Home The Shrouds The Shrouds – Segreti sepolti: nuovi trailer, poster e tutto quello che c’è da sapere sul nuovo film di David Cronenberg

The Shrouds – Segreti sepolti: nuovi trailer, poster e tutto quello che c’è da sapere sul nuovo film di David Cronenberg

Tutto quello che c’è da sapere sul nuovo body-horror di David Cronenberg con Vincent Cassel, Diane Kruger e Guy Pearce – Al cinema dal 3 aprile con Europictures e Adler Entertainment

15 Marzo 2025 14:02

Dal 3 aprile 2025 nei cinema italiani arriva The Shrouds – Segreti sepolti di David Cronenberg. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2024, il film segna il ritorno sul grande schermo del visionario cineasta canadese, con l’Italia primo Paese del mondo a distribuire la pellicola nelle sale con la partnership di Europictures e Adler Entertainment.

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Regista di culto e maestro assoluto di un cinema mutante e visionario, David Cronenberg è considerato il padre del genere body horror: da sempre audace esploratore di temi come la trasformazione fisica, l’intersezione tra carne e tecnologia, il potere della mente e le mutazioni corporee, ha diretto film memorabili come “Videodrome”, “La zona morta”, “La Mosca”, “eXistenZ”, “Crash”, “La promessa dell’assassino”, “A History of Violence”, “Cosmopolis”, “A Dangerous Method”, “Maps to the stars” e tanti altri. Con “The Shrouds” Cronenberg continua la sua esplorazione dei confini tra tecnologia, corpo e mente, offrendo una riflessione profonda sul dolore e sulla memoria.

The Shrouds – Trama e cast

Nuovi trailer, intervista e tutto quello che c'è da sapere sul nuovo body-horror di Davod Cronenberg con Vincent Cassel, Diane Kruger e Guy Pearce - Al cinema dal 3 aprile con Europictures e Adler Entertainment

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Al centro della vicenda Karsh (Vincent Cassel), un uomo d’affari che, in seguito alla morte della moglie, ha inventato una tecnologia rivoluzionaria e controversa che permette ai vivi di monitorare i propri cari defunti avvolti nei sudari. Una notte diverse tombe, inclusa quella di sua moglie, vengono profanate: Karsh decide così di mettersi sulle tracce dei responsabili. “In inglese, la parola ‘shroud’ designa il velo funerario, ma ha anche altri significati” – ha dichiarato David Cronenberg – “Può significare ‘coprire’ e ‘nascondere’. La maggior parte dei rituali funebri riguarda proprio l’evitare la realtà della morte e ciò che accade a un corpo. Direi che, nel nostro film, questa è un’inversione della normale funzione di un sudario. Qui serve a rivelare, piuttosto che a celare. Ho scritto questo film mentre affrontavo il dolore per la perdita di mia moglie, scomparsa sette anni fa. Per me è stata un’esplorazione, perché non si trattava solo di un esercizio tecnico, ma anche di un esercizio emotivo. In un certo senso, i sudari che il mio protagonista ha inventato sono dispositivi cinematografici. Creano un proprio cinema: un cinema post-morte, un cinema della decadenza. Prima di scrivere la sceneggiatura, ero consapevole che i sudari avessero un aspetto cinematografico, creando una sorta di strano ‘cinema della tomba’, un ‘cinema del cimitero’. In ‘The Shrouds’, si suggerisce che Karsh comprenda che nella sua creazione è coinvolta una tecnologia cinematografica, qualcosa di ricco e complesso.”

Il film vede protagoniste le star internazionali Vincent Cassel, Diane Kruger e Guy Pearce. Il cast è completato da Sandrine Holt, Elizabeth Saunders, Jennifer Dale, Eric Weinthal, Jeff Yung, Ingvar Sigurdsson, Vieslav Krystyan, Matt Willis, Steve Switzman e Luca DiFolco.

