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Hotel Transylvania: Recensione in Anteprima

Sette mesi sono trascorsi dall’ultimo film d’animazione della Sony Pictures. Parliamo di Pirati – Briganti da strapazzo 3D, progetto ben diverso rispetto all’ultimo, comunque atteso progetto della casa in questione. Con Hotel Transylvania si cambia anzitutto registro: via lo stop-motion, spazio alla computer grafica dura e pura.Ma a cambiare sono proprio i toni. In tal

pubblicato 6 Novembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 20:30

Sette mesi sono trascorsi dall’ultimo film d’animazione della Sony Pictures. Parliamo di Pirati – Briganti da strapazzo 3D, progetto ben diverso rispetto all’ultimo, comunque atteso progetto della casa in questione. Con Hotel Transylvania si cambia anzitutto registro: via lo stop-motion, spazio alla computer grafica dura e pura.

Ma a cambiare sono proprio i toni. In tal senso siamo dalle parti del più recente Paranorman, piccolo gioiellino approdato nelle nostre sale poco tempo fa. Anche qui sono i cosiddetti mostri a farla da padrone, ma più che altro medesime sono certe istanze. Su tutte, la cosiddetta “paura del diverso”, tematica non fondante dell’opera ma agevolmente percepibile.

In realtà Hotel Transylvania strizza l’occhio al passaggio generazionale; quell’incerto periodo di transizione dall’età adolescenziale all’età adulta. Ma soprattutto il dramma che ciò comporta per un genitore, la maggior parte delle volte vera ed unica vittima di questo momento ineludibile nel corso della maturazione di ognuno di noi, ossia il distacco dal focolare. Il tutto chiaramente trattato con la simpatica leggerezza che contraddistingue certe produzioni.

Mavis è una giovane vampira di appena 118 anni. Si tratta di un traguardo tanto atteso, per via di una promessa strappata al padre, Dracula: raggiunta quest’età sarebbe stata libera di visitare il mondo degli umani. Un sogno, il sogno. Coltivato sin da quando era ancora una piccola vampiretta, Mavis ha sognato per decenni quel momento.

Ma la realtà è ben altra. Dracula è un padre super-protettivo, che per mantenere un’altra promessa fatta alla sua defunta moglie fa costruire l’Hotel Transylvania, appartatissimo ritrovo per mostri venuti da ogni dove. Lì nessun umano avrebbe mai potuto insidiare la tranquillità degli ospiti, che proprio nell’uomo scorgono il vero mostro.

Il film parte un po’ lento, nell’ovvio tentativo di calarci nelle vicende di questo strambo contesto. L’arrivo degli ospiti presso la maestosa struttura, però, ripaga dell’attesa di un ritmo che fino a quel momento stenta vistosamente a decollare. Frankenstein, Murray la Mummia, Griffin l’Uomo Invisibile e Wayne il Lupo Mannaro su tutti. Menzione speciale per quest’ultimo, indubbiamente il personaggio più riuscito, con la sua imponente cucciolata al seguito. Ma la lista dei mostri non si limita certo a quelli appena elencati. Hotel Transylvania è un film inevitabilmente citazionista, al cui interno non riusciamo a fare a meno di notare la presenza del gobbo Quasimodo, della mosca di cronenberghiana memoria o di un’altra creatura che vagamente ricorda il celeberrimo mostro della laguna nera.

Ma come quasi sempre accade, ciò che più ci spaventa ci si materializza dinanzi per colpe che sono imputabili a noi e noi soltanto. È proprio a causa di una leggerezza del conte Dracula, infatti, che improvvisamente appare un umano, Jonathan. Inutile dire che tale presenza metterà a soqquadro l’equilibrio del proprietario dell’Hotel, anche perché, cosa ben peggiore, la sua adorata figlia sembra avere una cotta per l’indesiderato visitatore.

