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La Madre: Recensione in Anteprima

Guillermo Del Toro torna al cinema in veste di produttore esecutivo con La Madre, fiaba contemporanea sull’amore e sul terrore. In anteprima la nostra recensione del film con Jessica Chastain

pubblicato 20 Marzo 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 16:33

Tema archetipico, quello della Madre. Argomento che rimanda a tutta una serie di miti fondanti più Civiltà, quindi insiti nell’animo umano. Tale precisazione poiché Guillermo Del Toro, che ha creduto così tanto al progetto de La Madre da indossare i panni del produttore esecutivo, è un po’ tornato lì, a quel mondo dove mistero, orrore e tenerezza si mescolano e si accavallano.

Una dimensione che evidentemente sta a cuore al regista messicano, per un film che, seppur diretto dall’esordiente Andy Muschietti, contempla non poco del cinema tanto caro a Del Toro – e quindi ai suoi estimatori. Una produzione dall’impronta tutt’altro che indipendente, la quale, a fronte di un investimento di 15 milioni di dollari, ne ha già incassati quasi 120.

La Madre, infatti, non è uno di quei film che prendono sdegnosamente le distanze dal genere, servendosi anzi di alcune prerogative ad esso appartenente per intavolare un discorso che si lascia seguire, che coinvolge. Ancora una volta, la mano di Del Toro potrebbe aver in qualche modo inciso, anche se quest’ultimo non figura tra gli sceneggiatori; dove troviamo Neil Cross, che invece ha collaborato alla stesura di Pacific Rim.

L’inizio è tremendo. In un raptus di lucida follia, il padre delle piccole Victoria e Lilly uccide la madre e rapisce le due innocenti bimbe. Che le sue intenzioni siano tutt’altro che sane ci si mette poco a realizzarlo, mentre lo vediamo sfrecciare a rotta di collo su una strada gelata e resa pressoché impraticabile dal ghiaccio. Finché la macchina non finisce fuori strada, ed i tre fuggitivi non si trovano costretti e ripiegare su un capanno di fortuna nel bel mezzo di una foresta.

Salto temporale di cinque anni, deliziosamente intervallato da dei titoli di testa composti da una serie di disegni infantili che, per sommi capi, ci illustrano cosa è accaduto durante quel lasso di tempo. Lucas (Nikolaj Coster-Waldau), zio delle due piccole scomparse, non riesce a darsi pace, e dopo un lustro è ancora lì a setacciare ettari di foresta nella speranza di ritrovare suo fratello e le sue figlie. Finché un giorno, con l’aiuto di due esploratori, non le trova; da qui avrà inizio una lunga trafila, prima giudiziaria, poi medica, poi ancora paranormale, che coinvolgerà anche la sua compagna, lo spirito libero Annabel (Jessica Chastain).

Come in parte accennato in apertura, la narrazione approntata da Muschietti percorre strade ampiamente battute. Il suo Mama (titolo originale del film), procede servendosi di misure oseremmo dire tipiche, se non addirittura abusate, ma sempre efficaci. Aspettatevi di saltare dalla poltrona più e più volte, specie se la sala in cui vi troverete adotterà la felice e dir poco indispensabile idea di sparare il volume a palla. Evidentemente, però, i rimandi all’horror non si sostanziano in questo semplice escamotage – tuttavia dosato con estrema cura.

Ciò che più colpisce, in positivo naturalmente, è l’abilità con cui Muschietti riesce a districarsi tra più livelli. In un contesto genuinamente fiabesco non è mai facile isolare le venature che oggi definiremmo horror, eppure a più riprese si ha come l’impressione che la crudezza di certi passaggi chiamino a gran voce un corto circuito dal sicuro interesse. Come il motivetto che le due bambine intonano in concerto con la presenza oscura che si è presa cura di loro, così il dipanarsi della trama, che sia un tono piuttosto che un altro, attrae il proprio contrario con un ammaliante melodia. Come dire? Se in certi frangenti, per quanto centellinati, ci troviamo nel pieno dominio dell’horror, è altresì vero che Mama resta un film che strizza l’occhio anzitutto ad un pubblico di soli bambini, che più e meglio degli adulti potrebbero riuscire ad entrare in sintonia con la storia di Victoria e Lilly.

Perché il mostro nascosto nell’armadio mette in soggezione tutti, ma specialmente i più piccoli riescono a sperimentare quel terrore per l’ignoto, che li affascina e li respinge facendo leva sulla mera emotività. Loro che non hanno ancora maturato alcuna remora di carattere morale; loro che, essenzialmente, sono al di là della morale. In tal senso la risposta è già contemplata nei personaggi delle due bambine, le quali danno risposte differenti e contrapposte al medesimo fenomeno.

Victoria, la più grande, comincia ad intuire qualcosa di essenzialmente sbagliato in questa tetra presenza che eppure le ha svezzate, mentre Lilly ne è totalmente in balia. Limitatamente a questo aspetto, La Madre tocca i tasti giusti, imprimendo un’idea, per quanto vaga, riguardo alla potenza del legame che può instaurarsi solo ed esclusivamente tra la madre e il/la proprio/a figlio/a. Specie per quest’ultimo/a, abituato/a a vedere nella figura di chi l’accudisce l’apice del proprio cosmo: «la madre è Dio agli occhi di un figlio», si diceva nel primo Silent Hill di Christophe Gans.

In tal senso non si riscontrano soluzioni accondiscendenti, anzi. L’aura di tenerezza mista a terrore che emana la Madre suscita sentimenti contrastanti. Mama ci mostra proprio questo raccapricciante dualismo infuso nella medesima figura, somma protettrice e somma carnefice al tempo stesso, come lo stesso Campbell ci illustra nel suo capitale L’eroe dai mille volti. Con tutto ciò che ne consegue, senza energiche prese di posizione, ma solo con il desiderio di raccontare una storia, e farlo bene.

Assimilando quel vecchio insegnamento che ammonisce in questo modo: «la fonte di paura più spaventosa è quella che non si riesce a vedere», Muschietti equilibra in maniera ponderata le parti di cui è composto questo suo primo lungometraggio, “trattenendo” la sua mostruosa creatura per buona parte del film, lasciandola a piede libero quando probabilmente era arrivato il momento di “non temerla” più. Opera dunque meritevole, che segna un esordio decisamente interessante, con una Chastain che per l’occasione si reinventa, con discrezione, senza appropriarsi bruscamente della scena – lei che in The Tree of Life rappresentò un altro fortissimo archetipo di Madre, quella che è anzitutto Grazia. Ed in definitiva, anche in questo caso possiamo parlare di riuscita fiaba contemporanea, non solo da vedere ma soprattutto da meditare.

Voto di Antonio: 7,5

La Madre (Mama, Canada, 2013), di Andy Muschietti. Con Jessica Chastain, Nikolaj Coster-Waldau, Megan Charpentier, Isabelle Nélisse, Julia Chantrey, Jane Moffat, Jayden Greig, Sydney Cross, Morgan McGarry, Kevin Kirkham, Pamela Farrauto, Maya Dawe, Tyler Curnew, Sierra Dawe, Javier Botet e Daniel Kash. Qui trovate il trailer ufficiale italiano. In uscita nelle nostre sale domani, giovedì 21 Marzo.