The Shrouds – Primo trailer italiano e nuovo trailer in lingua originale

Curiosità

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  • Diane Kruger ha sostituito Léa Seydoux nel ruolo di Becca/Terry/Hunny
  • Il solito modus operandi dello scrittore/regista David Cronenberg quando gira un film canadese è quello di scegliere attori non canadesi per i ruoli principali, e questo film non ha fatto eccezione, con Cronenberg che ha scelto gli attori non canadesi Vincent Cassel, Diane Kruger e Guy Pearce per i ruoli principali di questo film
  • Il cast tecnico: Douglas Koch CSC (Direttore della fotografia) / Carol Spier (Scenografia) / Cristopher Donaldson ACE (Montaggio) / Trevour Goulet (Sound designer) / Robert Bertola MPSE & Jill Purdy MPSE (Montaggio del suono) / Christian Cooke CAS & Mark Zsifkovits (Mixaggio audio) / Anne Dixon (Costumi) / Anthony Vaccarello pe Saint Laurent (Costumista) / Deirdre Bowen (Casting)
  • Il team di produzione: Steve Solomos (Co-produttore) / Kevin Chneiweiss, Kateryna Merkt, Marieke Tricoire, Charles Tremblay e Ariane Giroux-Dallaire (Produttori esecutivi). Prodotto da SBS, Prospero Pictures & Saint Laurent Productions. Con la partecipazione di Telefilm Canada, Eurimages, Ontario Creates. In associazione con Sphere Films, Crave & CBC Films. Con il supporto di CANAL+, OCS e il Centre National Du Cinema Et De l’Image Animée.
  • Le musiche originali del film sono state affidate al compositore tre volte premio Oscar Howard Shore (Il signore degli anelli, Il silenzio degli innocenti, Hugo Cabret, The Aviator, Mrs. Doubtfire, Big). Shore è un collaboratore di lunga data del regista David Cronenberg, la collaborazione ha preso il via nel lontano 1979 con Brood – La covata malefica ed è proseguita fino al recentissimo Crimes of the Future (2022).

Intervista al regista

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Un sudario è un velo funerario che copre i cadaveri per nasconderli agli occhi del mondo. Nel tuo film, invece, i sudari sono telecamere digitali che permettono di osservare i corpi in decomposizione nella tomba.

DAVID CRONENBERG: Un sudario è un velo funerario che copre i cadaveri per nasconderli agli occhi del mondo. Nel tuo film, invece, i sudari sono telecamere digitali che permettono di osservare i corpi in decomposizione nella tomba. In inglese, la parola shroud designa il velo funerario, ma ha anche altri significati. Può significare coprire e nascondere. La maggior parte dei rituali funebri riguarda proprio l’evitare la realtà della morte e ciò che accade a un corpo. Direi che, nel nostro film, questa è un’inversione della normale funzione di un sudario. Qui serve a rivelare, piuttosto che a celare. Ho scritto questo film mentre affrontavo il dolore per la perdita di mia moglie, scomparsa sette anni fa. Per me è stata un’esplorazione, perché non si trattava solo di un esercizio tecnico, ma anche di un esercizio emotivo.

Diresti che questi sudari sono una metafora del cinema?

DC: In un certo senso, i sudari che il mio protagonista ha inventato sono dispositivi cinematografici. Creano un proprio cinema: un cinema post-morte, un cinema della decadenza. Prima di scrivere la sceneggiatura, ero consapevole che i sudari avessero un aspetto cinematografico, creando una sorta di strano “cinema della tomba”, un “cinema del cimitero”. In The Shrouds, si suggerisce che Karsh comprenda che nella sua creazione è coinvolta una tecnologia cinematografica, qualcosa di e complesso. È molto interessante, perché spesso guardo i film per vedere persone morte. Voglio rivederle, voglio ascoltarle di nuovo. E quindi, in un certo senso, il cinema è una sorta di macchina avvolta dal sudario, una macchina post-morte. In un certo senso, il cinema è un cimitero. Il tuo protagonista, Karsh, sembra aver inventato un cimitero che contraddice la morte stessa. Il corpo non muore, ma continua il proprio destino, e Karsh si comporta come se sua moglie non fosse morta, come se questa strana relazione con lei stesse ancora continuando, nonostante la decomposizione della carne.

Il tuo protagonista, Karsh, sembra aver inventato un cimitero che contraddice la morte stessa. Il corpo non muore, ma continua il proprio destino, e Karsh si comporta come se sua moglie non fosse morta, come se questa strana relazione con lei stesse ancora continuando, nonostante la
decomposizione della carne.

DC: Se sei una persona religiosa, probabilmente credi in un aldilà. Se invece sei ateo, come Karsh e me, quella relazione può continuare, ma in un contesto più realistico, in un modo più biologico; è un’altra forma di relazione. Come dice Karsh, non può sopportare l’idea di non sapere veramente cosa stia accadendo al corpo di sua moglie. Quella relazione continua, ma non attraverso uno scambio di parole o una conversazione. È certamente perversa, morbosa, grottesca, ma per qualcuno che sta affrontando un lutto come il suo, in realtà non lo è. Anzi, è piuttosto salutare, un modo per uscire dalla disperazione, dal dolore. Karsh ha letteralmente puntato su questo: ha investito molto denaro ed energia in questo cimitero tecnologico. Ma in fondo tutto si riduce al corpo, come in molti dei miei film; «il corpo è realtà», e se accetti questo, il corpo di una persona morta continua a essere unasorta di realtà, ed è lì che vive Karsh.

In molti dei tuoi film potrebbe esserci qualcosa non dopo la morte, ma oltre la morte. In molti dei tuoi film potrebbe esserci qualcosa non dopo la morte, ma oltre la morte.

