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Stasera in tv: “Hammamet” su Rai 3

Rai 3 stasera propone “Hammamet”, dramma biografico del 2020 di Gianni Amelio con Pierfrancesco Favino, Livia Rossi, Giuseppe Cederna e Claudia Gerini.

1 Ottobre 2021 09:18

Cast e personaggi

Pierfrancesco Favino: il Presidente
Livia Rossi: la figlia Anita
Alberto Paradossi: il figlio
Luca Filippi: Fausto Sartori
Silvia Cohen: la moglie
Renato Carpentieri: il politico
Claudia Gerini: l’amante
Federico Bergamaschi: il nipote Francesco
Roberto De Francesco: il medico della clinica psichiatrica
Adolfo Margiotta: l’attore
Massimo Olcese: l’attore vestito da donna
Omero Antonutti: il padre
Giuseppe Cederna: Vincenzo Sartori

Trama e recensione

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Hammamet” riflette su uno spaccato scottante della nostra Storia recente. Sono passati vent’anni dalla morte di uno dei leader più discussi del Novecento italiano, e il suo nome, che una volta riempiva le cronache, è chiuso oggi in un silenzio assordante. Fa paura, scava dentro memorie oscure, viene rimosso senza appello. Basato su testimonianze reali, il film non vuole essere una cronaca fedele né un pamphlet militante. L’immaginazione può tradire i fatti “realmente accaduti” ma non la verità. La narrazione ha l’andamento di un thriller, si sviluppa su tre caratteri principali: il re caduto, la figlia che lotta per lui, e un terzo personaggio, un ragazzo misterioso, che si introduce nel loro mondo e cerca di scardinarlo dall’interno.

Curiosità

  •  Gianni Amelio dirige Hammamet da una sua sceneggiatura scritta con Alberto Taraglio alla sua seconda collaborazione con Amelio dopo La tenerezza. Amelio è anche autore del soggetto del film.
  • Hammamet segna il primo lungometraggio cinematografico per il direttore della fotografia Luan Amelio, figlio del regista Gianni Amelio. Padre e figlio hanno collaborato in precedenza per i documentari Felice chi è diverso e Casa d’altri e per il corto Passatempo. Il resto del team che ha supportato gianni Amelio dietro le quinte ah incluso la montatrice Simona Paggi (La tenerezza), lo scenografo Giancarlo Basili (L’intrepido) e il costumista Maurizio Millenotti (Il villaggio di cartone).
  • Le musiche originali di Hammamet sono del compositore Nicola Piovani, premio Oscar per la colonna sonora de La vita è bella, alla sua prima collaborazione con il regista Gianni Amelio.
  • Il film ha vinto un Nastro d’Argento: ​Miglior Attore Protagonista (Pierfrancesco Favino) e un David di Donatello: Miglior Truccatore (Luigi Ciminelli, Andrea Leanza, Federica Castelli).
  • Le riprese si sono svolte presso il Collegio Ghislieri e l’ex Arsenale a Pavia. A Legnano è stato ricostruito l’Ansaldo di Milano, dove si tenne nel 1989 lo storico congresso in cui Craxi aprì la crisi di governo, all’interno dei capannoni della fabbrica di turbine della Franco Tosi. Ulteriori riprese hanno avuto luogo anche nel piccolo comune di San Vittore Olona (Legnano). Le riprese all’interno della villa, ad Hammamet, sono state girate proprio in quella che fu la vera dimora di Bettino Craxi nella città tunisina.
  • Hammamet segna il ruolo finale dell’attore e doppiatore Omero Antonutti che nel film veste i panni del padre di Craxi. l’attore è deceduto circa due mesi prima dell’uscita del film nelle sale.
  • Lo stupefacente trucco che ha trasformato Pierfrancesco Favino in Bettino Craxi è stato elogiato da Bobo Craxi, figlio dell’ex Presidente del Consiglio, deceduto nel 2000 (via AdnKronos): “I trucchi fan miracoli, ma sarei più scioccato favorevolmente nel rivedere mio padre. Oggi è la festa del papà. I film non devono rendere giustizia, devono raccontare delle storie. In questo caso, quella di Gianni Amelio, sicuramente è una storia più fantastica che cronachistica per quel che ne so, ma va bene che si parli di una personalità come era quella di mio padre, certamente difficile da riprodurre al cinema, così come è difficile riprodurre al cinema in un’ora e mezzo una vicenda così complessa e violenta come quella che lo colpì. Per noi è stato un dramma personale molto grande e non ci si consola con un’oretta e mezzo di spettacolo. E il dramma è anche dell’Italia, un paese che da allora non si è più ripreso. Mio padre era un ‘eurocritico’ perché dopo Maastricht prevalse una visione tecnica ed economica, ma non politica della Costituzione europea. Di qui il suo disamoramento e il suo ammonimento, ma non credo che il film di Amelio parli di questo. Il film sarà una bella storia di avventura umana e politica di un uomo la cui vita vale la pena di raccontare.

Intervista al regista

Perché un film su Craxi?

