivere a Parigi, la mia città mi mancava così tanto che quando camminavo per il lungosenna chiudevo gli occhi e sognavo di essere lì: il fiume era il mare, l’odore era quell’odore, incontravo sulla strada i fantasmi del mio passato, rivivevo nella mente scene della mia vita, e sentivo davvero di essere di nuovo a Napoli, e tutto era possibile nell’oscurità. Così iniziai a chiedermi: cosa succederebbe se un uomo tornasse dopo un lungo esilio nella sua città natia, nei luoghi della sua vita, e non potesse più vederli? Come potrebbe un cieco distinguere la realtà dal sogno e dai ricordi? L’idea del film è raccontare il viaggio nel passato di un uomo senza futuro, il “punto di vista” di un cieco che non può più vedere ma solo sentire con gli altri sensi, immaginare, ricordare. Una cecità più metaforica e poetica, che fisica. La città che Roberto attraversa insieme al fratello Lorenzo (sorta di moderno Virgilio) è una Napoli inedita e senza tempo, cupa, spettrale, abbandonata e minacciosa, come un enorme, silenzioso cimitero, popolata solo da fantasmi e visioni di un passato lontano, insieme meraviglioso e terribile. Roberto passa da un ricordo all’altro, da un luogo dell’anima all’altro, come in un labirinto, ricucendo il mosaico della sua vita alla ricerca del pezzo mancante. Questo viaggio nella memoria non è raccontato attraverso i classici flashback, ma mischiando passato e presente in un vertiginoso flusso di coscienza, una sola unità di azione, spazio e tempo, come se questi eventi avvenissero per la prima volta davanti agli occhi di Roberto, testimone della sua stessa vita, che vede senza vedere.

Chi è Marco Chiappetta?

Marco Chiappetta (Napoli, 1991) si è laureato in Lettere Moderne all’Università Federico II di Napoli e in Études Cinématographiques all’Université Paris VII – Diderot. Dall’età di 17 anni ha realizzato diversi cortometraggi e backstage di film e serie tv per produzioni come Warner Bros e Disney. Santa Lucia è la sua opera prima.

Filmografia

Santa Lucia (lm, 2021) / Locked Out (cm, 2020) / The View From The Window (cm, 2020) / Video Virale (cm, 2020), / Un giorno nella vita (cm, 2016) / L’étranger (cm, 2015) / Lisboa Antiga (cm, 2015) / Giallo (cm, 2014) / Una questione di vita o di morte (cm, 2013) / Eva (cm, 2013) / Elle (cm, 2012) / Kindergarten (cm, 2011) / Canto di Natale (cm, 2010) / Anna Ivanova (cm, 2009).

Intervista al regista

Il regista Marco Chiappetta racconta il percorso che l’ha portato dal cortometraggio autoprodotto al lungometraggio professionale.

Ho iniziato a fare cortometraggi già dal liceo, a 17 anni, e ho continuato durante gli anni universitari tra Napoli e Parigi, con lo scopo di esercitarmi in ogni reparto tecnico e sviluppare una mia voce. Anche se girati con piccoli mezzi, i cortometraggi sono stati presentati e proiettati in diversi festival internazionali e, sin da subito, hanno attirato l’attenzione di quello che sarebbe stato il mio futuro produttore Angelo Curti, di Teatri Uniti, il quale, dopo aver seguito i miei lavori per anni, mi invitò a dedicarmi alla scrittura di un lungometraggio e accantonare il formato corto.

Il regista racconta la lavorazione sul set rispetto alle limitazioni imposte dalla pandemia.

