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Le citazioni dei film: Apocalypse now

1969: la guerra del Vietnam è al suo culmine e al capitano Benjamin L. Willard (Martin Sheen) di ritorno a Saigon viene data una missione speciale, un viaggio lungo il fiume Nung nella remota giungla cambogiana per ritracciare il colonnello Walter E. Kurtz (Marlon Brando), ex ufficiale e ora disertore.

pubblicato 28 Gennaio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 04:45

E’ il 1979, Apocalipse Now fa il suo debutto nei cinema, l’odissea affrontata da Francis Ford Coppola durante le riprese (inclusi un devastante tifone e un infarto per l’attore Martin Sheen) regala al cinema un film di guerra divenuto di culto, con uno straordinario e dolente Marlon Brando e una rilettura in chiave anti-bellica del romanzo “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad, un classico letterario che cela in sé una critica al colonialismo e alle sue devastanti conseguenze.

I dialoghi del film di Coppola sono impregnati di guerra, atrocità e quel tipico delirio di onnipotenza che spesso obnubila chi possiede la forza necessaria per imporre la pace, ma la utilizza per affermare il proprio ego e i propri interessi.

Apocalypse Now è un film di guerra che va oltre il genere e si inoltra coraggiosamente dietro le quinte dell’American dream, un viaggio cupo, pregno e a tratti megalomane nel cuore oscuro dell’America “colonialista”, quella che si cela dietro al modaiolo refrain hollywoodiano, ponendosi anche come disperante testimonianza sulla confusione e sull’ipocrisia di fronte ad atrocità che molti giustificano con la guerra, quando la guerra stessa è troppo spesso giustificazione per il sacrificio di vite innocenti.

Abbiamo scelto in particolare due citazioni tratte dal film che rendono al meglio la forza della liturgica messa in scena a sfondo bellico di Coppola e del suo voler raccontare come la follia si trasformi in lucida consapevolezza, di quanto l’uomo non riesca a controllare un istinto bestiale e atavico di fronte a cui egli stesso inorridisce.

In una sequenza del film facciamo la conoscenza del tenente colonnello William “Bill” Kilgore (Robert Duvall), il comandante della “cavalleria dell’aria” che avrà il compito di scortare Willard nel primo tratto del viaggio. Il personaggio di Kilgore sfiorerebbe la parodia se non fosse parte di quell’esaltazione della violenza e del potere che ritroviamo reiterata nel corso della storia in una visione fondamentalista e guerrafondaia all’insegna della sopraffazione.

A bordo di elicotteri da guerra Kilgore guida l’attacco a un villaggio controllato dai vietcong e Coppola confeziona una delle scene cinematografiche più celebri di sempre, una sequenza di 8 minuti che ha richiesto sette settimane di riprese in cui l’attacco della squadra del tenente colonnello è accompagnato dalla celeberrima “Cavalcata delle Valchirie” di Wagner che culmina con l’impiego di Napalm a tappeto sganciato sulla zona da una squadriglia di cacciabombardieri F-5.

Col. Kilgore: È buono vero? Senti com’è buono?
Lance B. Johnson: Cosa?
Col. Kilgore: Il napalm, lo senti? Non c’è niente al mondo che abbia questo odore. [Si inginocchia] Mi piace l’odore del napalm al mattino.
Una volta abbiamo bombardato una collina, per dodici ore, e finita l’azione siamo andati a vedere. Non c’era più neanche l’ombra di quegli sporchi bastardi. Ma quell’odore… sai quell’odore di benzina? Tutto intorno. Profumava come… come di vittoria. Un bel giorno questa guerra finirà. [Se ne va]

La seconda citazione è tratta dai dialoghi di Marlon Brando e del suo colonnello Kurtz che rifugiatosi in un villaggio nel cuore di una giungla prova a spiegare ad un provato Willard, nel frattempo imprigionato, le sue elucubrazioni sulla guerra, sulle debolezze dell’umanità e sulla resistenza vietcong; tra le letture di Kurtz c’è “Il ramo d’oro. Studio sulla magia e la religione”, saggio scritto dall’antropologo James Frazer che tratta di culture primitive. Coppola nel film dedica un primo piano al libro di Frazer che descrive come in molte civiltà primitive sia quasi naturale per gli indigeni personificare la divinità in un essere umano e credere ciecamente in lui obbedendo ad ogni suo ordine (esattamente come i montagnard fanno con Kurtz).

