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Disoccupato in affitto: recensione del docu film di Luca Merloni

Il docu film Disoccupato in affitto di Luca Merloni e l’Uomo Sandwich Pietro Mereu ci portano on the road nell’Italia del lavoro che cambia

di cuttv
pubblicato 10 Maggio 2012 aggiornato 1 Agosto 2020 01:48


Art. 1 L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Nonostante quello che dichiara il primo articolo della costituzione, e chi si gode la sovranità del popolo ‘cambiando bandiera’ ma mai gli obiettivi, questa Italia deve fare i conti con il lavoro clientelare, precario, sommerso, tenendo lo sguardo desto sulle nuove avanguardie della disoccupazione.

Per aiutare i più distratti da statistiche e percentuali, a guardare in faccia il nostro paese, Pietro Mereu e Luca Merloni hanno deciso di intraprendere un viaggio esplorativo e provocatorio nell’Italia che lavora o vorrebbe farlo, trasformando la ricerca di ‘qualsiasi impiego retribuito’ nel docu film di un Uomo Sandwich Disoccupato in affitto.

Un titolo, una dichiarazione di intenti, un messaggio, le premesse per un’odissea e un docu film auto prodotto, che inizia quasi per caso ma venerdì 11 maggio 2012 arriva nelle sale del circuito Distribuzione Indipendente, e in contemporanea on demand su Own Air.

Disoccupato in affitto

Alla soglia dei quaranta, Pietro Mereu, ex impiegato sardo in una società di distribuzione di Roma, senza lavoro da un po’, decide di cercarlo investendo qualche risparmio in un progetto con Luca Merloni, scrittore, regista, amico e vicino di casa, con il medesimo destino professionale riservato a tanti ‘creativi’.

L’idea di resuscitare la formula dell’uomo sandwich, usato nel corso della storia per promuovere, pubblicizzare, dichiarare e protestare, (illustrato in modo eloquente da Cesare Corda), arriva dalla vicenda di un ventiquattrenne inglese laureato in storia, che grazie ad un cartello analogo, nel 2009 sembra aver trovato lavoro incontrando per le strade di Londra il manager di una multinazionale.

Indossando un cartello che recita a grandi lettere la sua condizione di disoccupato in affitto, e quell’aria da italiano alle prese con gli sbattenti della vita che induce all’empatia, nell’estate del 2010 Mereu e Merloni partono alla ricerca di un lavoro.

Telecamera discreta, che inquadra più dettagli che facce, approccio non invasivo e informale, una breve permanenza in ogni città per non destare troppa curiosità e risonanza sul progetto, una familiarità diffusa della gente con l’obiettivo, hanno fatto il resto, registrando le reazioni dell’uomo della strada a Roma, Milano, Napoli, Firenze, Genova, Cagliari, Bologna, Verona e Lecce.

La mappa del viaggio intrapreso da Disoccupato in Affitto, dettata da necessità di budget ridotto a poche migliaia di euro, auto finanziate salvo un piccolo aiuto della Provincia di Ogliastra, e la disponibilità di amici e conoscenti, si è interrotta prima del previsto e di arrivare in Sicilia, ma questo non ha impedito di inquadrare centinaia di sfumature e aspetti di un mondo del lavoro che sta cambiando e quasi mai è quello che sembra.

Un panorama eterogeneo ma consapevole, che vanta dirigenti di Verona che percepiscono una torta più piccola per tutti, tanti occupati saltuariamente, donne dopo i cinquanta e madri tagliate fuori dal mercato, comitive di disoccupati cronici che hanno reso il sussidio una fonte di guadagno, giovani creativi che sopravvivono con le bancarelle, genitori con figli che hanno scelto di provare all’estero, stranieri che ci torneranno presto.

Disoccupato in affitto 2

Dall’assicuratore all’artista di strada, dal commerciante allo spazzino, dall’impiegato delle poste al cassaintegrato, di leva il coro dell’Italia che racconta se stessa e indossa l’abito che non fa il monaco, come giacca e cravatta possono celare professionisti alle prese con i colloqui di lavoro, quanto operai portuali che fanno lavori faticosi e mal pagati.

Troppi hanno le stesse necessità di Pietro Mereu, e se per qualcuno vanno bene anche i lavoretti saltuari e precari, a molti basterebbe qualcosa di dignitoso, pagato anche meno del giusto, ma l’urgenza del lavoro è generale come la percezione di un paese alla deriva, da nord a sud, isole comprese.

Strappando sorrisi e amare riflessioni sulla situazione socio-economica del paese, l’Uomo Sandwich guadagna tanta solidarietà per la coraggiosa iniziativa, ma il bottino di proposte di lavoro per Mereu si riduce alle solite promesse non mantenute e qualche lavoretto sporadico, che lo riportano presto al precariato creativo.

La sceneggiatura deve molto all’improvvisazione in strada come l’interpretazione di se stessi, regia e fotografia sono volutamente sghembe e ‘artigianali’, il ritmo asseconda la lentezza di certe odissee, quanto l’arte di arrangiarsi come filosofia produttiva può essere letta come un pregio o un difetto. Anche la colonna sonora è concessa da The Niro (Davide Combusti) a titolo gratuito (almeno per ora).

Ammetto che di questi tempi ‘mettere il dito nella piaga’ della precarietà dell’esistenza e del lavoro non fa piacere a nessuno, ma se è sempre salutare poter disporre di tanti punti di vista su universi controversi, ingannevoli, difficili da ignorare, tutti quelli raccolti con leggerezza e ironia da questo disoccupato in affitto della porta accanto, fanno di sicuro riflettere sul modo nel quale viene percepito il mondo del lavoro, la crisi economica e le prospettive per il futuro.

Qualcuno ha già visto disoccupato in affitto durante il Roma Independent film festival 2011, o nel corso di proiezioni sporadiche, gli altri possono approfittare di quelle nelle sale del circuito Distribuzione Indipendente, e in contemporanea on demand su Own Air, da venerdì 11 maggio 2012.

Voto di Cut-tv’s: 6,5

Disoccupato in affitto (2011, Italia – documentario) di Luca Merloni; con Pietro Mereu.Uscita nelle Sale Distribuzione Indipendente: 11 Maggio 2012 – Il trailer.