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Sergio Rubini su Mel Gibson

E rieccoci a parlare di Mel Gibson e della sua “bella bravata”. Questa volta parla l’attore Rob Schneider che ha annunciato pubblicamente che non lavorerà mai con il regista. Schneider ha scritto una lettera su Variety e ha attaccato la star: “Io, Rob Schneider, mezzo ebreo, prometto da questo giorno di non lavorare mai con

di carla
4 Agosto 2006 12:18

E rieccoci a parlare di Mel Gibson e della sua “bella bravata”. Questa volta parla l’attore Rob Schneider che ha annunciato pubblicamente che non lavorerà mai con il regista. Schneider ha scritto una lettera su Variety e ha attaccato la star: “Io, Rob Schneider, mezzo ebreo, prometto da questo giorno di non lavorare mai con Mel Gibson attore, regista, produttore e antisemita”.
Critiche arrivano anche dal nostro Sergio Rubini che recitò ne La Passione di Cristo. L’attore dopo il film aveva sottolineato l’estremismo cattolico di Gibson: “L’esperienza sul set è stata terribile, l’incontro con Mel Gibson fu devastante, c’era una forma di fondamentalismo cattolico che faceva paura… Mentre recitavamo e in tutte le sequenze più emotive, apparivano sul set preti integralisti che ci mostravano l’ostia consacrata. Durante le riprese, ogni giorno, venivano celebrate tre messe, in tre forme e lingue diverse, il gesto più amichevole che Gibson poteva fare con noi attori era invitarci a seguire una delle funzioni insieme a lui. Percepivo un clima che sconfinava nell’eccesso e quindi provavo un senso di disagio, di paura. In più Gibson voleva che fossimo sempre pronti e truccati tutti i giorni, a prescindere dalla scena che sarebbe stata girata. Per diventare Gesù l’attore Jim Caviezel doveva iniziare il trucco all’una di notte. Diventava perfettamente identico al manichino usato per rappresentarlo in diverse sequenze, credo di aver salutato quel fantoccio molte volte scambiandolo per Caviezel, era dotato di un meccanismo che gli faceva muovere il torace proprio come se respirasse.

Ogni mattina qualcuno sul set si convertiva, io invece non riuscivo a trovare nessun punto di contatto con ciò che stava succedendo, cose pazzesche, molto pesanti per noi europei abituati alla nostra bella dose di ironia”.
Sergio Rubini però lancia un’idea: “E se tutto questo servisse a lanciare, Apocalypto, il nuovo film sui Maya? Ricordiamo che anche The Passion ha avuto una storia lunga e complessa, Gibson e la sua società di produzione sono stati abilissimi, all’inizio il Vaticano non era poi così entusiasta, poi c’è stato un cambiamento di tendenza, un appoggio che naturalmente ha favorito l’immenso battage pubblicitario. Osservando quello che accade adesso non ho potuto fare a meno di pensarci”.

E mentre i colleghi criticano, la comunità ebraica accetta le scuse di Gibson.

La storia continua….