DC: Le persone che sono morte continuano a vivere nelle nostre menti, e spesso le proiettiamo su altre persone vive. Per esempio, sui bambini. Vediamo spesso echi delle persone defunte che abbiamo conosciuto. Non c’è nulla di religioso in questo, è principalmente emotivo, ma anche biologico, dato che il nostro DNA continua ad agire nei nostri discendenti. Tuttavia, come puoi vedere, non è una relazione normale, è solo intellettualmente interessante. È un aspetto che si manifesta anche nelle sequenze oniriche.

Si può dire che il tuo film sia anche un thriller di spionaggio, anche se non prendi molto sul serio il genere? Si può dire che il tuo film sia anche un thriller di spionaggio, anche se non prendi molto sul serio il genere?

DC: Queste ipotesi fantastiche sono, in realtà, la paranoia del lutto, il dolore del cordoglio. Lo so perché l’ho vissuto personalmente. Stranamente, quando qualcuno muore, emerge sempre un elemento di cospirazione nel dolore. Ti chiedi se il trattamento medico sia stato il migliore, se il personale abbia davvero accudito bene il malato, se i farmaci fossero adeguati, e così via. È questa paranoia che affronto in The Shrouds: questa teoria del complotto che è quasi inevitabile quando si tratta di vita e morte. Nel film faccio riferimento al famoso “complotto dei medici ebrei” nella Russia stalinista degli anni ’40 e ’50, che fu il pretesto per purghe ed esecuzioni. C’è anche un aspetto internazionale nel film. La maggior parte delle persone non riesce a sopportare l’idea che non ci sia una spiegazione per la morte. Come se la morte dovesse necessariamente avere un significato. Non si tratta di un vero complotto, ma il senso di colpa è così grande che non riusciamo ad accettare il caso o l’incidente. Deve esserci qualcuno da incolpare. Il fatto che una morte possa non avere alcun significato è qualcosa di terrificante per le persone, quasi più della morte stessa. Questo fa parte della spiegazione esistenzialista della natura umana: se la morte non proviene da Dio, o dagli alieni, allora deve necessariamente essere stata causata da qualcuno. E così, se la morte di una persona amata è attribuita a un complotto cinese, allora, in un certo senso perverso, quella morte acquista un significato. È proprio questo che esamino nel film: la paura dell’assenza di significato, la ricerca di una causalità a tutti i costi, che è il cuore della sindrome del complotto. Il complotto dà anche l’impressione di avere un controllo sul mondo. Può offrire un senso di superiorità sugli altri (perché tu capisci).

Sei diventato famoso per aver dato un ruolo centrale alla tecnologia moderna e alla scienza nelle tue opere. Nella tradizione del cinema fantastico che ti ha preceduto, la scienza è sempre stata mortale, pericolosa, piena di minacce… Tu, invece, non hai paura della tecnologia. Sei diventato famoso per aver dato un ruolo centrale alla tecnologia moderna e alla scienza nelle tue opere. Nella tradizione del cinema fantastico che ti ha preceduto, la scienza è sempre stata mortale, pericolosa, piena di minacce… Tu, invece, non hai paura della tecnologia.

DC: Nel mio secondo film, Rabid, ho inventato una tecnologia che oggi è diventata realtà: la terapia con le cellule staminali. La tecnologia non è qualcosa di intimidatorio proveniente dallo spazio che ci minaccia e ci distruggerà; in realtà, è parte di noi, è noi. È uno specchio di ciò che siamo. Siamo angeli e demoni, e allo stesso modo anche la tecnologia ha il potenziale di creare cose meravigliose e cose orribili. Per me, quindi, esaminare la condizione umana significava automaticamente esaminare la tecnologia.

Un giorno farai un film sull’ homo technologicus? Su macchine molto sofisticate che possono ampliare le nostre capacità quando connesse al corpo umano? Su macchine molto sofisticate che possono ampliare le nostre capacità quando connesse al
corpo umano?

DC: Le persone hanno paura dei cambiamenti, ma in questo momento ti sto guardando attraverso delle lenti di plastica che mi sono state impiantate chirurgicamente, e ti sto ascoltando grazie a strumenti acustici che sono computer estremamente potenti. La mia carriera di regista sarebbe finita molto tempo fa senza queste protesi altamente sofisticate. Quindi, in un certo senso, sono bionico da un po’ di tempo ormai, e per questo non ho paura, ma piuttosto ammirazione per la tecnologia moderna. Ovviamente, tralasciando tutte le riflessioni che si possono fare sul capitalismo e su come possa trarre vantaggio da queste innovazioni. I miei film sono, in un certo senso, opere di fantascienza, chiaramente, ma soprattutto pongono attenzione alla tecnologia come espressione della creatività umana.

[Intervista di Serge Grunberg]

The Shrouds – Il poster ufficiale italiano del film

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