Home Notizie Le avventure del piccolo Nicolas: trailer italiano del film d’animazione di Amandine Fredon e Benjamin Massoubre (Al cinema dal 15 febbraio)

Le avventure del piccolo Nicolas: trailer italiano del film d’animazione di Amandine Fredon e Benjamin Massoubre (Al cinema dal 15 febbraio)

Nei cinema italiani con I Wonder Pictures Le avventure del piccolo Nicolas, il film d’animazione ispirato al personaggio creato dal papà di Asterix René Goscinny e Jean-Jacques Sempé

pubblicato 14 Febbraio 2024 aggiornato 18 Febbraio 2024 12:10

dal 15 febbraio 2024 nei cinema italiani con I Wonder Pictures Le avventure del piccolo Nicolas, il film d’animazione di Amandine Fredon e Benjamin Massoubre ispirato al personaggio creato da René Goscinny (papà di Asterix e Obelix e penna di Lucky Luke) e Jean-Jacques Sempé.

Disponibile la colonna sonora composta da Ludovic Bource per il film animato "Le Petit Nicolas" al cinema con I Wonder Pictures
Leggi anche:
Le avventure del Piccolo Nicolas: la colonna sonora del nuovo film d'animazione (Al cinema)

Il film ritrae la storia di René Goscinny e Jean-Jacques Sempé mentre creano l’influente serie “Le Petit Nicolas” di libri illustrati per bambini, fondendo entrambe le scene che adattano direttamente le vignette dei libri e scene che descrivono la creazione nel mondo reale dei libri, incluso Goscinny. e Sempé che interagisce e parla direttamente con Nicolas. Il film vede protagonisti Alain Chabat nei panni di Goscinny, Laurent Lafitte nei panni di Sempé e Simon Faliu nei panni di Nicolas. La figlia di Goscinny, Anne Goscinny, ha scritto il film con Michel Fessler e Benjamin Massoubre.

Le avventure del piccolo Nicolas – La trama ufficiale

Nicolas è un bambino vispo ma di buon cuore. Il suo sguardo creativo e imprevedibile trasforma in avventura ogni piccolo momento di quotidianità: i siparietti in famiglia, i giochi, la scuola, le gite al mare. E apre un universo di possibilità dove, a volte, un personaggio dei fumetti può arrivare persino a parlare coi suoi creatori. Il piccolo Nicolas, l’amatissimo personaggio creato da René Goscinny (papà di Asterix e Obelix e penna di Lucky Luke) e Jean-Jacques Sempé, torna al cinema in un film delicato e divertente, che adatta per la prima volta in animazione alcune delle sue avventure più originali e colorate. E fa riscoprire anche agli adulti, attraverso gli occhi dei più piccoli, un mondo gioioso e spensierato. Perché non siamo mai più stati tanto felici quanto lo eravamo da bambini.

Le avventure del piccolo Nicolas – Il trailer italiano ufficiale

Intervista ai registi

Com’è nato il progetto?

Amandine Fredon: L’idea iniziale era quella di un documentario che accostasse dei filmati d’archivio di Jean-Jacques Sempé e René Goscinny a delle storie animate del piccolo Nicolas. Poi il progetto si è evoluto e ci siamo resi conto di voler fare un film interamente d’animazione. Ci è sembrato più coerente con l’universo degli autori e ci ha permesso di dare vita al primo film d’animazione del piccolo Nicolas.

Benjamin Massoubre: A sviluppare e trovare i fondi per questo film che intreccia le vite degli autori alle storie del piccolo Nicolas ci abbiamo messo anni. Io mi sono unito al progetto solamente nella primavera del 2020. Ho cominciato riscrivendone alcune parti insieme ad Anne Goscinny. Ci siamo concentrati soprattutto sulle scene che rappresentavano le vite di Sempé e Goscinny per aggiungere più dettagli biografici possibile. Al contempo abbiamo lavorato alla direzione artistica con Fursy Teyssier e Juliette Laurent revisionando i personaggi, le ambientazioni e i colori.

Lavorare a dei soggetti così monumentali come Sempé e Goscinny vi ha intimiditi?

