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Courmayeur Noir in Festival – What no one knows, Surveillance

Det som ingen ved (What no one knows), di Søren Kragh-Jacobsen – Concorso Un thriller sui servizi segreti che è anche un thriller familiare. Protagonista è Thomas Deleuran, un uomo come tanti, con un matrimonio in frantumi. Quando sua sorella, Charlotte, muore annegata in seguito ad un inspiegabile incidente, guardando tra le sue carte, Thomas

di simona
pubblicato 10 Dicembre 2008 aggiornato 2 Agosto 2020 16:29



Det som ingen ved (What no one knows), di Søren Kragh-Jacobsen – Concorso
Un thriller sui servizi segreti che è anche un thriller familiare. Protagonista è Thomas Deleuran, un uomo come tanti, con un matrimonio in frantumi. Quando sua sorella, Charlotte, muore annegata in seguito ad un inspiegabile incidente, guardando tra le sue carte, Thomas scopre che la donna aveva scoperto un terribile segreto nascosto nel passato del padre, ufficiale di marina e membro dei servizi segreti. Aiutato da Ursula, la compagna di Charlotte, l’uomo inizia ad indagare, cercando di mettersi in contatto con i vecchi colleghi del padre e di rintraccaire una misteriosa donna svedese che sembra essere in possesso di alcune prove. C’è però qualcuno che ha tutto l’interesse a distruggere tali prove, ed è disposto a tutto pur di farle sparire. Anche ad uccidere.

Arriva dalla Danimarca quello che è uno dei migliori (se non addirittura IL migliore) titoli in concorso quest’anno al Courmayeur Noir in Festival. Meritatissimo il premio assegnato alla totalità del cast (per citare alcuni dei protagonisti: Anders W. Berthelsen, Maria Bonnevie, Ghita Nørby, Marie Louise Wille, Sarah Juel Werner) per la migliore interpretazione. Tutti gli interpreti, ci è stato detto, provengono dal teatro. Alcuni sono veterani delle scene danesi, altri esordienti, ma tutti sono invariabilmente straordinari.

Ottima la sceneggiatura, perfettamente cesellata, mai appesantita da forzature eccessive. Sa tenere desta l’attenzione senza perdere mai d’intensità, ed è angosciante al punto giusto. Bella la scelta di dipingere un protagonista che, una volta tanto, non è un novello Bruce Willis ex-poliziotto-agente speciale-investigatore privato, ma una persona comune con problemi molto simili a quelli del nostro quotidiano, con i propri limiti e le proprie debolezze. Già passato al Festival di Berlino lo scorso febbraio e presentato da poco al Festival di Varsavia, speriamo che il film possa giungere presto anche nelle nostre sale.

Surveillance

Surveillance, di Jennifer Lynch – Fuori Concorso
Due agenti dell’FBI si uniscono al corpo di polizia di una piccola città, per indagare su una serie di efferati omicidi commessi da una coppia di assassini con il volto coperto da maschere simil-Michael Myers. Sul posto dovranno interrogare tre testimoni – un poliziotto esaltato, una drogata fuori di testa e una bambina di otto anni ancora sotto choc. Ma qualcosa non torna e forse non esiste una sola verità.

Jennifer Lynch è figlia di suo padre. Lascio a voi interpretare tale definizione. Se fate parte delle schiere di fan di David Lynch, questo film – pur non essendo visionario come le pellicole dirette dal celebre genitore – non vi deluderà. Se invece siete fra quanti non apprezzano (o semplicemente non comprendono) il cinema di Lynch, tenetevi alla larga.

Prodotta da David Lynch, l’opera seconda della figlia Jennifer (dopo l’orrido Boxing Helena) è già stato visto anche allo scorso Festival di Cannes (qui il trailer), nella sezione fuori concorso. Delirante, quanto prevedibile, ritratto di una violenza cieca, immotivata e folle, perpetrata da due assassini che mietono vittime per il puro gusto di uccidere. I due protagonisti Julia Ormond e Bill Pullman sono nettamente fuori parte e molto al di sotto delle loro capacità. Tutto sommato c’era molto meno sadismo nel coreano The Chaser visto un paio di giorni fa.