Home Joaquin Phoenix Venezia 2019, Joaquin Phoenix presenta Joker: “Mai avuto un personaggio simile”

Venezia 2019, Joaquin Phoenix presenta Joker: “Mai avuto un personaggio simile”

Il film DC/Warner punta agli Oscar del 2020, con mattatore uno strepitoso Joaquin Phoenix.

pubblicato 31 Agosto 2019 aggiornato 9 Ottobre 2023 15:12

A lungo atteso, il giorno di Joker alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia è finalmente arrivato. Presentato in anteprima mondiale, e sorprendentemente in Concorso, il titolo Warner è il primo di sempre dedicato al celebre villain di Batman, in passato già interpretato al cinema da Jack Nicholson, Heath Ledger e Jared Leto.

A indossarne gli abiti in questo caso Joaquin Phoenix, colonna portante di un film prodotto e diretto da Todd Phillips, passato dalle comedy alla Una notte da leoni ad un cupo cinecomic delle origini accompagnato da lunghi applausi nel corso dell’anteprima stampa.

Questo film ha un tono diverso rispetto ai miei titoli precedenti“, ha confessato Phillips. “Sono stato molto influenzato dagli anni ’70 e dal cinema di quegli anni. La gente mi chiedeva come mai non facessi un titolo simile. E se hai un attore fantastico come Joaquin allora sì, puoi fare un film di questo tipo. Abbiamo avuto un sacco di libertà, perché il Joker non aveva origini. Era interessante, non c’erano regole né confini. Insieme al co-sceneggiatore abbiamo cercato di realizzare qualcosa di pazzo, giorno dopo giorno”.

Un’opera che potrebbe dar vita ad un nuovo filone cinefumettaro, e non solo in casa DC bensì anche in ambito Marvel.

Non so nulla della concorrenza con la Marvel, io non vengo dai fumetti ma quando abbiamo concepito questa idea si trattava di dare un approccio diverso al Joker. Poi non so quale conseguenze potrà avere, i cinecomics così come sono vanno bene, ma non so cosa possa voler dire per la DC e la Marvel. Joker era un film difficile da fare, è stato difficile convincere la Warner, ma per noi era un film speciale. Lo studios ha poi accettato il progetto con coraggio.

Un ruolo da sempre molto ambito in ambito recitativo, quello del Joker, reso iconico da Nicholson per Burton e arrivato agli Oscar con il compianto Heath Ledger. Una sorta di ‘Amleto americano’ che Phoenix ha abbracciato con vigore.

Per me l’attrattiva era legata all’approccio inedito. Non mi sono riferito a nessun’altra interpretazione del personaggio. Era semplicemente nostra, era la chiave per me. Non riferirmi a niente, a nessuno degli altri attori che l’avevano interpretato. L’attrattiva del personaggio è legata al fatto che risulta complicato definirlo. Noi non volevamo definirlo. Ho cercato di identificare alcuni lati della personalità, dopodiché facevo un passo indietro. Volevo che rimanesse un’aurea di mistero, ma durante le riprese era come se scoprissimo continuamente nuovi lati del personaggio, della sua personalità. E’ accaduto fino all’ultimo giorno di set.

I film sono specchio della società, ma questo non è un film politico”, ha voluto precisare Phillips, dichiaratamente partito da alcune idee del Joker cartaceo ideato da Jerry Robinson, vedi la strada del comico fallito. Todd e Joaquin hanno lavorato a stretto contatto per quasi un anno, pennellando i lineamenti del Joker scena dopo scena.

Abbiamo lavorato molto insieme, sei mesi prima del via alle riprese. Abbiamo lavorato alle sue risate, al look, ai capelli, alla postura, siamo entrati nei dettagli. Quando abbiamo iniziato le riprese abbiamo continuato queste discussioni e di fatto non sono mai finite, fino all’ultimo giorno. “Magari avessimo più tempo per girare perché rifarei vecchie scene”, mi son sempre detto.

Parole confermate da Phoenix, che ha faticato non solo a perdere peso ma a trovare la chiave giusta per interpretare il Joker. Partendo dalal sua strepitosa risata.