Benjamin Massoubre: Questo libro viene tramandato di generazione in generazione in tantissime famiglie francesi. Nella mia, mio nonno l’ha letto a mio padre e mio padre l’ha letto a me; ora io lo leggerò ai miei figli. Quindi, quando si adatta un libro del genere, si ha sempre paura di cadere vittima di un processo alle intenzioni. Ma l’unico modo per superare questa pressione era fare un film che trasudasse la nostra sincerità e il nostro amore per il piccolo Nicolas. Ciò non ha fatto scomparire la suddetta pressione, perché volevamo rendere onore agli autori, ma ci ha permesso di elevare la nostra opera al livello di eleganza dell’arte di Sempé e del genio di Goscinny. L’obiettivo era rendere loro omaggio mantenendo una distanza rispettosa, per evitare di sfociare in una caricatura, in una riproduzione nuda e cruda o in un’agiografia. Per farlo, abbiamo dovuto essere più fedeli possibile a com’erano veramente. Per quanto riguarda i voice over, abbiamo ripreso ciò che hanno dichiarato in diverse interviste, mentre per i disegni abbiamo osservato come si muovevano nei filmati d’archivio. Anne Goscinny ci ha anche dato l’opportunità di studiare i dattiloscritti e i disegni del piccolo Nicolas. E in questo mondo sempre più virtuale, riuscire ad avere un rapporto tattile con i documenti e le penne di suo padre, sedersi alla sua scrivania, ci ha trasmesso un’emozione unica che abbiamo cercato di riprodurre nel film: dovevamo assolutamente includere quel legame con il senso del tatto, con il disegno a mano, con la battitura a macchina, col fruscio dello sfogliare le pagine, con il processo creativo.

Era importante per voi che il film si distinguesse visivamente o in termini di tono dagli adattamenti dei libri per cinema e TV?

Benjamin Massoubre: Non ci siamo ispirati a quegli adattamenti. Volevamo rimanere più fedeli possibile all’universo visivo di Sempé e mantenere il formato del racconto breve e i testi di Goscinny, ovvero non volevamo allungare il brodo e far durare le storie un’ora e mezza. Il rispetto per l’opera originale degli autori era la nostra priorità.

Quindi avete deciso di “sfogliare” le immagini come pagine di un libro…

Amandine Fredon: Volevamo dare al pubblico l’impressione di ritrovarsi in un libro, dargli l’opportunità di riscoprire la magia delle storie del piccolo Nicolas. Ma dato che i disegni originali erano in bianco e nero, ci siamo dovuti inventare un’intera palette di acquerelli per tirarne fuori il lato nostalgico e poetico, senza tradire l’opera degli autori. Fursy Teyssier, il direttore artistico, ha trovato diverse soluzioni incredibili per preservare l’effetto carta, creare delle sottili aree di colore e far scomparire i personaggi dal bordo dell’inquadratura in maniera naturale.

Benjamin Massoubre: Esatto, con le due direzioni artistiche abbiamo voluto distinguere i due spazi narrativi usando due grammatiche cinematografiche diverse. La porzione legata agli autori rispetta i canoni del cinema classico, si sviluppa dentro a una cornice dettagliata completamente colorata e sfrutta carrellate, primi piani, ecc. Per contrasto, nella sezione legata al piccolo Nicolas, ci siamo limitati a dei campi lunghissimi, che corrispondono agli acquerelli “incompleti” del libro, e a un effetto carta che ricorda le illustrazioni del libro di Jean-Jacques. In questo modo siamo riusciti a passare omogeneamente dalla “realtà” del film (la vita degli autori) al suo lato immaginario (la vita del piccolo Nicolas).

Amandine Fredon: Abbiamo dovuto adottare due tecniche opposte e due stili di regia diversi. Ad esempio, per il piccolo Nicolas i primi piani erano fuori questione. Nel libro è spesso piccolo, perso in un paesaggio immenso, e allontanarsi da quello stile avrebbe significato privare il personaggio della sua poesia. D’altronde si chiama PICCOLO Nicolas, è la sua caratteristica principale. E lo stesso vale per i suoi amici. Quando sono tutti insieme, risultano come uno sciame di piccoli personaggi immersi in luoghi enormi e gli spazi vuoti hanno tanto peso quanto tutti gli altri dettagli.

Qual è stata la parte più difficile del progetto?