Il monologo di Kurtz è inquietante e al contempo contiene sprazzi di grande ammirazione nel descrivere alcune atrocità commesse dai vietcong con lucida ferocia, tra queste la descrizione dell’amputazione delle braccia di tutti i bambini di un villaggio che vennero vaccinati dagli americani contro la poliomielite. Kurtz nella sua folle consapevolezza sa che l’ipocrisia e la menzogna sono un linguaggio squisitamente umano che la “civiltà” non solo ha codificato, ma ha in qualche modo moralizzato e giustificato, così come si può giustificare una guerra o un genocidio e su ciò non manca di essere lapidario e schietto.

…Perché non c’è niente che io detesti di più dell’odore di marcio delle bugie. (Col. Kurtz)

Il film si conclude con l’uccisione di Kurtz per mano di Willard mentre in sottofondo si può ascoltare il brano “The End” dei Doors, Il colonnello esala l’ultimo respiro pronunciando le sue ultime parole: “L’orrore…l’orrore” (si tratta di una citazione letterale tratta dal romanzo “Cuore di tenebra”).

Il monologo del colonnello Kurtz:

Ho osservato, una lumaca, che strisciava sul filo di un rasoio, e’ un sogno che faccio, è il mio incubo, strisciare scivolare lungo il filo di un rasoio e sopravvivere.
Ho visto degli orrori, orrori che ha visto anche lei, ma non avete il diritto di chiamarmi assassino, avete il diritto di uccidermi, questo sì, avete il diritto di farlo ma non avete il diritto di giudicarmi. Non esistono parole per descrivere lo stretto necessario, a coloro che non sanno cosa significhi l’orrore. L’orrore. L’orrore ha un volto e bisogna essere amici dell’orrore, l’orrore è il terrore morale ci sono amici in caso contrario, allora diventano nemici da temere. Sono i veri nemici. Ricordo quando ero nelle forze speciali, sembra siano passati mille secoli. Siamo andati in un accampamento per vaccinare dei bambini; andati via dal campo, dopo averli vaccinati tutti contro la polio, un vecchio in lacrime ci raggiunge correndo, non riusciva a parlare. Allora tornammo al campo, quegli uomini erano tornati e avevano mutilato a tutti quei bambini il braccio vaccinato. Stavano lì ammucchiate un mucchio di piccole braccia, e mi ricordo, che io ho, io ho pianto come, come una povera nonna, avrei voluto cavarmi tutti i denti, non sapevo nemmeno io cosa volevo fare. Ma voglio ricordarmelo non voglio dimenticarlo mai, non voglio dimenticarlo mai. E a un certo punto ho capito, come se mi avessero sparato, mi avessero sparato un diamante, un diamante mi si fosse conficcato nella fronte e mi sono detto: Dio che genio c’è in quell’atto, che genio. La volontà di compiere quel gesto, perfetto, genuino, completo, cristallino, puro. Allora ho realizzato, che loro erano più forti di noi, perchè loro riuscivano a sopportarlo, non erano mostri, erano uomini. Squadre addestrate. Questi uomini avevano un cuore, avevano famiglia, avevano bambini, erano colmi d’amore, ma avevano avuto la forza. la forza…di farlo. Se avessi avuto dieci divisioni di uomini così, i nostri problemi sarebbero finiti da tempo. C’è bisogno di uomini con un senso morale e allo stesso tempo capaci di utilizzare il loro primordiale istinto di uccidere, senza sentimenti, senza passione, senza giudizio, senza giudizio, perchè è il giudizio che ci indebolisce. Sono preoccupato che mio figlio non capisca quello che ho cercato di essere e se devo essere ammazzato, Willard, vorrei che qualcuno andasse a casa mia per dire tutto a mio figlio, per spiegare cosa sono stato, cosa ho fatto… perché non c’è nulla che detesti di più dell’odore marcio delle bugie. E se lei mi capisce, Willard, lei farà questo per me.