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Your Name.: recensione in anteprima del film di Makoto Shinkai

Tradizione e contemporaneità si fondono nell’ultimo lavoro di Makoto Shinkai, che attraverso i codici della fantascienza regala uno degli anime più interessanti degli ultimi anni. Your Name. è la storia di due adolescenti che, loro malgrado, si scambiano il corpo

pubblicato 18 Gennaio 2017 aggiornato 30 Luglio 2020 02:27

Certe recensioni si potrebbero cominciare in svariati modi: uno, per esempio, consisterebbe nel citare qualche titolo, per poi affermare che il film in esame è una commistione di quanto menzionato. Il lettore capirebbe, oppure no, anzi, rischierebbe di venire fuorviato, dato che le ragioni per cui citiamo certi lavori spesso e volentieri sono meno condivise di quello che sembra. Corro ugualmente il rischio, e dico che Your Name. di Makoto Shinkai mi ha fatto pensare, su tutti, a due film: uno è Final Destination, l’altro Interstellar. E se riguardo al primo il riferimento diventa abbastanza chiaro da non aggiungere altro, circa il secondo c’è proprio quell’idea di distanza siderale che però viene azzerata attraverso altri elementi che vanno al di là della materia.

Voliamo più basso e partiamo dall’inizio. Your Name. comincia con la caduta di una cometa, con frammenti al seguito subito dopo essere entrata a contatto con l’atmosfera terrestre, instaurando da subito un’aura vagamente mistica. Dal generale dello spazio e poi dei cieli, al particolare di Mitsuha, una ragazzina di Itomori, un villaggio ancorato alla tradizione, che dà sul lago e genera una strana nostalgia. Mitsuha si sveglia e non capisce cosa stia accadendo: si palpa il seno (scena ricorrente che dà adito ad una delle intuizioni più esilaranti del film), osserva spaesata la sorellina che la chiama per la colazione e trova, tra i fogli del suo quaderno, una scritta, che è una domanda: «chi sei tu?». Arrivata a scuola tutti sembrano essere al corrente di qualcosa che però a lei sfugge. Di che si tratta?

A Tokyo un coetaneo della ragazza di Itomori, Taki, si comporta in modo strano. Stavolta a restare perplessi lungo tutto il corso della giornata sono gli amici di Taki, nonché noi spettatori, i quali, seppure qualcosa abbiamo cominciato ad intuirla, siamo lì con gli occhi sgranati per capire come si è arrivati a quel punto. Di lì a poco il mistero viene almeno in parte svelato: Taki e Mitsuha sono in qualche modo legati. Due, tre volte a settimana i due, senza aver alcun controllo sulla cosa, si scambiano i corpi e per un giorno intero ciascuno è costretto a vivere la vita dell’altro. Al mattino dopo tutto torna torna alla normalità, ignari però di cosa abbia combinato l’altro/a il giorno prima.

Chiaramente esiste una spiegazione a questo fenomeno, sebbene Your Name. non si esaurisca nella risoluzione di questo puzzle, che è tutto sommato secondaria. Si tratta di una fantascienza che riscalda il cuore, di stampo spiccatamente nipponico, su cui Shinkai si attarda con una sensibilità a tratti finanche ammaliante. Il regista giapponese, come la storia che ci racconta, si pone a metà strada fra tradizione e innovazione: il suo è uno squarcio non soltanto su un luogo ma su un cinema che si è evoluto, a prescindere da quello che ha lasciato per strada. Qualcosa di abbastanza personale, nella misura in cui effettivamente c’è poco su questa falsa riga, se non schegge, come la storia adolescenziale, la struttura da sci-fi apparentemente intricato ed in generale un tono da romanzo rosa.

Shinkai prende tutte queste cose qua e le porta su un altro livello, nient’affatto dimentico del retaggio al quale attinge; e lo fa con un incedere aggraziato, incline alle generazioni più giovani, blandite da quell’atmosfera J-pop che filtra attraverso brani contemporanei e app per smartphone, accessibile tutto sommato anche ad un pubblico più avulso. Quanto al passato, si osservino i numerosi campi lunghi tesi a descriverci l’ambiente, non sempre e non soltanto in funzione narrativa, bensì in forma di omaggio, magari per concederci una rigenerante pausa dalla trama, che procede spedita e sorprendentemente senza svarioni, sempre dietro l’angolo per via delle tematiche e della costruzione di questa particolare storia.

Proprio in relazione a quest’ultimo elemento, ovvero l’impianto narrativo di Your Name., emerge uno dei maggiori punti di forza: l’inizio del film si fonde col suo epilogo, non semplicemente mediante il semplice alternarsi diegetico, bensì proprio in virtù di una costruzione del racconto che rende indispensabile un simile sviluppo. I salti temporali, se così possiamo definirli, non sono perciò un mero vezzo, essendo connaturati alla storia che Shinkai intende raccontare, meno poetica rispetto a un Miyamoto (di cui manca il grandeur fantastico), più immediata rispetto a certo corroborante esoterismo à la Satoshi Kon, eppure, pur nella sua unicità, consapevolmente o meno debitore ad entrambe le propensioni.

E si aprirebbe una voragine in relazione a quanto evocato tra questa storia d’amore impossibile, tra paradossi ed inspiegabili ma proprio per questo fascinose convergenze: l’interscambiabilità dei generi quale necessità per comprendere l’altro per eccellenza, ossia il sesso opposto; la necessità della Tradizione come unico, ineludibile veicolo verso il futuro, il quale, senza la consapevolezza del passato, semplicemente non può esistere, passaggio che nel film viene preso pressoché alla lettera. Si guardi alle linee di dialogo affidate alla nonna di Mitsuha, il suo dolce ma risoluto invito a tenere in vita certi riti, antichi ma necessari.

Perciò le prime sequenze del film costituiscono di per sé un programma, con quell’alternarsi di cielo e terra da principio misterioso, salvo poi acquisire gradualmente un senso, per vie che ci coinvolgono anziché lasciarci freddi come sovente accade coi crudi quantunque inesorabili ragionamenti. La logica rileva in un secondo momento: Your Name. è fantascienza che punta alle emozioni, lontano però da sentimentalismi di sorta. Ma alla fine colpisce l’eleganza, oserei dire l’umiltà con cui Shinkai si accosta al materiale, intendendo non tanto la storia quanto proprio le sue implicazioni, che sono significative, specie oggi. Che il cinema d’animazione giapponese abbia trovato un nuovo personaggio a cui cedere il testimone?

[rating title=”Voto di Antonio” value=”9″ layout=”left”]

Your Name. (Kimi no Na wa., Giappone, 2016) di Makoto Shinkai. Con Ryûnosuke Kamiki, Mone Kamishiraishi, Ryô Narita, Aoi Yuki, Nobunaga Shimazaki, Kaito Ishikawa, Kanon Tani, Masaki Terasoma e Sayaka Ohara. Nelle nostre sale solo il 23, 24 e 25 gennaio 2017.