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Coronavirus, i Cinema di Roma e del Lazio resistono e restano aperti

Cinema e teatri devono adeguarsi per contenere il diffondersi del virus COVID-19.

pubblicato 5 Marzo 2020 aggiornato 29 Luglio 2020 12:54

L’ANEC Lazio (Associazione dei Cinema del Lazio) ha deciso, con senso di responsabilità connaturale allo stato di emergenza in atto, di mantenere aperte tutte le sale cinematografiche di Roma e della Regione, a seguito del Dpcm 4 marzo 2020 firmato ieri dal Presidente del Consiglio Conte riguardante le attività cinematografiche. Questo il comunicato stampa.

Lo scopo di ciò è, in primis, quello di assicurare agli Esercenti e a tutti i Dipendenti del settore, una continuità lavorativa che, sebbene minata dall’ovvio attenuarsi dei flussi di pubblico in questo momento di psicosi, vuole ribadire la salubrità dei locali stessa garantita perché i Cinema non costituiscono quei grandi “assembramenti di persone” come prefigurato dalle Istituzioni e dall’immaginario collettivo. Ma è innegabile come una delle principali motivazioni alla base di tale scelta sia il tentativo dei Cinema di fare la loro parte perché le abitudini del proprio pubblico non si allontanino dai binari di una normalità che, mai come in questo momento, è auspicabile in tutti i settori delle Imprese culturali. Ciò avverrà nel rispetto delle norme di sicurezza previste dal Decreto, che impongono agli esercenti di garantire ai propri spettatori una distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro. In ultimo, ma non per importanza è il messaggio positivo e costruttivo che l’Esercizio del Lazio vuole inviare, affinchè nessuno dei componenti della filiera cinematografica si fermi, ma continui il percorso di confronto avviato un anno or sono con Moviement. A conclusione di ciò si auspica e si spera che, quanto prima, vengano messe in atto forme concrete di sostegno da parte di Governo, Regione Lazio e Comune di Roma a favore di tutti gli esercenti cinematografici colpiti da questa gravissima e improvvisa crisi, sia quelli che abbiano deciso di rimanere aperti sia quelli che, magari più in difficoltà, abbiano optato per la chiusura.

[accordion content=”testo” title=”Coronavirus, Cinema aperti solo se garantito un metro di distanza tra una persona e l’altra”]

A causa dell’emergenza Coronavirus, un nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte firmato nella tarda serata di oggi ha deciso forti restrizioni nei confronti di tutti i cinema d’Italia fino al 3 aprile 2020.

Come si legge nell’Art. 1 / b, “sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro. Le disposizioni del decreto producono il loro effetto dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sono efficaci, salve diverse previsioni contenute nelle singole misure, fino al 3 aprile 2020”.

Misure che riguarderanno sia i cinema che i teatri, decise allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 sull’intero territorio nazionale, che prenderanno forma ufficialmente domani, per terminare tra un mese esatto. Questo significa che potranno aprire solo le sale che garantiranno una distanza minima di un metro tra uno spettatore e l’altro. Cavillo alquanto discutibile, perché non è chiaro chi dovrebbe/potrebbe controllare, una volta spente le luci, quel che avviene in sala. Nel dubbio, per altre 4 settimane il comparto cinematografico dovrà tirare la cinghia, adeguandosi alla vendita dei ticket a ‘scacchiera’.

In questi ultimi 10 giorni l’intera filiera cinematografica nazionale ha pagato a durissimo prezzo lo scotto del Coronavirus, con centinaia di sale chiuse, crollo degli incassi, set sbarrati e uscite cinematografiche posticipate (007 in testa). La speranza, ovviamente, è che nei prossimi 30 giorni la situazione possa tornare alla normalità, in modo da riaprire i cinema nella loro completezza e far ripartire l’industria nazionale dell’audiovisivo.