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Il Gatto con gli Stivali: Recensione in Anteprima

Conclusa l’Era Shrek, in casa Dreamworks hanno partorito il primo spin-off animato, dedicato a lui, Il Gatto con gli Stivali. Ecco la recensione di Cineblog!

pubblicato 1 Dicembre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 06:30

Far dimenticare il pessimo Shrek 4, dando vita ad un nuovo ipotetico franchise. Questo l’arduo compito affidato a Chris Miller, regista de terzo capitolo dedicato all’Orco verde e qui chiamato a far ‘nascere’, cinematograficamente parlando, Il Gatto con gli Stivali. Visto per la prima volta in Shrek 2, titolo campione d’incassi e secondo solo a Toy Story 3 in campo animato, l’esilarante micio spadaccino dagli occhioni dolci ha innegabilmente contribuito ad ‘allungare’ la vita in sala di Ciuchino&Co, tanto da meritarsi un suo spin-off, riuscito fino ad oggi a racimolare circa 180 milioni di dollari in tutto il mondo. Bazzecole rispetto ai numeri dell’orchetto, per una pellicola che potrebbe avere futuro. Perché decisamente gradevole, volutamente più infantile rispetto ai classici Dreamworks, tecnicamente ineccepibile e finalmente accompagnata da una terza dimensione ‘notevole’, tanto da meritarsi il titolo di ‘miglior 3D animato’ visto fino ad oggi in sala.

Chi è realmente il Gatto con gli Stivali? Perché indossa dei vestiti? Per quale motivo è ricercato? Dov’è nato? E chi sono i suoi genitori? Ha mai avuto degli amici prima di incontrare Shrek? E delle micie con cui crogiolarsi? Domande che Chris Miller e i ‘guru’ animati della Dreamworks si sono posti, finendo per trovare delle risposte riuscite a dare concretezza e senso ad uno spin-off simile, alla vigilia tanto affascinante quanto rischioso.

Un ‘fratello’, un amico, scomparso da anni per colpa di un tradimento, di una rapina andata a male, che improvvisamente ricompare, proponendoti il colpo del secolo. Rubare i tanto celebri fagioli magici, per volare sulle nuvole e accaparrarsi le leggendarie uova d’oro dell’Oca gigante. L’uovo umano Humpty Dumpty e la gatta da strada dalle mani di velluto, ovvero Kitty, proveranno in tutti i modi a coinvolgere il ricercato Gatto con gli Stivali in una folle avventura ‘da favola’, piena di insidie ma ricca di valori, perché c’è un amore pronto a sbocciare ed un’amicizia che si credeva finita ad un passo dal tornare in vita.

Creare un nuovo mondo, non troppo differente da quel Molto, Molto Lontano patria di Shrek, con al centro della trama un personaggio da tutti noi conosciuto ed amato, ma solo e soltanto come ‘spalla’, qui promossa al ruolo di protagonista assoluto. Non era affatto semplice per Chris Miller e i tecnici Dreamworks dare ‘consistenza’ e peso ad un gatto che per quasi 10 anni avevamo visto solo e soltanto come ‘attore non protagonista’. C’era la ‘storia’ del Gatto da inventare, e rendere credibile, seminando trovate in modo da poter poi raccogliere frutti succosi e in grado di giustificare un lungometraggio di 90 minuti. Ed è qui che casca l’asino. Perché Miller&Soci sono solo in parte riusciti nell’impresa.

Se graficamente il film raggiunge livelli animati ormai prossimi alla perfezione, è il ‘contenuto’ spesso a mancare, tanto da rendere a tratti lenta ed indigeribile la lunga proiezione. Alcuni degli ingredienti principali della saga Shrek, ovvero l’ironia, l’eccesso, l’irriverenza, le citazioni cinematografiche e quell’occhiolino esplicitamente indirizzato ad un pubblico più adulto, qui sono quasi del tutto assente. Scelte consapevoli da parte della Dreamworks, probabilmente più interessata ad un pubblico dal taglio adolescenziale. Con questo spin-off si ride, certo, ma in maniera maledettamente minore rispetto al ‘cugino’ Orco, dando così spazio a gag più infantili e ad un’animazione a tratti straordinaria.

Trascinato da un 3D d’impatto, coinvolgente, profondo e luminoso, spettacolare e finalmente significativo all’interno del film, Miller non è purtroppo riuscito a replicare quelle ‘spalle attoriali’ che avevano fatto la fortuna di Shrek. Perché se il Gatto con gli Stivali ha una sua innegabile presenza, ciò che manca sono gli ‘attori non protagonisti’, purtroppo mal riusciti. Humpty Dumpty e Kitty non convincono, facendo rimpiangere non solo lo stesso Gatto ma anche Ciuchino, Pan di Zucchero, i porcellini, il lupo cattivo, Pinocchio e le principesse combattenti, ovvero tutti quei personaggi estremamente secondari ma necessari nel trasformare Shrek in un classico animato. Qui, paradossalmente, a conquistare è un gatto dallo ‘stupore facile’ che vediamo 3 volte appena. Troppo poco, per poter dare forza ad un’ora e mezza di pellicola.

Finalmente doppiato più che degnamente, con uno splendido Antonio Banderas ‘italianizzato’, Il Gatto con gli Stivali conferma la crescita qualitativa dei cartoon Dreamworks, tecnicamente sempre più eccellenti e dalla regia accurata, con scene d’azione irripetibili in live action, ma in questo caso andati incontro ad una trama troppo poco frizzante per appassionare quel pubblico adulto che ha fatto la storia, e soprattutto la fortuna, della celebre casa. Con un capitolo due più che probabile, ci si potrà probabilmente sbizzarrire maggiormente, aspettando un altro ‘atteso’ spin-off di un’altra ricca saga, ovvero Scrat – The Movie. Nell’attesa, godiamoci pure questo divertente e dolce Gattone spadaccino.

Voto di Federico: 7 +
Voto di Simona: 7,5

Qui il trailer italiano
Uscita in Sala: 16 dicembre

Il Gatto con gli Stivali (Puss in Boots, Animazione, Usa, 2011) di Chris Miller; con Antonio Banderas, Salma Hayek, Zach Galifianakis, Billy Bob Thornton, Amy Sedaris, Francesca Guadagno, Alessandro Quarta, Rodolfo Bianchi, Laura Boccanera

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