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L’uomo d’acciaio: Recensione in Anteprima

Oltre 200 milioni di dollari di budget e un ambizioso obiettivo: ridar vita a Superman, per poi dedicarsi alla Justice League. Arriva finalmente al cinema l’Uomo d’Acciaio

pubblicato 14 Giugno 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 13:21

225 milioni di dollari di budget per ridar vita ad un mito, già malamente naufragato nel 2006, quando Superman Returns di Brian Singer deluse sotto tutti i punti di vista, tanto qualitativi quanto d’incassi. Zack Snyder e la Warner non potevano davvero permettersi passi falsi con Man of Steel, ritorno al cinema di Clark Kent e passaggio fondamentale per poi veder sorgere la Justice League. Per questo si sono affidati alle sapienti mani di Christopher Nolan, non solo produttore ma anche mentore e co-sceneggiatore, vera e propria ombra pensante dietro lo sguardo del regista di 300, difatti mai così cupo come in questa occasione. Perché con L’uomo d’acciaio Superman si è realmente rifatto il look, tendente al dark estremo del Cavaliere Oscuro di nolaniana memoria e decisamente poco incline a qualsiasi forma di sdrammatizzazione.

A differenza di Singer, che omaggiò eccessivamente il Superman cinematografico originale, Snyder se n’è visibilmente allontanato, pennellando volti, storie e personaggi quasi inediti, perché più legati ai giorni nostri e all’evoluzione cinefumettara di questi ultimi 10 anni, imposta proprio da quel Batman Begins sceneggiato da David Goyer, non a caso qui chiamato per un altro reboot milionario. Dall’Uomo Pipistrello all’Uomo d’Acciaio il passo è stato breve, anche se non così automaticamente lineare, a causa di una mano registica decisamente più ‘esagerata’, pompata, isterica e perché no, volutamente ‘pop’, come quella di Snyder, mai come in questo caso in versione ‘Michael Bay’.

Per ricostruire il personaggio di Superman, il trio Nolan-Goyer-Snyder è partito dalle fondamenta, ovvero dalla nascita di quell’uomo che cambierà l’umanità intera, perché punto di incontro tra il nostro Mondo e il mondo di Krypton. Dimenticati i rapidi minuti iniziali del film di Richard Donner, impreziositi da un Marlon Brando pagato milioni di dollari, nel Superman di oggi assistiamo ad una vera e propria battaglia stellare che vede Jor-El difendere con le unghie e con i denti il destino di suo figlio, Kal-El, appena nato e destinato a partire. Perché la visionaria, vulcanica, tecnologica e futuristica Krypton sta per esplodere. A frenare l’ormai imminente partenza del neonato il Generale Zod, pronto a tutto pur di salvaguardare il futuro della propria razza, in odore di estinzione, tanto da pianificare un vero e proprio colpo di Stato. Per venti minuti buoni finiamo così per conoscere ‘questo’ mondo e questi personaggi, pronti a morire pur di portare avanti la propria ‘missione’, fino alla caduta sulla Terra di Kal-El, ovvero Clark Kent. Qui, grazie a continui salti temporali, si fa strada la maturazione di Superman sulla Terra. Lo vediamo bambino, in crisi durante un’interrogazione perché devastato da suoni ed immagini che gli fanno esplodere la testa (a causa dei sensi super sviluppati), per poi saltare su un peschereccio, in fase adulta, mentre salva alcuni operai all’interno di una petroliera in fiamme. Ancora un flashback e siamo su uno scuolabus, con un giovanissimo Kent di nuovo protagonista di una clamorosa missione di salvataggio, per poi tornare ancora ai giorni nostri, mentre prova a resistere alle provocazioni di un energumeno.

Alternando continuamente passato e presente, Snyder sottolinea le difficoltà, le paure, le ingiustizie, le perplessità e i conflitti interiori vissuti da un alieno piovuto sulla Terra quando era ancora in fasce. Qui, trovato ed accudito da due amorevoli contadini, il bimbo Kent matura tra silenzi e restrizioni, perché nessuno, in questo mondo, avrebbe mai potuto capire una ‘diversità’ simile, tanto da dover ‘cedere’ ad un terribile lutto, pur di non accettarsi e fare coming out, svelandosi pubblicamente. Fino a quando tutto ciò non diventa necessario, obbligatorio. Perché dopo 30 anni di ricerche nello Spazio più buio e profondo, il Generale Zod trova Kal-El, ovvero Clark Kent, tanto da minacciare il Mondo intero. Il nostro Mondo. ‘Consegnatemelo, o sarà la fine‘. E qui, ad un passo dal precipizio, tra il terrore della mancata accettazione, la Speranza di una nuova vita, e la necessità di gettare la maschera, da un vero e proprio ‘atto di fede’ nasce Superman.

