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Secondo Il Giornale, Gus Van Sant cerca ragazzi

Capisco che a volte neanche si dovrebbe dare troppo peso a certe affermazioni e che bisogna ben tenere conto della fonte da cui riportiamo certe frasi. Ma questo è uno dei casi in cui non si può far finta di nulla e lasciar passare, come se niente fosse, una frase abbastanza scorretta e priva di

23 Maggio 2007 22:16

Capisco che a volte neanche si dovrebbe dare troppo peso a certe affermazioni e che bisogna ben tenere conto della fonte da cui riportiamo certe frasi. Ma questo è uno dei casi in cui non si può far finta di nulla e lasciar passare, come se niente fosse, una frase abbastanza scorretta e priva di fondamento. Continuano le delusioni di uno spettatore di fronte alla critica, che non riesce a volte a non starsene buona buona e a fare il suo “sporco” lavoro, ma deve per forza dire quel qualcosa in più che lascia ogni volta (anche se l’effetto non dovrebbe ripresentarsi, torna perennemente) a bocca aperta.

Mentre Paranoid Park, presentato a Cannes 60 in concorso, viene applaudito e viene promosso dalla maggioranza della critica, qualcuno osa di più e scrive qualche frase imbarazzante. Secondo Il Giornale (e lì ritorna l’importanza della fonte, il discorso che si faceva ad apertura del post) “i film di Gus Van Sant danno sempre la sensazione d’esser pretesto del regista per trovare ragazzi”. Prego? Secondo quest’ottica quindi, di conseguenza, anche Lynch allora dirigerebbe film solo per stare con belle pulzelle, visto che nei suoi film le donne sono tutte meravigliose, oppure il discorso vale anche per la maggior parte dei film di De Palma, fra Nancy Allen, Melanie Griffith e Rebecca Romijn. Essendo smaliziati, abbiamo modo di pensare che la “colpa” di Van Sant sia in realtà proprio quella della sua identità sessuale.

E sembra che il critico non abbia molto capito la filmografia del nostro, e la vera importanza per la quale nel cinema di Gus Van Sant ci siano sempre e solo dei ragazzi belli (e dannati). Va bene che a volte, ribadisco, non bisognerebbe neanche più indignarsi per certe affermazioni, ma sottolinearle non fa male.

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