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Stasera in tv: “Brave Ragazze” su Rai 1

Rai 1 stasera propone Brave ragazze, film commedia del 2019 di Michela Andreozzi con Ambra Angiolini, Ilenia Pastorelli, Serena Rossi e Silvia D’Amico.

13 Dicembre 2020 10:07

Cast e personaggi

Ambra Angiolini: Anna
Ilenia Pastorelli: Francesca
Serena Rossi: Maria
Silvia D’Amico: Caterina
Stefania Sandrelli: Lucia
Luca Argentero: Commissario Giovanni Morandi
Max Tortora: Don Backy
Michela Andreozzi: Franca
Massimiliano Vado: Giuseppe
Fabio Morici: Dottore
Federico Ielapi: Francesco
Ludovica Paglia: Giulia
Michele Savoia: Agente scelto
Fabrizio Colica: Paco
Pietro Genuardi: Direttore della banca

La trama

Ispirato ad un’incredibile storia vera. A Gaeta nei primi anni ’80, quattro donne, armate di pistola e bigodini, provano a cambiare il corso della propria vita. Anna (Ambra Angiolini) è sola, con due figli da mantenere e nessun lavoro stabile. Maria (Serena Rossi) è devota alla Vergine ed è vittima di un marito violento. Chicca (Ilenia Pastorelli) e Caterina (Silvia D’Amico), sorelle di indole opposta, sognano un futuro migliore. Col coraggio di chi ha poco da perdere, insieme decidono di svaligiare una banca travestite da uomini. La rapina, su cui è chiamato ad indagare il commissario Morandi (Luca Argentero), darà inizio a un vortice di eventi spericolati destinato a stravolgere il destino delle “brave ragazze”.

Curiosità

  • La regista e attrice Michela Andreozzi ha recitato in Nessuno mi può giudicare, Fratelli Unici, Natale col boss, Tutta colpa di Freud, Se son rose… e ha esordito alla regia con la commedia Nove lune e mezza (2017) interpretata da Claudia Gerini, Lillo, Giorgio Pasotti e Stefano Fresi.
  • La sceneggiatura di “Brave Ragazze” scritta Michela Andreozzi e Alberto Manni in collaborazione con Alessia Crocini è ispirata ad una storia realmente accaduta in Francia alla fine degli anni ottanta: cinque amiche di Avignone, ragazze madri tra i venti e i venticinque anni ribattezzate dalla stampa le amazzoni o le mamme rapinatrici (in francese les mamans braqueuses), misero a segno diversi colpi a mano armata nella Vaucluse, per un totale di poco più di 300 000 franchi (circa 50000 €) tra il 1989 e il 1992, prima di essere arrestate e condannate, nel 1996, a pene lievi tra i 6 e i 18 mesi di detenzione.
  • Le riprese di “Brave Ragazze” si sono svolte tra Gaeta, Roma e Fondi.
  • Le musiche originali di “Brave Ragazze” sono del compositore Maurizio Filardo (Questa notte è ancora nostra, Perfetti sconosciuti, Il premio, The Place, Non ci resta che il crimine).

Note di regia

Qualche anno fa, lo sceneggiatore Alberto Manni mi presentò l’embrione di questa storia, ovvero un articolo di cronaca che raccontava in poche righe la vicenda – ambientata nella provincia francese degli anni 80 – di quattro donne disperate, senza arte ne’ parte che, affogate in un mare di difficoltà e impossibilitate a (o forse incapaci di) risolverle, decidevano di dare una svolta alle loro vite impugnando le armi (in realtà, quattro pistole scacciacani) per rapinare la banca del paese travestite da uomini. A dispetto di una scarsissima possibilità di farcela, le quattro donne portarono a termine non solo quel primo colpo, ma anche altre sei rapine, spostandosi per tutta la provincia, e furono scoperte e catturate alla settima solo per un banale errore, un classico scivolone sulla buccia di banana. L’articolo si soffermava sulle rocambolesche avventure della Banda di Avignonesi, le Amazzoni, (così furono chiamate) e raccontava come queste donne, una volta in carcere, erano diventate famose per le loro gesta – socialmente sbagliate, umanamente comprensibili: chi non ha mai espresso il desiderio di svaligiare una banca, nella vita? – finendo per dare voce a un bisogno di riscatto per altre donne che si trovavano in situazioni simili, di emergenza. Così, una ragazza madre, una donna alla ricerca della sua identità, una moglie maltrattata e una aspirante studentessa senza un soldo, da emarginate senza speranza finirono per rappresentare un simbolo di ribellione alla condizione stessa della donna. Quando sono venuta a conoscenza di questa vicenda, ho pensato immediatamente che apparteneva al mondo del cinema. C’erano la storia, l’urgenza, il tema sociale; c’erano il travestimento e l’azione, la paura e il dubbio, c’erano l’inadeguatezza e la riscossa, la commedia e il dramma, gli abusi e la vendetta, la donna di ieri che è ancora – purtroppo – quella di oggi. Abbiamo impiegato diversi anni per portare a termine una sceneggiatura che ci soddisfacesse davvero: volevamo coniugare la storia vera con il nostro immaginario, trasferire la provincia francese in quella italiana, rendere con efficacia queste donne semplici e speciali, sbagliate e amabili, impaurite e coraggiose. Capire perché, una volta in carcere, divennero icone di culto a cui tutte le donne della zona resero omaggio, andando a trovarle, occupandosi di loro e delle loro famiglie. Cosa, in quei gesti di rabbia e disperazione era stato interpretato come un impulso di ribellione al sistema. In che modo un crimine aveva potuto trasformarsi in una presa di posizione, in un gesto di coraggio. E poi c’era la vecchia storia di Cenerentola, la ragazza che per conquistare l’uomo dei suoi sogni si traveste da principessa, manifestando fuori la nobiltà d’animo che ha dentro. Ma qui le principesse erano quattro e volevano solo conquistarsi un piccolo posto nel mondo: come? Nell’unico modo possibile per una donna senza possibilità: fingendo di essere un uomo. E infine, certamente, non era un film con il quale debuttare alla regia: lasciando l’ambientazione anni 80 si trattava comunque di una commedia sociale in costume, d’azione e di indagine. Era necessario fare tesoro di altre esperienze per affrontare quella che, per me, è la storia perfetta per raccontare, con la giusta distanza, che la condizione della donna oggi non è cambiata o, almeno, non è cambiata abbastanza da poterci ritenere fuori dagli schemi di una società che ancora ci giudica, ci tratta e ci considera cittadine di serie B, e che per tutto questo, c’è ancora bisogno di farsi sentire. [Michela Andreozzi]

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