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Venezia 2015, Looking for Grace: Recensione in Anteprima

Esistenze che si incrociano tra le infinite e fascinose strade d’Australia, cavalcate con forza da una ragazzina misteriosamente in fuga

pubblicato 3 Settembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 13:07

Sei film appena in oltre 30 anni di carriera. La 62enne Sue Brooks ha quest’oggi presentato alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia Looking for Grace, suo ritorno in sala sei anni dopo Subdivision. 12 anni fa al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard con Japanese Story, la Brooks ha fatto il suo esordio al Lido puntando direttamente al Leone d’Oro, per uno di quei film che si potrebbero definire ‘riempitivi’ all’interno di un ricco e variegato concorso (21 titoli in programma).

Una pellicola a più facce, quella disegnata dalla regista australiana, suddivisa in ‘punti di vista’ e mai consequenziale nelle ‘storie’ che andrà a sviluppare. Vite che vanno ad incrociarsi a causa di Grace, 16enne che improvvisamente scappa di casa portando via con se’ un’amica e circa 13.000 dollari in contanti, rubati dalla cassaforte di famiglia. Una ‘follie adolescenziale’ che avrà non poche conseguenze sul destino di più persone. Il primo step che la Brooks da’ in pasto agli spettatori è proprio il suo, quello di questa ragazzina di cui non sappiamo nulla. Chi sia, dove stia andando, cosa nasconda nello zainetto, perché è in fuga.

Domande che troveranno risposta con le successive ‘esistenze’ presentate dalla Brooks. Vedi Dan e Denise, preoccupati genitori di Grace che vanno alla disperata ricerca della figlia in compagnia di un investigatore in pensione. Un coming of age che si fa road movie per poi prendere la strada del ‘giallo’, della ‘comedy’ dall’umorismo tipicamente ‘aussie’ ed infine del dramma. Perfettamente bilanciato nei toni, trainato dalle sublimi scenografie naturali d’Australia e ben interpretato dai suoi protagonisti, tra i quali spicca un combattuto Richard Roxburgh, Looking for Grace galleggia nella sua docile leggerezza, snocciolando segreti e bugie, rapporti affettivi e famigliari, alternando sarcasmo e dolore con sapienza. La taciuta infelicità lascia il passo a slanci d’amore implicitamente nascosti, tra coppie legate a doppio filo eppure in ‘conflitto’.

Un’opera minore e a tratti persino ‘confusionaria’ nella sua voluta alternanza di scrittura, quella della Brooks, dichiaratamente interessata alla ‘normalità’ di una famiglia qualsiasi immersa nella cintura del grano australiana. Spaziando continuamente nei generi, vuoi o non vuoi, Looking for Grace finisce quasi per disorientare, mostrandosi allo spettatore in tutta la sua dichiarata nonché limitante ‘semplicità’. Perché così è la vita, sembrerebbe dire la regista, al termine di un ‘viaggio’ che vedrà la sua protagonista tornare finalmente a casa, ma senza quella ‘grazia’ a cui aveva forse dedicato un’improvvisa e improvvida ricerca.

[rating title=”Voto di Federico ” value=”6″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Antonio ” value=”5″ layout=”left”]

Looking for Grace (Australia, drammatico, 2015) di Sue Brooks; con Richard Roxburgh, Radha Mitchell, Odessa Young, Terry Norris, Harry Richardson