Con un tempismo davvero perfetto, le riprese del film sarebbero dovute iniziare a marzo 2020, per poi essere rinviate nell’autunno-inverno 2020-2021. Meglio così: dal punto di vista ambientale e metereologico la stagione si è rivelata ideale per la rappresentazione della Napoli cupa e livida che avevo in mente dall’inizio. Credo che le limitazioni e le restrizioni, anche in situazioni straordinarie come questa, possano aiutare la creatività, ma nel mio caso l’idea di una città deserta e quasi apocalittica, popolata dai soli protagonisti e dai ricordi del passato, era presente sin dalla prima versione della sceneggiatura. Il periodo storico in cui ci siamo trovati poi a girare, con la gente chiusa in casa e un silenzio di morte, ha solo favorito questa visione di una Napoli atipica, senza sole, senza caos, senza gente e senza tempo. Il vero problema della situazione pandemica è stato piuttosto dover affrontare ogni giorno la lotteria dei tamponi e pregare Santa Lucia di non far chiudere il set per qualche contagio (cosa che invece ovviamente è avvenuta col solito tempismo dopo appena 4 giorni di riprese, fortunatamente senza danni, a parte quelli alla mia psiche).

Marco Chiappetta descrive il lavoro sul set da giovane regista esordiente con due attori di grande esperienza come Carpentieri e Renzi.

Dirigere due grandi attori come Renato e Andrea è un privilegio che non capita a tutti i registi, esordienti ancor meno. Grazie al loro talento, alla loro esperienza, alla loro intelligenza, abbiamo costruito insieme i personaggi, incollandoli alla loro pelle e alla loro indole, nel corso di diverse letture del copione, per poi arrivare sul set con le idee chiare. Mi ha emozionato vedere quanta verità hanno dato a questi personaggi che esistevano solo sulla carta e nella mia testa, creando tra loro un’alchimia spontanea e realistica, come se fossero davvero due fratelli uniti da un comune vissuto. Lavorare con loro è stata una sfida quotidiana per me, dovevo dimostrare a questi due leoni di essere un buon capitano e di essere alla loro altezza, pur avendo solo 29 anni all’epoca delle riprese.

Il regista descrive come uno stato d’animo la Napoli atipica uggiosa e quieta e quasi desaturata nei colori della fotografia, ritratta nel film.

Più che una città, la Napoli del film è uno stato d’animo. Io e lo scenografo Lino Fiorito abbiamo volutamente scelto location inedite al cinema, lontano da Vesuvio, panni stesi e vicoletti, per raccontare una città altra, universale, poetica e senza tempo, che rappresentasse le sensazioni e le emozioni del protagonista, un cieco che non può vedere la città, ma solo immaginarla, ricordarla, ricrearla. Da autore nato e cresciuto a Napoli, ma evoluto in Francia, mi interessava trasfigurare la realtà e raccontare la città nel suo lato più cupo, malinconico e misterioso, così come la sento io. Sentivo soprattutto l’esigenza di sprovincializzare l’immagine ormai trita di una città troppo spesso ridotta a caricatura.

Marco Chiappetta racconta un aneddoto sulla lavorazione a cui tiene particolarmente e da un consiglio ai giovani registi emergenti come lui.

La casa del film coincide con la sua descrizione precisa nella sceneggiatura. Quando il mio scenografo l’ha trovata non credevamo ai nostri occhi: la casa si era materializzata, così come l’avevo immaginata. Il suo proprietario, un anziano corniciaio, viveva da solo, in una casa troppo grande per lui e scalfita dalle cicatrici del tempo, dove tutto era rimasto uguale da più di 40 anni. Era una casa fantasmagorica, ferma nel tempo, la protagonista ideale di questa storia. Le ho dato giusto un tocco più personale aggiungendo oggetti e feticci della mia infanzia. A un regista esordiente consiglierei di restare coerente alla propria visione, ma anche di assecondare i giochi del destino: ogni cambiamento, seppur improvviso e indesiderato, può giovare al film. Come diceva Renoir, bisogna sempre lasciare aperta una porta sul set: non si sa mai, qualcuno di inatteso potrebbe entrare, è la realtà che ti fa un regalo.

Foto e poster