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Smetto Quando Voglio – Ad Honorem: Recensione in Anteprima

Sydney Sibilia chiude la sua trilogia con Smetto Quando Voglio – Ad Honorem, dal 30 novembre in sala.

pubblicato 22 Novembre 2017 aggiornato 27 Agosto 2020 23:36

8 mesi e mezzo dopo Smetto quando voglio – Masterclass, Sydney Sibilia ha partorito l’atto conclusivo di una trilogia unica nel suo genere, per quanto riguarda il cinema italiano: Smetto Quando Voglio – Ad Honorem, 3° ed ultimo capitolo di una ‘saga’ iniziata nel 2014 con il folgorante Smetto quando voglio, esordio da 5 milioni di euro d’incasso in sala, 12 nomination ai David, un Nastro, un Globo d’Oro e due Ciak d’oro vinti. Girato back-to-back (in contemporanea) a Masterclass, per ridurre i costi produttivi comunque saliti a 10 milioni di euro complessivi, Ad Honorem chiude il cerchio in maniera ineccepibile, confermando la qualità di scrittura di un’operazione probabilmente irripetibile.

Dove avevamo lasciato Pietro Zinni e la sua banda di ricercatori nel febbraio scorso? Al gabbio. Arrestate ingiustamente, le ‘migliori menti dei nostri tempi’ sono ora chiamate a fermare lo schizzato Walter Mercurio (Luigi Lo Cascio), intenzionato a fare una strage dopo aver sintetizzato il gas nervino. Ma chi è costui? Cosa nasconde? E soprattutto qual è il suo piano criminale?

Quesiti a cui Sibilia e i co-sceneggiatori Francesca Manieri e Luigi Di Capua danno risposta, raccontando non solo la sua storia ma anche quella del violento e sfregiato Murena, interpretato nel 2014 da Neri Marcorè. Riuniti per un’ultima volta a Rebibbia, Pietro e gli altri componenti della banda evadono dal carcere dopo aver messo a segno un piano tanto impossibile quanto folle, con un migliaio di vite da salvare prima che il gas nervino faccia il suo dovere. Come ogni saga hollywoodiana che si rispetti, una conclusione è necessaria.

Sibilia, 36enne qui alla sua terza fatica cinematografica, scrive la parola fine ad una trilogia che ha attinto a piene mani dal cinema di genere. Dalla classica commedia all’italiana del primo capitolo siamo passati al poliziottesco che si fa western con il sequel, per poi finire con un prison movie in salsa cinefumetto action che risponde a tutte le domande rimaste taciute nei film precedenti. Tutto sembra tornare, in un intreccio narrativo che prende l’ovvia strada dell’evoluzione altamente improbabile, in quanto tracciata su precise linee comiche che mai, dal primo all’ultimo minuto, osano prendersi sul serio.

In Ad Honorem Zinni, eroe buono dal contorni criminali perché costretto dall’Università italiana a reinventarsi ‘spacciatore’ per sbarcare il lunario, si ritrova faccia a faccia con Mercurio, vero e proprio villain da cinecomic Marvel. Uno scienziato reso pazzo dall’amore e ormai pronto ad uccidere tutti, tanto umano quanto spietato e assetato di vendetta. Introdotto alla fine del 2° capitolo nel corso di quell’indimenticato assalto al treno, Lo Cascio fa sua la scena, al fianco di un vecchio e inatteso ritorno. Quello di Neri Marcorè, scomparso in Masterclass ma di nuovo in azione per l’atto conclusivo. Il suo Murena, nemesi storica di Zinni, è un archetipo atipico, in quanto spaventosa maschera dai lineamenti gentili ed educati volutamente indossata per incutere timore e rispetto, costretto a scegliere quale strada intraprendere tra la redenzione e la fuga.

Ma è innegabile come sia proprio la banda, ancora una volta, l’asse portante della pellicola. Così stralunati, folgorati, esageratamente forbiti, improvvisati eppure capaci di risolvere qualsiasi situazione, i 9 precaro, aiutati dall’avvocato in diritto canonico sfacciatamente loro complice, sono un fiume in piena di battute brillanti e confronti esilaranti, con l’ottimo Angelo Seta, direttore del carcere ossessionato dall’Opera, ultima novità di un cast perfettamente assortito.

Ancor più cupo e psichedelico negli acidi colori di Vladan Radovic ma meno divertente e sicuramente sorprendente di Masterclass, produttivamente parlando caso più unico che raro della nostra cinematografia, Ad Honorem sterza verso una conclusione reale, che si fa epica ma soprattutto coerente con quanto precedentemente avvenuto, scrivendo la parola fine nei confronti di un progetto tanto ambizioso e complesso quanto innovativo per la nostra industria. Una critica, quella rivolta ai Baroni universitari inadatti al cambiamento nonché timonieri di un Sistema sempre più limitante nei confronti di quelle brillanti menti costrette alla fuga estera o al triste vivacchiare nell’incubo precariato, facilmente ampliabile all’universo cinematografico nazionale, mai come in questo preciso momento storico invocata al cambiamento, alla virata, al rischio produttivo e autorale. Perché si può indubbiamente proseguire sulla battutissima direzione della commedia, a noi tanto cara, ma imboccando strade inaspettate, difficoltose, coraggiosamente differenti.

[rating title=”Voto di Federico” value=”7″ layout=”left”]

Smetto Quando Voglio – Ad Honorem (Ita, commedia, 2017) di Sydney Sibilia; con Edoardo Leo, Valerio Aprea, Valeria Solarino, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti, Stefano Fresi, Neri Marcorè, Greta Scarano – uscita giovedì 30 novembre 2017.