Benjamin Massoubre: La sfida più grande è stata trovare il ritmo giusto che coinvolgesse lo spettatore, anche se la storia ha una struttura narrativa atipica. Il film procede scena dopo scena, è costruito come un musical, con canzoni e balletti. Infatti ci siamo ispirati, tra le tante cose, a Un americano a Parigi. Abbiamo dovuto collegare i due filoni narrativi e rendere le scene coerenti per emozionare. La seconda sfida, a mio avviso, è stata colorare il mondo del piccolo Nicolas, andando ben oltre il tocco di rosso che Sempé dava al suo maglione. Siamo partiti dai toni seppia, in stile anni ‘50, ma non trasmettevano la radiosità che volevamo, quindi abbiamo ripiegato su colori più vivaci e infantili.

Amandine Fredon: Non è stato facile alternare le scene sulle vite degli autori alle otto storie del piccolo Nicolas senza perdere il filo logico. Per farlo, abbiamo escogitato vari stratagemmi che rendessero le transizioni più fluide e coerenti possibile. Un’altra grande sfida, secondo me, è stata trovare uno stile visivo per Goscinny e Sempé che si avvicinasse a quello dei disegni di Sempé. Le sue immagini sembrano semplici, ma è provando a riprodurle che si capisce quanto, in realtà, siano complesse. Usa linee purissime e stilizzate, disegna solo l’essenziale. Per arrivare a un risultato tale, abbiamo dovuto mettere tutto sullo sfondo e cancellarlo. Quindi ci è voluto un po’ di tempo per trovare il giusto equilibrio tra i disegni di Sempé, la nostra interpretazione e la nostra creazione.

Intervista alla sceneggiatrice

Quando è cominciato il progetto?

Sarà stato nel 2015. Il produttore, Aton Soumache, con cui avevo già collaborato per la serie del piccolo Nicolas di M6, mi disse di voler fare un film diverso, che combinasse dei filmati d’archivio e degli elementi animati per ripercorrere la vita del piccolo Nicolas. Al tempo, non sapevo chiaramente cosa potesse significare o a chi potesse interessare un film del genere, perché l’animazione e il documentario hanno pubblici molto diversi tra loro. Quindi mi suggerì di scrivere una sinossi. Ma, nonostante avessi scritto diversi romanzi, la mia esperienza nella stesura di sceneggiature si limitava ad averne lette e revisionate tante. Infatti, ogni volta che fanno un film utilizzando i personaggi di mio padre, leggo e revisiono le sceneggiature per renderle più fedeli possibile alla sua opera. Anche se il passo da riscrittura a scrittura è piccolo, non sono la stessa cosa. Ed è stato allora che Aton Soumache mi ha presentato uno sceneggiatore che è sia un professionista consumato sia un uomo di una gentilezza rara, Michel Fessler. Siamo diventati buoni amici e abbiamo deciso che tutto il film sarebbe stato un film d’animazione. Dopo varie riflessioni ossessive, ho capito come bilanciare la narrazione. Sempé si sarebbe chiesto se dire o no a Nicolas che mio padre era morto. Quindi abbiamo deciso di scrivere il film come un flashback, ma il grande interrogativo era: “Come si dice a un personaggio che il suo co-autore non lo ridisegnerà più?” E, seguendo il processo del geniale Alexis Michalik in Edmond, abbiamo giustificato la ragione d’essere del film raccontando le vite degli autori.

Come avete deciso quali storie del piccolo Nicolas includere?

A Michel Fessler piacevano alcune storie, come Le Tas de Sable e L’École Buissonnière. A me piacevano tutte, ma abbiamo dovuto fare una selezione. E abbiamo anche dovuto far fronte al fatto che l’universo del piccolo Nicolas è prettamente maschile, quindi abbiamo incluso due storie con dei personaggi femminili forti, Marie-Edwige e Louisette, per non escludere il pubblico femminile.

In questo progetto molto personale eri mossa dal desiderio di tramandare il lascito di tuo padre?

