The Lost City of Z: recensione in anteprima del film di James Gray
Un altro film in costume per James Gray, uno dei pochi registi neo-classici rimasti in America. The Lost City of Z è un racconto d’avventura di altri tempi, una cosa rara. Che bel film. Peccato che Amazon Studios (e Bleecker Street) lo faccia uscire solo ad aprile 2017… Film di chiusura del New York Film Festival.
Il più classico dei registi in circolazione, Clint Eastwood permettendo. Dalla solidità dei primi thriller al romanticismo di Two Lovers (il suo capolavoro), James Gray si è fatto un nome tra gli appassionati come portabandiera di un cinema americano che non esiste quasi più. La sua è una resistenza vera e propria, come se l’unico modo per restituire allo spettatore certe idee siano le geometrie del cinema americano che fu.
The Lost City of Z ci racconta la storia vera dell’esploratore inglese Percy Fawcett, che all’alba del ventesimo secolo viene chiamato ad esplorare l’Amazzonia per ridefinirne alcuni confini interni. Si tratta di un compito di estrema importanza, ma anche di un lavoro che lo terrà lontano dalla famiglia per un po’ di tempo. Una volta sul luogo, tra mille pericoli, inizia a scovare dettagli su un’antica civiltà che forse una volta abitava la regione.
Fawcett fa ritorno in Europa e viene schernito dalla comunità scientifica, innanzitutto per il non-rispetto che aveva verso i ‘selvaggi’ dell’Amazzonia. La questione non sembra neanche di interesse per gli scienziati, ma Fawcett crede firmamente in ciò che ha trovato. Determinato com’è, e supportato dalla moglie Nina e persino dal figlio Jack, decide di ritornare in quei luoghi assieme ad un paio di fidati colleghi di viaggio.
The Lost City of Z è il secondo film in costume di James Gray, dopo C’era una volta a New York. Che era almeno a livello teorico una specie di ‘chiusa’ del pensiero del regista, da sempre focalizzato su personaggi immigrati. Fawcett un immigrato non è, e a suo modo neanche un colonizzatore (anche se la missione principale in parte lo è). È un viaggiatore curioso che sa di essere a un passo da una scoperta che potrebbe cambiare la geografia di un continente, e l’idea prende il sopravvento su tutto, ego e famiglia lontana compresi.
C’era una volta a New York serve quindi quasi da ponte tra il primo James Gray e questo nuovo film, che sembra aprirsi a riflessioni inedite nella sua filmografia. Ma quel che resta è ancora la volontà del regista di fare cinema americano solido e d’altri tempi. Un film del genere all’epoca sarebbe stato finanziato da una major hollywoodiana (e magari l’avrebbe portata pure al fallimento): oggi la produzione è della compagnia ‘indipendente’ di Brad Pitt (quella di 12 Anni Schiavo e Moonlight), e la distribuzione è di Amazon. I tempi cambiano, ma per Gray – abituato a sfide economiche, vedasi il rapporto con Weinstein – queste sono quasi bazzecole.
Quello che il film innanzitutto descrive benissimo è l’idea stessa di avventura. Non significa che The Lost City of Z sia un film d’avventura tout court. Ci sono i pericoli, ci sono gli indigeni pronti a scoccare le frecce, ci sono i piranha nel fiume, ecc. Ma sono una piccola componente di un approccio ben più dichiaratamente old-fashioned, che usa l’azione per trainare un discorso fisico che rafforza l’ossessione di Fawcett.
Nulla di nuovo sotto il sole, si dirà: di film ambientati nella giungla e che ruotano attorno ad un’ossessione ne abbiamo visti parecchi, da Herzog fino a El Abrazo de la Serpiente. Però è unico il modo in cui nel film di Gray una macchia sul viso (si veda quella che ad un certo punto deturpa il già piuttosto irriconoscibile Robert Pattinson) dica molte più cose su questo viaggio sfiancante e doloroso di qualsiasi scena con montaggio veloce.
Charlie Hunnam ha a sorpresa la faccia e la voce giusta, e Sienna Miller eleva il personaggio della moglie in modo molto credibile e vivo. Però nessuno ha l’importanza che ha Darius Khondji, il direttore della fotografia giustamente coccolato da cinefili e autori di tutto il mondo, e a cui Gray ha chiesto di girare in 35mm (a proposito di classicismo e di film di una volta…). La scena finale sul fiume è di una bellezza talmente entusiasmante che sembra di vivere un sogno un po’ delirante a occhi aperti.
[rating title=”Voto di Gabriele” value=”8″ layout=”left”]
The Lost City of Z (USA 2016, avventura / drammatico 140′) di James Gray; con Tom Holland, Charlie Hunnam, Sienna Miller, Robert Pattinson, Angus Macfadyen. Sconosciuta la data d’uscita italiana.