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Martin Scorsese, i film Marvel non sono cinema

Sull’entità dei film Marvel Martin Scorsese non ha dubbi, e lo dice a chiare lettere, al di là di box office e legioni di cultori

pubblicato 4 Ottobre 2019 aggiornato 29 Luglio 2020 16:29

Martin Scorsese non ha dubbi: per lui il Cinema sta da una parte, i film Marvel dall’altra. Quante volte lo si è sentito dire? Giocattolone, polpettone, videogioco e chi più ne ha più ne metta. Esternazioni spesso tranchant, va detto, ancorché lecite se espresse da uno spettatore tendenzialmente freddo, se non addirittura ostile a certo spettacolo. Ma se ad eprimere simili dichiarazioni è un maestro come Scorsese, allora vale la pena almeno ascoltare. Ecco cos’ha detto il regista italo-americano.

Non li guardo (i film Marvel, ndr). Sapete? Ci ho provato. Ma quello non è cinema. In tutta onestà, la cosa più vicina a cui mi viene da pensare, per quanto bene sono fatti, con gli attori che danno il meglio che possono considerate le circostanze, sono i parchi a tema. Non è il cinema di persone che cercano di trasmettere delle esperienze emotive, psicologiche ad un’altra persona.

In un periodo così polarizzato come questo è probabile che nemmeno lo status di un cineasta come Scorsese venga considerato accettabile da i tanti, tantissimi cultori del decennale progetto Marvel. Né francamente ci pare opportuno insistere più del dovuto su delle considerazioni che, oltre ad essere condivisibili, sono esposte con chiarezza; finendo peraltro con una pedante, per quanto accondiscendente difesa di cui Scorsese non ha proprio bisogno.

L’unico elemento che mi pare interessante sottolineare è il dibattito che, più o meno velatamente, Scorsese intende suscitare. Sul suo amore per il cinema, a 360 gradi, nessuno può fondatamente dubitare; ecco allora la proposta, condensata in una domanda: alla luce di certi fenomeni e di altrettanti avanzamenti tecnologici, a cosa dobbiamo guardare affinché si possa ancora parlare di Cinema?

Da questa parte, se devo dirla tutta, mi pare che Scorsese in fondo interroghi anche sé stesso, magari dopo essersi già tormentato per mesi e mesi prima, durante e dopo la lavorazione di The Irishman. Per quanto infatti un qualunque film Marvel rappresenti tutt’altro tipo di operazione rispetto a quest’ultimo progetto di Scorsese, è altresì vero che il ricorso così massiccio alla computer grafica obbliga a farsi delle domande. Domande le cui risposte probabilmente è possibile riscontrarle, almeno in parte, nel film stesso, di cui d’altro canto si sta già dicendo un gran bene. Il tutto malgrado le riserve di Scorsese, anche se mi pare piuttosto evidente, nello specifico abbiano solo relativamente a che vedere con la tecnologia, se non quale espediente a detrimento di altre componenti, che hanno o dovrebbero avere carattere prioritario.

Detto ciò, non so se e quanto freghi a Martin Scorsese, banalmente, generare scandalo, né quanto sia preoccupato rispetto alla reazione sui social. Certo è che un’affermazione del genere viene espressa sapendo di non passare inosservata, e dinanzi alle parole di una persona che respira Cinema da circa una cinquantina d’anni, operando su più livelli, non solo attraverso il fare film, vale la pena farsi destabilizzare almeno un po’.

I film Marvel li studiamo e continueremo a studiarli come oggetti culturalmente rilevanti, che hanno parecchio da dirci anche in relazione ad un periodo storico tutto, non solo rispetto a certi fenomeni e meccanismi inerenti all’industria. Ma la questione va posta, non solo perché lecito ma perché utile. Insomma, sì, ci si lasci pure destabilizzare. Male non fa.

via | Screen Rant