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Being Mortal: stop alle riprese per una denuncia contro il protagonista Bill Murray

“Being Mortal”, debutto alla regia del comico Aziz Ansari ha dovuto interrompere le riprese per una denuncia contro Bill Murray.

22 Aprile 2022 09:59

Being Mortal, il nuovo film da protagonista di Bill Murray giunto a metà riprese, è incorso in un forzoso stop a causa di una denuncia contro Murray per comportamento inappropriato. Il film che ha iniziato la produzione il 28 marzo ha visto confermato il carattere difficile di Murray e la fama di persona difficile che l’attore si è guadagnato sul set, una fama a cui l’attore a suo tempo rispose così: “Ricordo che un amico mi disse tempo fa: ‘Hai una reputazione’. E io ho detto: ‘Cosa?’ E lui: ‘Sì, hai la reputazione di essere qualcuno con cui è difficile lavorare.’ Ma ho avuto quella reputazione solo da persone con cui non mi piaceva lavorare, o persone che non sapevano come lavorare, o cos’è il lavoro. Jim [Jarmusch, Wes [Anderson] e Sofia [Coppola], sanno cosa significa lavorare e capiscono come si dovrebbero trattare le persone.”

Il sito Deadline riporta che Murray è sotto inchiesta per una denuncia presentata contro di lui per comportamento inappropriato con la produzione di “Being Mortal” che è stata ufficialmente sospesa. La produzione è stata interrotta da lunedì con la denuncia presentata la settimana precedente. I dettagli specifici della denuncia non sono noti e non è chiaro al momento cosa emergerà dalle indagini in corso. “Being Mortal” segna il debutto alla regia del comico e attore Aziz Ansari noto principalmente per i ruoli televisivi di Tom Haverford in Parks and Recreation e di Dev Shah in Master of None.  Lo stesso Ansari ha recentemente affrontato accuse di cattiva condotta sessuale da parte di una donna che in seguito ha inviato un messaggio ad Ansari esprimendo il suo disagio, con il comico che le ha risposto scusandosi per il suo comportamento. Il film interpretato anche da Seth Rogen e lo stesso Ansari è basato sul libro di saggistica “Being Mortal: Medicine and What Matters in the End” del 2014 scritto dal chirurgo Atul Gawande.

L’autore di bestseller Atul Gawande affronta la sfida più difficile della sua professione: come la medicina può non solo migliorare la vita ma anche il processo della sua fine. La medicina ha trionfato nei tempi moderni, trasformando nascita, lesioni e contagio da malattia da straziante a gestibile. Ma nella condizione inevitabile dell’invecchiamento e della morte, gli obiettivi della medicina sembrano troppo frequentemente contravvenire all’interesse dello spirito umano. Le case di cura, preoccupate per la sicurezza, bloccano i pazienti su letti con sbarre e su sedie a rotelle. Gli ospedali isolano i morenti, controllando i segni vitali molto tempo dopo che gli obiettivi della cura sono diventati controversi. I medici, impegnati a prolungare la vita, continuano a eseguire procedure devastanti che alla fine prolungano la sofferenza. Gawande, chirurgo praticante, affronta il limite ultimo della sua professione, sostenendo che la qualità della vita è l’obiettivo desiderato per i pazienti e famiglie. Gawande offre esempi di modelli più liberi e socialmente appaganti per assistere gli anziani infermi e dipendenti ed esplora le varietà di assistenza in case di riposo per dimostrare che le ultime settimane o mesi di una persona possono essere ricchi e dignitosi. Illuminante dal punto di vista delle ricerca e con una narrazione avvincente, Being Mortal afferma che la medicina può confortare e migliorare la nostra esperienza fino alla fine, fornendo non solo una buona vita ma anche una buona fine.

Quella di “Being Mortal” è solo l’ultima delle produzioni finite a dover gestire accuse di cattiva condotta, vedi Jeff Garlin, il papà della serie tv I Goldberg costretto ha lasciare la seria dopo ripetute accuse di condotta verbale e fisica ritenute inadeguate. Sul set in molti hanno denunciato il linguaggio spesso scurrile dell’attore condito da allusioni sessuali. Inoltre Garlin spesso si rivolgeva alle persone con cui lavorava utilizzando soprannomi considerati offensivi. Ancor più gravi le accuse contro il veterano Frank Langella licenziato dal set di The Fall of the House di Usher, una nuova miniserie di Netflix tratta dall’omonimo romanzo del 1839 di Edgar Allan Poe. A seguito di un’indagine Langella è stato accusato di molestie sessuali da una sua co-protagonista.

La reputazione di Bill Murray

Episodi che hanno messo in mostra il caratteraccio di Bill Murray risalgono al 1978, ai tempi del Saturday Night Live, in quell’occasione ci fu un colorito scambio d’insulti con Chevy Chase all’epoca ospite dello show. Murray invitò Chase ad andare a fare sesso con Jacqueline Carlin, la moglie di Chase all’epoca, mentre Chase descrisse la faccia di Murray come “qualcosa su cui era atterrato Neil Armstrong”. La discussione alla fine è diventata fisica, con i membri del cast del SNL che hanno assistito all’alterco. Murray in seguito disse dell’incidente: “Era una cosa edipica, una rottura. Perché ci sentivamo tutti arrabbiati che ci avesse lasciati, e in qualche modo ero l’angelo vendicatore unto, che doveva parlare per tutti. Ma Chevy e io siamo amici ora. Va tutto bene.” I due hanno poi recitato insieme in Palla da golf (1980) di Harold Ramis. Altri episodi portarono Murray a non voler più lavorare con Sean Young a causa di discussioni sorte sul set di Stripes – Un plotone di svitati (1981). Lo stesso Murray raccontò la situazione tesa sul set di S.O.S. Fantasmi con il regista ì Richard Donner che a proposito dell’attore disse: “È superbamente creativo, ma a volte difficile, difficile come qualsiasi attore”. Murray si scontrò anche con Richard Dreyfuss e la produttrice Laura Ziskin (si parla del lancio di un posacenere) sul set di Tutte le manie di Bob (1991), il primo riferì di aver perdonato Murray, mentre Ziskin parlò dell’accaduto come routine per un produttore veterano. Murray ha anche litigato con il compianto collega ed ex acchiappafantasmi Harold Ramis durante le riprese di Ricomincio da capo (19939. Secondo lo sceneggiatore Danny Rubin: “Erano come due fratelli che non andavano d’accordo”. Sembra che le differenze creative fossero così intense che un giorno Ramis afferrò Murray per il colletto della camicia e lo spinse contro un muro. Di conseguenza “Ricomincio da capo” diventò l’ultima collaborazione cinematografica tra Murray e Ramis, i due si riconcilieranno poco prima della morte di Ramis nel febbraio 2014. Altri alterco ci furono durante la realizzazione di Charlie’s Angels, Lucy Liu pare abbia tirato dei pugni a Murray dopo che lui le aveva detto che non sapeva recitare, ma da allora i due hanno “fatto pace”, e il regista McG ha affermato nel 2009 che Murray gli avrebbe dato una testata, ma Murray ha sempre negato di aver mai fatto un gesto del genere. Infine Sofia Copola, che ha diretto Murray in Lost in Translation, ha raccontato che la scena centrale di Scarlett Johansson e Murray sdraiati sul letto insieme ha richiesto più riprese perché gli attori non sembravano entrare in sintonia. Alla fine la produzione si è fermata per la giornata e ha ricominciato la mattina successiva. Nonostante ciò, Coppola ha dichiarato che è stato molto divertente lavorare con Murray e dal canto suo l’attore ha sempre avuto parole gentili e di elogio per la regista.