Ho iniziato con l’affrontare il tema della perdita. E di fatto ho anche perso molto peso, e questo già ti colpisce anche psicologicamente. Ho cominciato dallo script, parlando molto con Todd. Abbiamo letto un libro molto interessante, perché suddivideva le varie personalità. Ho avuto la libertà di fare qualcosa poco identificabile, proprio perché questo non è un carattere reale. Non volevo che uno psichiatra potesse identificarle, volevo mantenermi libero. Cercare un equilibrio. All’inizio mi ha aiutato il cercare di capire come iniziare, Todd mi ha dato dei suggerimenti e improvvisamente ho capito come diventare il Joker. A me piaceva la luce di Arthur, non solamente il suo tormento ma anche la sua gioia, la sua lotta interiore per cercare la felicità, la compassione, l’amore, il calore materno. Era la parte che andava maggiormente sviluppata. Non credo che i miei personaggi siano tutti tormentati. Anche Arthur non lo vedo tormentato, per me sono stati 8 mesi in cui ho esplorato questo carattere, questa personalità, capire chi sia questo personaggio, chi era e chi diventa. E’ un personaggio che si evolve continuamente, non avevo mai avuto un personaggio simile. Mi piace prendere decisioni sul personaggio in cui lavoro. Joker è stato un personaggio difficile. Ancor prima della sceneggiatura Todd mi aveva parlato di quel che voleva ottenere da questo personaggio. Mi descrisse la sua risata come qualcosa di doloroso. E’ una parte del Joker che cerca di emergere. Mi sembrava un’idea interessante, abbiamo ricreato la risata del Joker in modo innovativo. Non pensavo di riuscirci. Ho provato a fare da solo ma alla fine ho chiamato Todd per fare un’audizione alla mia risata. Mi ci è voluto molto tempo, non volevo che fosse una cosa ridicola. Gli ho fatto sentire diverse versioni, alcune terribili.

Confermo il tutto“, ha proseguito il regista. “E’ stato un lungo processo. Dover trovare la modulazione di quella risata, ne avevamo 3/4, a secondo della situazione in cui Joker si trova. Ne identifico circa 4, e solo l’ultima è di vera gioia”. Etichettato dalla censura americana con un R-Rated, ovvero vietato ai minori accompagnati da adulti, il nuovo Joker è innegabilmente un film violento. Ma non troppo nè gratuitamente, ha rimarcato Phillips.

Il nostro lavoro è proprio quello di definire il tono di un film. Non è una pellicola tanto violenta, John Wick 3 ad esempio è molto più violento. Noi abbiamo cercato di dare una visione molto realistica, il mio ruolo è quello di bilanciare la violenza all’interno della storia.

Un ruolo molto importante all’interno della trama è affidato alle meravigliose musiche di Jeff Groth, che ha lavorato di pari passo con la produzione, come confessato dal regista: “Il nostro compositore è stato fantastico. La sceneggiatura è stata scritta in parallelo alla musica. Di solito facciamo delle riprese e chiediamo al compositore di scrivere qualcosa per quanto fatto. E lui mi rispondeva con alcune idee, ciak dopo ciak. Joaquin ha ricreato alcuni movimenti seguendo le musiche del film, che hanno un ruolo essenziale all’interno della narrazione“.

Chiusura immancabile sulle analogie tra questo Joker cinematografico e quello dei fumetti DC, affidata alle parole del suo co-sceneggiatore, produttore e regista. Todd Phillips.

Non credo che l’obiettivo di questo Joker sia vedere il mondo che brucia. Il suo obiettivo è differente. E’ un uomo che cerca la propria identità, diventa casualmente un simbolo. Cerca solo l’approvazione. Il nostro Joker non ha questo obiettivo, lui vuole davvero solo far ridere le persone. Pensa di esser nato per farle divertire. Ma purtroppo nella sua vita prende decisioni errate che lo trasformano in questo simbolo, un simbolo sbagliato. Il nostro Joker non ha letture politiche.

Joker uscirà nei cinema d’Italia il prossimo 3 ottobre.

Festival di VeneziaJoaquin Phoenix