Hammamet non è un film “su Craxi”, anche se è lui il protagonista e il motore del racconto, che comunque si concentra più sull’uomo che sul politico. Sono partito da una proposta del produttore, che voleva un film su Cavour e sul suo legame con la figlia. Allora mi si è accesa la classica lampadina: perché non portare la storia un secolo più avanti, perché non parlare di qualcosa più vicina ai giorni nostri, una vicenda ancora calda, non “sanata”? Così mi è venuto in mente Craxi. Da quello che sapevo, sua figlia gli è stata accanto nella buona e nella cattiva sorte. Non volevo fare una biografia, né il resoconto esaltante o travagliato di un partito. Meno che mai un film che desse ragione o torto a qualcuno. Volevo, come penso sia compito del cinema, rappresentare comportamenti, stati d’animo, impulsi, giusti o sbagliati che fossero. Cercando l’evidenza e l’emozione. Ho provato ad avvicinarmi ai personaggi quel tanto che permettesse non a me, ma allo spettatore, di giudicarli. Se avessi voluto fare un film in gloria di Craxi, magari mi sarei concentrato sulla notte di Sigonella, non sulla sua caduta. Ho scelto di metterlo a confronto, nei suoi ultimi mesi di vita, con una figlia appassionata e decisa, che ho chiamato Anita, come Anita Garibaldi.

Da quali suggestioni è nato il rapporto padre‐figlia?

Tre riferimenti: Elettra/Agamennone, Cassandra/Priamo, Cordelia/Re Lear. Elettra è una ribelle che combatte per la memoria del padre ucciso e vuole vendetta. Cassandra, col suo potere di prevedere le sventure, non riesce a penetrare nell’animo di Priamo. Cordelia è meno docile delle sue sorelle e perciò il suo affetto arriva tardi al cuore di re Lear. Sono tre donne forti, più degli uomini. Usano il sentimento filiale per aiutare il genitore contro se stesso, oltre che contro il fato avverso. Non so nemmeno ora se un personaggio così ambiziosamente “alto” corrisponda davvero alla figura che c’è nel film, ma non volevo fotografare la realtà, forse per paura che la realtà mi avrebbe tolto un po’ di spinta emotiva. Comunque mi sono dovuto confrontare con un nucleo famigliare nel quale, confesso, sono entrato in punta di piedi e un po’ di diffidenza… La prima persona che ho incontrato è stata la vedova, la signora Anna Craxi, poi Stefania Craxi, e infine Bobo Craxi. Ci siamo visti principalmente nella villa di Hammamet, dove poi ho girato gran parte del film. Di Anna Craxi ho scoperto un’indole cinefila inaspettata, e le ho reso omaggio. Una volta mi ha domandato quale fosse secondo me il più bel western di Anthony Mann. Le ho risposto: Là dove scende il fiume. E si vede alla televisione…

Lei ha mai condiviso le idee politiche di Craxi?

Non sono mai stato un simpatizzante né ho mai votato socialista, se è questo che intende. Mi ricordo che quando Craxi era all’apice del potere, avevo fastidio della sua costante presenza su tutti i telegiornali e sulla carta stampata. Un giorno lessi un’intervista a Fellini, dove diceva: “Sono stufo di svegliarmi tutte le mattine e vedere in prima pagina, a caratteri cubitali, che cosa ha pensato Craxi la sera prima”. Questa era un po’ la mia posizione. Anche se l’episodio delle monetine davanti al Raphael l’ho sempre disapprovato. Non fu un gesto politico. Le idee si combattono con altre idee, non con sputi, insulti e minacce.

Qual è la sua posizione su Craxi oggi?

Che importanza ha la mia posizione personale? È il film che deve rispondere, non io. Vorrei allontanare l’idea di aver fatto un film politico, e men che meno militante. Non sono il regista adatto. Parlo di un uomo potente che ha perso lo scettro, e deve fare i conti con la fine della propria vita, oltre che con quelli lasciati in sospeso con la giustizia. In superficie sfida tutto e tutti, sfodera la sua arroganza, grida le proprie ragioni come se fossero assolute e assolutorie. In profondità combatte contro se stesso. Ma in ogni caso, quello che un personaggio esprime non deve necessariamente essere condiviso dal regista. Il cinema è rappresentazione, non comizio o propaganda. Per essere ancora più chiaro, ho usato due formati sullo schermo: il 16:9 e il 4:3. Quasi tutte le prese di posizione del Presidente, che si possono condividere o no, sono viste dall’obiettivo di una telecamera, quasi virgolettate.

A quali fonti si è ispirato per realizzare il film?

In genere si parte da esperienze personali, da letture, suggestioni varie, specialmente quando si raccontano storie e personaggi di fantasia. Per quanto riguarda Craxi, io e lo sceneggiatore Alberto Taraglio abbiamo letto libri, giornali, approfondito polemiche, guardato spezzoni televisivi, da non saperne più dare conto. Mi sono immerso in una enorme quantità di materiale, e poi ne sono uscito. Non volevo fare un film storico o un pamphlet. Qualcuno ha insinuato al buio che Hammamet andrebbe contro Mani Pulite, ed è una grande sciocchezza.