Acconsentendo a trasformare mio padre in un personaggio animato, sapevo che avrei dovuto tenere a bada le mie emozioni. E trasformare mio padre e Sempé in personaggi immaginari mi ha aiutata a distanziarmi dal lavoro. È stata un’esperienza unica. Ho creduto opportuno ricordare al pubblico francese che l’uomo che ha inventato la loro infanzia insieme a Sempé non aveva una goccia di sangue francese nelle vene. Per non dimenticare che ha anche creato (con Albert Uderzo, nato da genitori italiani) uno dei miti francesi del XX secolo: le avventure di Asterix. Eppure mio padre era russo da parte di madre e polacco da parte di padre. Io mi annovero tra coloro che credono fermamente che la storia vada sempre insegnata, perché è l’unico modo per non ripeterla, perciò ho voluto anche ricordare al pubblico che la famiglia di mio padre aveva indossato la stella gialla sulla giacca ed era stata deportata e uccisa ad Auschwitz. Una considerazione da fare è questa: probabilmente l’infanzia fatata di Nicolas è quella che i cugini di mio padre, che erano rimasti in Europa, non hanno avuto occasione di avere, mentre mio padre sì, avendo avuto la fortuna di emigrare in Argentina nel 1928.

Tra tutti i documenti che hai utilizzato per questo progetto, quale ti ha emozionato di più?

Mi commuove sempre molto mostrare le fotografie agli artisti e agli animatori. Se si tengono quelle immagini per sé, provocano emozioni forti, ma se le si mostrano ad altri, se ne parla e si dà loro vita, si sfiora l’immortalità – finché ricordiamo, finché il ricordo è vivo, la morte non vince. Ho trovato alcune foto dello zio di mio padre, Léon, che era stato deportato insieme ai suoi due fratelli. E una foto in cui si vede il cartello “Stamperia Beresniak”, l’attività di famiglia che fa una breve apparizione nel film. Vedere quelle immagini molto personali prendere vita e osservare mio padre tornare a vivere nella forma d’arte a lui più cara – i film di animazione – è stata l’esperienza professionale e personale più bella di sempre.

Che ricerche hai fatto sulla vita di Sempé?

Conosco bene la sua vita. Io e Michel Fessler abbiamo riletto la sua intervista con Marc Lecarpentier nel libro Enfances. Si tratta di un libro personale e sensibile, nonché vero. Poi conoscevo Jean-Jacques da tutta la vita e sapevo che non aveva avuto un’infanzia particolarmente felice. Abbiamo deciso di concentrarci su suo nonno, a cui era molto affezionato e che lo portava alle partite di calcio. C’è una parola che ormai è diventata banale, ma che descrive perfettamente mio padre e Sempé. È un po’ il loro denominatore comune: resilienza. Uno ha visto la sua famiglia partire per l’inferno, l’altro non ha vissuto l’amore che permette a un bambino di sbocciare. Perciò hanno creato il piccolo Nicolas, la sua infanzia magica, dei genitori che lo amano sopra ogni cosa e degli amici e degli insegnanti che fungono da eroi delle sue fantasie. Tuttavia, animare i disegni di Sempé è stata una sfida vera e propria, perché il suo stile ruota intorno alle omissioni e gli spazi vuoti che permettono al lettore di sognare, di identificarsi con la storia e di interpretarla come vogliono. Visivamente, il piccolo Nicolas è diverso da Asterix, in quanto, ad esempio, lo stile di Albert Uderzo non lascia spazio a interpretazioni. I suoi disegni sono magnificamente assertivi, mentre Sempé dà a chi vuole sognare l’opportunità di affiancarsi ai personaggi e diventare parte dei disegni stessi.

Che legame si è creato tra te, Amandine Fredon e Benjamin Massoubre?

Provengono entrambi dal mondo dell’animazione e si sono appassionati fin da subito al progetto. L’intesa con Benjamin è stata più forte, perché abbiamo rielaborato la sceneggiatura insieme perconciliarla all’animazione e ho avuto la sensazione che riversasse tutta la sua vita in ogni scena, in ogni parola. Era il suo primo film da regista e il senso di urgenza che ha dimostrato, il suo impegno e il suo entusiasmo mi hanno ricordato me alla stesura del mio primo libro.

Il piccolo Nicolas al cinema e in tv

“Le Petit Nicolas”  è una serie di libri francesi per bambini creati da René Goscinny e illustrati da Jean-Jacques Sempé; la prima puntata ha debuttato il 29 marzo 1959. I libri descrivono una versione idealizzata dell’infanzia nella Francia degli anni ’50.

Il piccolo Nicolas e i suoi genitori (2009) diretto da Laurent Tirard (film live-action)
Le Petit Nicolas (2009) Serie tv d’animazione
Le vacanze del piccolo Nicolas (2014) diretto da Laurent Tirard (film live-action)
Le trésor du petit Nicolas (2021) diretto da Julien Rappeneau (film live-action)