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La fuga di Martha: recensione in anteprima del film Miglior regia al Sundance 2011

Una ragazza in fuga: prima dalla famiglia, poi da una comune. Leggi la recensione di Cineblog sul film premiato al Sundance 2011.

pubblicato 14 Maggio 2012 aggiornato 28 Agosto 2020 14:29

Well she, she’s just a picture
Who lives on my wall
Well she, she’s just a picture
And the reason, reason, reason it is so small

Martha è una ragazza che si è rifugiata in una specie di setta per risolvere i suoi problemi. Ma questo non è servito a nulla. La ragazza è tormentata da dolorosi ricordi, e ciò sta coltivando sempre più i suoi presunti disturbi mentali e la sua paranoia. Dopo aver abbandonato il culto, Martha tenta di riavvicinarsi alla famiglia. Ma la strada è molto faticosa: la ragazza non è più quella di una volta…

La fuga di Martha: il titolo italiano, al solito, è una banalizzazione. L’originale e criptico Martha Marcy May Marlene riesce a dire per forza di cose molto di più sia sul film che sulla sua protagonista. Si tratta di tre nomi (Martha, Marcy May, Marlene) che appartengono tutti e tre alla stessa ragazza, e il fatto che non siano separati da virgole è una linea guida.

Il film è innanzitutto il ritratto di una ragazza e dei suoi problemi. Una ragazza di certo in fuga, come la pellicola ci mostra sin dalla primissima inquadratura: prima dalla famiglia, poi da una setta/comune di ragazzi guidata da un uomo manipolatore. La fuga di Martha non si concentra però sull’atto della “fuga”, e nemmeno sulle motivazioni oggettive di Martha: perché motivazioni oggettive, forse, non ce ne sono. O se ce ne sono vengono filtrate, elaborate e vissute dalla protagonista stessa.

La fuga di Martha

Il suo malessere nasce da un insieme di fattori che sarebbe riduttivo spiegare attraverso la semplice e banale contrapposizione tra anarchia e borghesia (la “setta”, di cui si sa poco, e la famiglia). Il senso di totale smarrimento di Martha, in entrambi i casi, è dato da un insieme di fattori che lo spettatore non potrà mai capire fino in fondo, ma che il regista può provare a “restituirgli” attraverso il solo mezzo cinematografico.

È un film un po’ faticoso, La fuga di Martha. Il ritmo a volte non aiuta, e il tentativo dell’autore di non rendere mai nulla troppo chiaro può lasciare qualcuno spaesato. Corre così il rischio di passare pure per un film gelido. Anche se c’è almeno un momento in cui il film si scalda e regala brividi sinceri, ed è quello del brano Marcy’s Song cantato da John Hawkes, uno dei migliori attori in circolazione, curiosamente in una scena simile a quella che aveva in Un gelido inverno.

Qualcuno vi dirà che se La fuga di Martha ha però un motivo vero di interesse forse è proprio nell’interpretazione di Elizabeth Olsen, sorella minore delle attrici Mary-Kate e Ashley, che con una sola prova le spazza via definitivamente. Ma, nonostante tutto, l’idea di regia di Sean Durkin, qui alla sua opera prima, è già chiara e precisa, a suo modo anche limpida e rigorosa, e merita rispetto.

Potrà sembrare il solito film “alla Sundance” (dove ha vinto il premio per la regia nel 2011, prima di passare per l’Un Certain Regard dello scorso Festival di Cannes), ma La fuga di Martha è un’opera che va obbligatoriamente ripensata anche dopo la visione, e non funziona come pura esperienza da vivere passivamente. Il continuo tornare avanti e indietro della storia, quasi senza soluzione di continuità, richiede attenzione.

Un film che si presenta con un titolo formato da tre nomi, e senza virgole, assomiglierà proprio a quello stesso curioso titolo. Perché è un’opera – più compessa di quel che forse si potrebbe credere – sulla disperata ricerca adolescenziale di adattamento, ed è piena di ombre e fantasmi, come riconferma lo spiazzante (ma azzeccatissimo) finale: elementi come questi non possono che sollevare interrogativi.

Piccola nota personale sulla distribuzione degli indie americani indipendenti: che senso ha “buttare” adesso in sala La fuga di Martha, quando da Cannes si parlerà (di nuovo) del vincitore del Sundance 2012, Beasts of the Southern Wild? E che senso ha, ad esempio, sperare ancora nella distribuzione di un Take Shelter, quando Jeff Nichols sarà in concorso il 26 maggio sulla Croisette con Mud (che forse, a questo punto, in Italia non si vedrà mai a meno che non vinca qualcosa)?

Voto di Gabriele: 7

La fuga di Martha (Martha Marcy May Marlene – USA 2011 – drammatico) Regia di Sean Durkin, con Elizabeth Olsen, Sarah Paulson, John Hawkes, Hugh Dancy, Brady Corbet, Christopher Abbott, Michael Chmiel, Maria Dizzia, Julia Garner, Louisa Krause.

Sugli schermi da venerdì 25 maggio. Qui il trailer italiano.

Marcy’s Song cantata da John Hawkes: