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Roma 2011 – Anteprima di 90 secondi per Hugo Cabret

Proiezione in anteprima di 15 minuti di Hugo Cabret, attesissimo prossimo film di Martin Scorsese. Così annunciava per la giornata di oggi il programma del Festival Internazionale del Film di Roma.

pubblicato 31 Ottobre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 07:05



Proiezione in anteprima di 15 minuti di Hugo Cabret, attesissimo prossimo film di Martin Scorsese. Così annunciava per la giornata di oggi il programma del Festival Internazionale del Film di Roma. In uscita in Italia il 2 febbraio del 2012, ad accompagnare il film nella Capitale l’autore del romanzo, Brian Selznick, il piccolo protagonista, ovvero l’Hugo del titolo, Asa Butterfield, e la scenografa Premio Oscar Francesca Lo Schiavo, ancora una volta in odore di statuetta.

Pomeriggio frizzante all’Auditorium tra gli appassionati di cinema per il quarto d’ora in anteprima, purtroppo tutt’altro che concretizzatosi. Perché la moda degli ‘annunci truffa’ al Festival romano sta ormai prendendo piede. Dopo le anteprime ‘farlocche’ dei vari Twilight, con dietro le quinte, trailer e clip già viste in rete malamente accorpate per riempire gli strombazzati ’15 minuti in anteprima’, anche Hugo Cabret ha dovuto subire l’onta della premiere farlocca. Perché di quei 15 minuti annunciati se ne sono visti circa 90 secondi. Forse meno. Una e soltanto una clip inedita, rispetto alle ‘scene‘ previste, decisamente intrigante e accompagnata da un magnifico 3D. Il resto dell’incontro, iniziato con 20 minuti di ritardo, è andato avanti mostrando al basito pubblico presente in sala un backstage di circa 4 minuti, un saluto veloce di Martin Scorsese, il trailer in lingua originale e l’indimenticato Viaggio nella Luna di George Melies, finalmente restaurato. Stop. E quei tanto decantati 15 minuti in anteprima? Finiti non si sa dove.

Che al montaggio conclusivo di Hugo Cabret Scorsese & Co ci stiano lavorando giorno e notte è cosa risaputa, ma per quale motivo strombazzare un’anteprima simile senza poi averne i contenuti? Il 31 ottobre del 2010, ovvero esattamente un anno fa, Dylan Dog si presentò in anteprima mondiale con 15 minuti proprio al Festival di Roma. Un quarto d’ora doveva essere e un quarto d’ora fu, senza trailer, backstage o stratagemmi simili. Solo i vampiri di Twilight in questi anni ci avevano abituati ad anteprime di questo stampo, ma con Hugo Cabret il limite di sopportazione, soprattutto per i tanti entrati in sala pagando un ticket, si è ampliamente superato. Annunciare 15 minuti ‘di film’ per poi mostrarne 90 secondi, ovvero una singola scena, è sinceramente oltraggioso, e non tanto per gli accreditati come il sottoscritto che non hanno sborsato un euro per entrare in sala, bensì per i fan ‘paganti’ del leggendario regista accorsi all’Auditorium di Roma per assistere a 15 minuti di film. Promessi, ma incredibilmente mai mostrati.

Molto più interessante di trailer e backstage si è rivelata la ‘chiacchierata’ con gli ospiti sul palco. Brian Selznick, autore del romanzo, ha così raccontato la genesi di Hugo Cabret, e i suoi rapporti con il cast tecnico della pellicola: “l’ispirazione è ovviamente nata da Melies. Ho iniziato a scrivere questa storia quando ho scoperto che Melies aveva una collezione di automi, buttati via alla sua morte. Inizialmente lo spunto veniva dall’idea di un bimbo che trova questi automi, per poi cercare di farli tornare in vita. L’idea iniziale si è poi trasformata in altro, aggiungendo immagini e disegni. Essendo in origine dei disegni piccolissimi, di sei centimetri per 10, è ora innegabilmente straordinario vederli sul grande schermo”. Se posso paragonare Hugo Cabret ad una Graphic Novel? Diciamo che l’ispirazione è multipla, non solo la graphic novel ma anche gli albi illustrati, come il cinema e i fumetti. Il mio scopo era mostrare come si potesse fare qualcosa di diverso, rispetto ad esempio alla Graphic Novel. Le immagini di Hugo Cabret riempiono infatti la pagina al punto tale da costringerci ad effettuare una transizione spazio temporale per poter andare avanti.

Decisamente più maturo rispetto alla giovane età il piccolo protagonista del film, Asa Butterfield, che ha così raccontato la sua incredibile esperienza al fianco di una leggenda come Martin Scorsese: “la prima volta che mi sono reso conto che avrei fatto questo film è stato quando ho superato i primi due provini, poi ho dovuto fare un video da inviare a Scorsese, e infine volare a New York, per un ultimo provino faccia a faccia. Il giorno che ho saputo della parte ero a scuola, mia madre mi venne a prendere per darmi la lieta notizia! Ma non avevo ancora ben capito con chi sarei andato a lavorare. Solo dopo ho realizzato. Cavolo, è Scorsese! Ma non ho ancora potuto vedere tutti tutti i suoi film precedenti, perché violenti e vietati. Per ora ho visto The Aviator, The Departed e Shutter Island. E li ho trovati fantastici”. “Se mi ha dato dei compiti per casa, con dei film da recuperare? Assolutamente sì. Soprattutto i film di Melies. Ne ho visti tanti, confesso, ma non tutti. Anche se prima o poi li vedrò tutti! Qual è la mia attrice preferita? Sigourney Weaver! Ho visto tutti i suoi film, soprattutto la serie di Alien ed Avatar. Non so spiegare il perché la ami, vero è che la maggior parte dei miei coetanei adorano DiCaprio, Pitt, la Jolie e la Knightley, ma io adoro lei“.

Estremamente emozionata perché per la prima volta dinanzi alla ‘sua’ ultima creatura, Francesca Lo Schiavo, moglie di Dante Ferretti e doppio Premio Oscar con The Aviator e Sweeney Todd. Questi i passaggi più interessanti del suo intervento: “Perdonatemi l’emozione ma abbiamo finito di girare Hugo alla fine di gennaio dell’anno scorso. Non mi è mai capitato di passare per New York e sono molto emozionata nel vedere le prime immagini del film (90 secondi). Per poter fare al meglio il mio lavoro ho dovuto studiare precisi dettagli sull’epoca, per poi ricostruire la stazione parigina, sintesi perfetta delle quattro stazioni esistenti in città in quegli anni. Per la prima volta in carriera tutti e quattro, ovvero la sottoscritta, Scorsese, Ferretti e Richardson, direttore della fotografia, abbiamo incrociato la tecnica della terza dimensione. E’ stata una sfida affascinante. Per quanto riguarda il mio lavoro ho imparato che gli ambienti sembrano molti più vuoti di quello che sono in realtà, arredando di conseguenza maggiormente rispetto al solito. Quindi piu oggetti e maggiori punti di vista, con colori più forti e decisi, ma niente rossi e verdi accesi“.

Hugo Cabret, lo ricordiamo, uscirà il 2 febbraio nei cinema italiani. E questa volta per intero…

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