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Piccoli bloggers strada facendo diventano adulti anche fuori dal blog

Fra due giorni, sarà il 2010. Voglio fare gli auguri agli amici lettori di Cineblog e anche, soprattutto, agli amici che collaborano a Cineblog. Essi, mi risulta, sono molto contenti per il fatto che in un ampio e ben fatto servizio di “Repubblica” il blog sia entrato in una classifica tra quelli meglio fatti e

pubblicato 30 Dicembre 2009 aggiornato 2 Agosto 2020 06:27

Fra due giorni, sarà il 2010. Voglio fare gli auguri agli amici lettori di Cineblog e anche, soprattutto, agli amici che collaborano a Cineblog. Essi, mi risulta, sono molto contenti per il fatto che in un ampio e ben fatto servizio di “Repubblica” il blog sia entrato in una classifica tra quelli meglio fatti e di maggior successo. Ne sono molto contento. Io leggo i post e mi arrivano per email i messaggi, talvolta quasi cifrati (a cui sto abituandomi), tra i redattori, messaggi che sono un altro importante pezzo del lavoro che compiono.

I lettori di Cineblog di tanto in tanto possono leggere qualche mio contributo. Ringrazio il blog della ospitalità e cerco di dire una parola sulle ragioni che mi spingono a scrivere post.

Ho scritto, e scrivo ancora, per riviste, quotidiani, settimanali. Nella carta stampata stanno le mie radici. Ma l’attenzione che riservo ai blog (anche a TvBlog, oltre che Cineblog) nasce non tanto dal desiderio di modernizzarmi quanto di esplorare forme di comunicazione che internet rende possibili.

Anche la carta stampata, da quando si sente tallonata da internet, si apre volentieri al rapporto con i lettori. Ma non è la stessa cosa di quel che accade nei blog dove le reazioni sono pronte, vivaci, spesso provocatorie. Consistono in poche righe che “creano” tre grandi famiglie di post: il commento a caldo (approvare o disapprovare); la citazione (ricordare il proprio passato, le esperienze compiute, i riferimenti della memoria per quanto riguarda il cinema o la vecchia televisione); il sogno del futuro (l’azzardo o il meditato tentativo di descrivere aspettative e quindi disegnare una mappa di desideri).

Ecco, questi tre tipi di post esistono perché esiste una comunità di persone che si tutelano con i nickname, che in genere non si conoscono, che si sono incontrati nel blog e cuciono con pazienza rapporti e scambi di opinione. Niente spocchia, violenza (anche se le invettive non mancano), eccessive, sproporzionate certezze. Niente di tutto questo. Nelle righe dei post germoglia, o così mi sembra, qualcosa di inedito che trasmette un bisogno di radici e di identità fuori dai canoni giornalistici,carta stampata, televisioni.

I piccoli bloggers- quasi tutti giovani- sono i protagonisti di un’esigenza di crescere dentro e soprattutto fuori dei blog. Questi piccoli o grandi bloggers sanno che la rete pesca ovunque e da essa si è, siamo, spesso, pescati.
Dunque, è bene frequentarli, conoscerli, farli migliorare, perché il mondo ha bisogno presto di adulti seri, persone che sappiano servirsi in pieno del valore della ironia, della battuta pungente, del ragionamento rapido, del commento a pelle.

Per non somigliare troppo a quello che è stato costruito fuori dalla rete, dalla comunicazione a senso unico, dal potere e dai potenti verso il popolo a bocca aperta, bocca dove finiscono gli ordini, le convinzioni, gli autoritarismi, le idee elitarie e obbligatori dei fabbricanti di opinioni.