La genesi. La prima pietra di una saga che ha probabilmente emesso solo il suo primo vagito. Visivamente imponente, grazie ad un uso spaventoso della CG, e finalmente portatore sano di verità sulle strabilianti doti del suo protagonista, L’uomo d’acciaio di Zack Snyder aveva l’arduo compito di unire la sfrontatezza commerciale dei titoli del regista di 300, spaccone al punto giusto per riuscire nell’impresa, a quelle complessità di scrittura, di umanità, di trama e di regia che hanno contraddistinto i tre film di Christopher Nolan marchiati Uomo Pipistrello. A legare ulteriormente le due opere, immancabile, anche l’epica e roboante musica di Hans Zimmer, ancora una volta onnipresente, scena dopo scena, tanto da accompagnare i 143 minuti di durata della pellicola dal primo all’ultimo secondo, e senza mai utilizzare l’indimenticato motivetto originale di John Williams. Sacrilegio. Peccato che sotto lo splendido involucro tecnico costruito da Snyder, a tratti strabordante tra voli a planare e grattacieli in frantumi, non si nascondano cuori pulsanti.

L’interazione tra tutti i protagonisti, tra le altre cose famosi e in alcuni casi estremamente talentuosi, è infatti purtroppo friabile. Dinanzi ad un Clark Kent mai così combattuto e poco incline alla battuta ironica (il roccioso, fascinoso ma mono espressivo Henry Cavill non riderà mai), si fronteggiano un poco convincente Michael Shannon, villain tutt’altro che esaltante e difatti uscito con le ossa rotte da un ipotetico confronto diretto con un altro super-cattivo cinematografico di questi giorni (vedi Benedict Cumberbatch in Star Trek 2), un Russell Crowe saggio ma mai esplosivo, e soprattutto una Amy Adams con il freno a mano tirato, probabilmente fuori parte e chiamata ad indossare i panni di una poco credibile giornalista d’assalto rimasta subito folgorata dalla sfrontata bellezza di Superman. Discorso a parte lo merita Kevin Costner, nei panni del padre adottivo di Clark Kent, ma solo e soltanto perché il rapporto genitore-figlio risulterà fondamentale, nonché il più particolareggiato, nell’educazione del giovane alieno piovuto dal cielo, nato Kal-El e diventato Superman grazie ad un ‘contadino’ che aveva immediatamente visto in lui i lineamenti del ‘Salvatore’. Spessore che torna ad essere quasi inesistente nei confronti di una Diane Lane dalla chioma imbiancata, madre adottiva di Cavill.

Tra combattimenti caotici, esplosioni devastanti, un’eccessiva ‘serietà’ e scene davvero riuscite, come ad esempio lo splendido ed ‘interattivo’ incontro Crowe-Cavill che vedrà il primo spiegare al secondo la sua identità e le sue origini, L’uomo d’acciaio ha innegabilmente il pregio di non prendere mai fiato. Alternando flashback, salti temporali e un secondo tempo praticamente completamente caratterizzato dalla ‘distruzione’ di Metropolis (vedi The Avengers), Snyder corre spedito per 140 minuti verso quello che era il suo vero ed unico obiettivo, ovvero concedere ad Hollywood un Superman cinematografico mai visto prima, perché più complesso e solo apparentemente introspettivo, cupo e tecnicamente esplosivo. Obiettivo centrato, vista la potenza della pellicola, ma paradossalmente controproducente, perché portatore sano di così tanto ‘caos’ visivo dall’aver azzoppato l’umanità dei vari personaggi, in realtà maschere pronte all’uso di un mastodontico giocattolo supereroistico, che per quasi 2 ore si sforza di indossare panni a lui poco consoni. Divertendo e sbalordendo, questo è poco ma sicuro, ma senza andare oltre. Come Nolan, l’originale, insegna.

Voto di Federico: 6,5
Voto di Gabriele: 3
(qui la motivazione)

L’uomo d’acciaio (Man of Steel) di Zack Snyder; con Henry Cavill, Amy Adams, Kevin Costner, Diane Lane, Russell Crowe, Laurence Fishburne, Richard Schiff, Tahmoh Penikett, David Paetkau, Michael Kelly, Dylan Sprayberry, Alessandro Juliani, Joe Minoso, Cooper Timberline, Carmen Lavigne, Rebecca Spence, Robert Gerdisch, Jack Foley, Rowen Kahn, Salomon Passariello, Brad Kelly, Christina Ghubril, Bridgett Newton, Rondel Reynoldson, Alexa Gengelbach, Benjamin Blankenship, Cynthia Rose Hall, Richard Cetrone, Revard Dufresne, Ayelet Zurer, Christopher Meloni, Harry Lennix, Michael Shannon, Antje Traue – uscita giovedì 20 giugno 2013qui il trailer italiano