Ricollegandoci a quanto evidenziato poco sopra, Hotel Transylvania non è solo un film sul passaggio generazionale, ma anche sullo scarto generazionale. Gli innocui mostri che affollano l’Hotel rappresentano un’epoca che non esiste più, ma che tuttavia continua stancamente a trascinarsi. L’innesto di Johnny e l’impatto che ha sul ritmo e i contenuti della vicenda la dice lunga in tal senso. A quel punto gli autori in più occasioni fanno ricorso a questa bipartizione: da quel momento c’è un prima e un dopo Jonathan. Vera e propria anima della festa, quest’ultimo dà colore alle spente e noiose attività che si svolgono all’Hotel Transylvania, accattivandosi le simpatie di tutti.

Il tutto in funzione di un discorso ben più ampio, dove quello approntato in Paranorman viene praticamente ribaltato. Come buona parte delle loro vecchie abitudini, frutto del loro retaggio, anche la convinzione di essere odiati dagli umani non ha mai abbandonato i mostri. Non riescono più a spaventare come una volta, ma più di prima riescono a sperimentare la paura verso ciò che credono di conoscere. A conti fatti, sbagliandosi. Sottile e arguto questo passaggio, paradossalmente (ma neanche tanto) assimilabile più dai bambini che dagli adulti.

E si torna al confronto con Paranorman, visto pure che questi due film concorrono per la cinquina da portare ai prossimi Oscar. Lì un isolamento reale, dettato più che altro da un odio atavico. In Hotel Transylvania, invece, fanno tutto i mostri: sono loro a ghettizzarsi, un po’ per pigrizia ma soprattutto per paura. Senza scadere nel becero compiacimento verso una specie, gli umani, che non può certo essere catalogata per intero. Quando, per esempio, Dracula chiede a Jonathan se la sua gente sarebbe pronta ad accettare i mostri, il giovane non può che aggrottare le ciglia e rispondere mestamente di no.

Poco da eccepire anche sul più che dignitoso comparto tecnico. Le animazioni funzionano, così come il 3D una volta tanto. L’atmosfera ha un tono opportunamente macabro, senza indulgere troppo su tale sfumatura. L’andazzo grottesco e, come già detto, occasionalmente citazionista (da non perdere quella su Twilight) lega benissimo con certi effetti davvero notevoli. Si veda la scena in cui due dei personaggi cavalcano dei tavoli prima nel salone per poi sconfinare in altre aree dell’Hotel: per un breve lasso di tempo sembra di assistere al noto inseguimento di Darth Vader ai danni di Luke Skywalker nella scena in cui quest’ultimo deve distruggere la Morte Nera in Episodio IV. Salvo rari frangenti, non male il doppiaggio, anche se come sempre resta alta la curiosità per l’originale.

Tirando le somme, Hotel Transylvania si dimostra un buon prodotto. Equilibrato e divertente, accessibile ad un ventaglio di pubblico piuttosto ampio. I bambini rideranno di alcune battute o episodi strampalati, certi ragazzini si ritroveranno nell’immaginaria gabbia costruita da Dracula per amore della figlia, mentre tutti gli altri potrebbero scorgere più di un elemento su cui riflettere, sempre e comunque sorridendo. Una commedia intelligente, dunque, pacata e ben riuscita. Sagace fino quasi alle battute conclusive, quando poco prima dell’ultima parte mostra degli umani che inneggiano ai mostri indossando le loro stesse maschere. Ed è allora che le impaurite creature, come in uno specchio che riflette la propria immagine, realizzano che forse sino a quel momento hanno avuto paura non dell’altro ma di sé stessi.

Voto di Antonio: 7

Hotel Transylvania (USA, 2012). Di Genndy Tartakovsky, con Adam Sandler, Andy Samberg, Selena Gomez, Kevin James, Fran Drescher, Steve Buscemi, Molly Shannon, David Spade, Cee-Lo, Claudio Bisio e Cristiana Capotondi. Qui trovate il trailer italiano. Nelle nostre sale da giovedì 8 Novembre.