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Il mio nome è Khan: parla il protagonista Shahrukh Khan

Shahrukh Khan ha partecipato al Festival di Roma 2010 dove ha presentato il film indiano Il mio nome è Khan. Ecco cosa ha raccontato durante quell’occasione: “Ormai sono vent’anni che faccio cinema e, ad essere sincero, l’ho sempre fatto principalmente per rendere felice me stesso. Penso che la scienza sia qualcosa che riguarda il “noi”,

di carla
pubblicato 26 Novembre 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 17:44


Shahrukh Khan ha partecipato al Festival di Roma 2010 dove ha presentato il film indiano Il mio nome è Khan. Ecco cosa ha raccontato durante quell’occasione:

“Ormai sono vent’anni che faccio cinema e, ad essere sincero, l’ho sempre fatto principalmente per rendere felice me stesso. Penso che la scienza sia qualcosa che riguarda il “noi”, la dimensione collettiva, mentre l’arte riguarda il “sé”, la prospettiva individuale. In qualsiasi forma d’arte, se si mira alla realizzazione di questo “sé”, si può arrivare davvero a trasmettere un messaggio agli altri. In questi vent’anni ho recitato, ho ballato, ho cantato… c’è chi dice che io non sia così bravo e che sono stato semplicemente fortunato. Ma se riesco a fare questo lavoro da così tanto tempo e a trasmettere qualcosa ad un pubblico così vasto, significa che qualcosa di buono sono riuscito a fare. E vedere che in giro per il mondo – e anche in Italia – c’è tanto bel cinema è uno stimolo che mi spinge a continuare questa sfida. Avendo la fortuna di avere un pubblico molto ampio che mi segue, ho colto l’occasione di fare qualcosa di diverso, di proporre un personaggio completamente differente rispetto a quelli che interpreto di solito. Ad essere sincero ero un po’ nervoso quando ho accettato, ma le prime reazioni dei fan mi hanno confortato e, in fin dei conti, penso che sia stata una scelta giusta”.

Il personaggio del film è affetto dalla sindrome di Asperger, considerata una forma di autismo:

“Ho lavorato per molti anni in teatro, ed uno degli esercizi che facevamo era insegnare recitazione a persone con particolari difficoltà: in particolare ho lavorato a lungo con bambini spastici, dislessici, autistici. Ho imparato molto da questa esperienza. E poi ho letto “Lo Strano Caso del Cane Ucciso a Mezzanotte” (The Curious Incident of the Dog in the Night-Time) di Mark Haddon ed è stato molto interessante, in particolare le note che parlano di autismo e di sindrome di Asperger. Poi ho visto molti documentari e anche dei film, ma con l’obiettivo – rispetto ai film – di staccarmi da quello che è stato fatto in passato e di non cadere nell’imitazione. Poi ho avuto modo di incontrare alcune persone, in particolare un bambino affetto da questa sindrome, che è venuto a casa mia per due mesi, proprio per prendere spunto da storie vere e da persone vere per creare al meglio il mio personaggio. Ho lavorato molto anche con il regista e gli altri attori, che mi hanno dato modo di calibrare al meglio il lavoro, ad esempio tenere lo sguardo fisso molto a lungo è una cosa difficile e addirittura provoca dei mal di testa. Non si può scherzare o prendere poco sul serio una condizione del genere, non lo puoi fare nemmeno involontariamente o per errore”.

Il mio nome è Khan: parla il protagonista Shahrukh Khan
Il mio nome è Khan: parla il protagonista Shahrukh Khan
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Il mio nome è Khan: parla il protagonista Shahrukh Khan
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Il mio nome è Khan: parla il protagonista Shahrukh Khan
Il mio nome è Khan: parla il protagonista Shahrukh Khan

“Ho degli amici italiani, e trovo che i nostri due popoli siano molto simili, anche se parliamo lingue molto diverse. Tendiamo entrambi a gesticolare, ad alzare la voce, amiamo il buon cibo, la mamma e a volte litighiamo troppo quando si parla di calcio. Se dovessi nominare un paese simile all’India al di fuori del Sud Est asiatico, sarebbe sicuramente l’Italia. Probabilmente, per quanto riguarda l’India, l’elemento distintivo è stato il mantenere un proprio star system, non essere assimilata da quello di Hollywood. E’ triste dirlo, ma molti paesi che hanno avuto una tradizione cinematografica importante hanno invece ceduto il passo ad Hollywood. Noi non abbiamo star del rock, non abbiamo grandi star sportive, ma abbiamo delle star del cinema che sono molto seguite nel subcontinente. E poi abbiamo un modo di raccontare che è molto vicino alle persone, non abbiamo storie molto fantasiose ma abbiamo storie reali, anche se a volte ancora grezze. I nostri film sono ricchi di colori, di musica, di balli… ma parlano di fatti della vita, del desiderio di essere felici. Non abbiamo ancora fatto un film in cui il presidente abbatte un meteorite o cose del genere! Si dice che il cinema indiano sia cinema di evasione. Io non credo. Credo che i nostri film siano molto più realistici di tanti altri che si vedono in giro. Per quanto riguarda le influenze della cultura indiana nel cinema, le riscontriamo ancora oggi: anche in Avatar si parla di Krishna e dell’albero della conoscenza. Ma se vogliamo proporre film indiani al resto del mondo c’è da lavorare: dobbiamo tagliarli, perché di solito sono troppo lunghi, dobbiamo lavorare alle sceneggiature, dobbiamo lavorare alla lingua, perché per la maggior parte dei casi si tratta di opere recitate in hindi, che non è esattamente l’idioma più comprensibile del mondo. In generale, quando un paese comincia ad andare bene dal punto di vista economico, anche la sua cultura comincia a farsi notare. Oggi si dice che, subito dietro alla Cina, c’è l’India, e questo è un altro elemento che porta la cultura indiana ad essere riscoperta. Ma, se vogliamo che non sia solo una moda passeggera, dobbiamo lavorare sul nostro modo di fare cinema. Anche perché ci sono dei margini produttivi incredibili: in India si producono 1000 film all’anno, il che significa una media di 3 al giorno. Nessun altro paese può avvicinarsi nemmeno lontanamente a questi ritmi”.

Il mio nome è Khan (My Name Is Khan) esce al cinema il 26 novembre 2010, qui potete vedere il trailer italiano e qui leggere la nostra recensione in anteprima insieme alla trama. La regia è di Karan Johar, nel cast Shahrukh Khan, Kajol, Shane Harper, Harmony Blossom, Christopher B. Duncan, Steffany Huckaby, Jennifer Echols, Douglas Tait, Tanay Chheda, Parvin Dabas, Mel Fair.