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Genitori: con figli disabili per un documentario di formazione

Genitori recupera la funzione sociale di formazione del cinema, raccontando l’esperienza quotidianamente delle famiglie che vivono con un figlio disabile

di cuttv
pubblicato 23 Settembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 12:28

La società disgregata ha reso sempre più difficile il compito della famiglia, una vera odissea quello delle famiglie che si prendono cura di figli disabili.

Genitori completamente impreparati ad affrontare limiti e carenze di una società indifferente alle problematiche di chi ha bisogni e abilità diverse. Individui che disperazione e determinazione ha spinto ad incontrarsi, condividendo rimorso, paura, senso di colpa, rabbia, gioia, insieme a cose come il diritto al lavoro e la sessualità, trovando nel gruppo quello che è insormontabile per il singolo.

Genitori” come quelli protagonisti del documentario di Alberto Fasullo (Marc’Aurelio d’Oro per Tir) sin dal titolo, pronto a recuperare la funzione sociale del cinema con un viaggio di formazione per il pubblico, dopo il regista e il gruppo di 12 madri e 2 padri che negli ultimi sedici anni si sono incontrati ogni quindici giorni per parlare, trovare soluzioni e migliorare la vita dei loro figli.

I genitori: Anna Pecci (nella foto che apre la gallery), Antonella Sorgon, Caterina Lenarduzzi, Dolores Demarteau, Federica Celant, Giannina Rossit, Gino Favero, Laura Rizzetto, Loredana Leonarduzzi, Maria Teresa Cristante, Marisa Vivian, Rino Fogolin, Sira Drigo, Teresina Bertolin.

[quote layout=”big” cite=”Alberto Fasulo]“Intendo raccontare il mondo della disabilità senza pietismo ma piuttosto con eroismo. Questi genitori, nell’arco degli anni in cui li ho frequentati e filmati, mi stanno dando più una visione di tenacia eroica che di compassione pessimistica. Questo gruppo, che credo rappresenti bene uno spaccato del valore del confronto anche se doloroso e rischioso per la propria persona, va raccontato in presa diretta attraverso un documentario semplice e diretto”[/quote]

Genitori, prodotto da Nadia Trevisan, è una produzione Nefertiti Film con Rai Cinema, in associazione con Friuladria Crédit Agricole, con il sostegno di Fondo Per L’audiovisivo Del Friuli Venezia Giulia, Friuli Venezia Giulia Film Commission, Associazione Vivere Insieme, realizzato anche grazie all’utilizzo del credito d’imposta previsto dalla legge 24.12.2007 n.244.

Dopo il successo di critica e pubblico ricevuto alla 68esima edizione del Festival del Film di Locarno e le proiezioni nelle rassegne “Locarno a Roma” e “Locarno a Milano”, il viaggio nel quotidiano dei Genitori ripresi per anni da Fasulo, arriva nelle sale distribuito da Luce Cinecittà, giovedì 24 settembre a Cinemazero di Pordenone, il 25 al Visionario di Udine, il 26 al Cinema Dei Fabbri di Trieste, il 27 al Cinema Palestrina di Milano (con la rassegna Locarno a Milano), il 2 e 4 ottobre al Cinema San Vito  di Ssn Vito al Tagliamento, mentre da ottobre parte anche il tour nelle maggiori città italiane con il coinvolgimento di associazioni di settore, istituzioni e scuole. 

Genitori: note di regia

La prima volta che ho incontrato questa associazione di genitori ho avvertito un forte scossone nella coscienza del mio ruolo di padre.
Il “mestiere” del genitore è un ruolo che si impara solo sulla propria pelle, non lo si può imparare da nessuno. Forse l’unico riferimento da cui si può attingere è l’esempio dei propri genitori, ma sempre dal proprio punto di vista, quello di figlio.

Giorno dopo giorno, tra errori e fortune, si cresce con il proprio figlio, nel proprio ruolo di madre o padre nelle difficoltà e nelle gioie quotidiane.
Il genitore è il primo anello della nostra società, perché è colui che getta per primo le basi civili di un individuo, nell’obiettivo di trasmettere al figlio i valori necessari che lo facciano diventare in futuro un adulto indipendente e poi, genitore a sua volta.
Questa ruota può frantumarsi di fronte alla consapevolezza che il proprio figlio non potrà mai essere autosufficiente a causa di una conclamata disabilità fisica o psichica.

Genitori è un film documentario che ho realizzato per sancire la dignità di ogni genitore in ogni tipo di esperienza, specie quelli con figli disabili, ma non solo. È un film che ho realizzato anche per me stesso, per permettermi di comprendere e quindi accrescere la mia consapevolezza del ruolo genitoriale, per poterlo vivere con più coscienza possibile. Ho voluto dare questa opportunità anche ad ogni spettatore che si troverà a vedere il film, perché ritengo che il dono che questi genitori mi facevano, dandosi al film, era un gesto altruista che getta speranza verso il futuro.

La scrittura, e di conseguenza anche il montaggio, è stata una continua interrogazione su come approfondire senza violare le storie dei protagonisti, proteggendo le persone che mano a mano si incarnavano nel film come personaggi. Questo mi ha obbligato a riflettere continuamente su quale fosse il confine tra la dimensione personale e quella universale dei personaggi e delle problematiche in campo.
Con questo film tento di far partecipare lo spettatore ad un’esperienza di condivisione e scambio, sperando di innescare questa preziosa dinamica anche al di fuori della proiezione in sala.
Credo che il cinema debba recuperare, oggi più che mai, anche la sua funzione formativa e sociale. Genitori è quindi un film che è già stato di formazione per i protagonisti e per il
regista, ed ora aspira ad esserlo anche per il suo pubblico: un triplo salto mortale in
atto.
Alberto Fasulo

Genitori: cos’è un gruppo A.M.A. – AUTO MUTUO AIUTO

Una teoria nata nell’ottocento dal filosofo russo Kropotkin, afferma che l’evoluzione della specie umana si arresta se non c’è la possibilità per l’indole umana, di riunirsi e sostenersi reciprocamente di fronte ai problemi comuni.
Negli ultimi decenni è in atto un cambiamento culturale a seguito della crisi dello stato sociale e per questo motivo si vedono recuperate e valorizzate le dimensioni comunitarie e l’importanza del lavoro di rete.
Nella società attuale il mutuo-aiuto non è tanto utile solo alla sopravvivenza, quanto per il recupero e il mantenimento del benessere sociale, che non può più venire ancora pensato e risolto con la metodologia della sussistenza e dell’assistenza, ma sostenuto con la prevenzione e la condivisione; facendo uscire l’individuo dall’isolamento e dalla difficoltà; puntando sul coinvolgimento, sulla responsabilità, sulla comunicazione orizzontale e sull’azione propria, facendo crescere il suo potenziale di capacità (empowerment psicologico) e l’auto-affermazione del proprio diritto alla vita serena (selfadvocacy).
Il movimento self-help (gruppi di auto-mutuo aiuto) presenta la particolarità che le persone destinatarie di aiuto contemporaneamente diventano anche promotrici di supporto-aiuto.

Via | Luce Cinecittà

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