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To Rome with Love: La Recensione in Anteprima del film di Woody Allen

A pochi mesi da Midnight in Paris, Oscar alla Miglior Sceneggiatura Originale, Woody Allen torna al cinema con il suo To Rome with Love

pubblicato 16 Aprile 2012 aggiornato 1 Agosto 2020 02:21

Fresco di Oscar per il suo penultimo e romantico Midnight in Paris, Woody Allen torna a distanza di pochi mesi nelle nostre sale con un film che, tra l’altro, ci riguarda un po’ più da vicino. Sì perché nel suo lungo peregrinare attraverso il Vecchio Continente, l’autore newyorkese non poteva certo farsi sfuggire un luogo come la Città Eterna. Quella Roma che non ha certo bisogno di film per manifestare la propria magnificenza, ma che comunque si è sempre trovata più che suo agio tra le mura cinematografiche.

To Rome with Love parte da questa sognante visione, quella di una città che vive e si lascia vivere da una miriade di storie. Alcune tra le meno edificanti le conosciamo, è vero, ma Allen intende raccontare quelle di cui pochi sono al corrente, perché non fanno notizia – e, per una volta, neanche danno. Quattro episodi, totalmente slegati tra loro, che si svolgono in quelle strade senza tempo della Capitale.

Un avvicendarsi di eventi non di rado grotteschi, quasi sempre contorti, così come Allen ci ha abituato. E a questo punto sì, è bene dirlo, visto che ci siamo esposti così tanto. Meglio premetterlo, cosicché chi vorrà procedere non si sentirà in alcun modo tradito alla lunga. Quale che sia stata la grancassa suonata in questi giorni immediatamente successivi all’anteprima, To Rome with Love non è un film di Woody Allen solo per denominazione, ma per appartenenza. Leggete per credere!

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Sulla falsa riga di questo nostro exploit di sincerità, dobbiamo anche ammettere di esserci estraniati dalle legittime e comprensibili chiacchiere scaturite a seguito della primissima visione del film. Una carriera così prolifica e quindi densa sia di alti che di bassi, presta il fianco a commenti dettati talvolta da una frettolosa ed aprioristica presa di posizione che noi facciamo fatica a condividere, e a 360 gradi. Come sempre alla vigilia di una pellicola di Allen, sappiamo già che ci saranno i delusi e ci saranno gli entusiasti. La differenza rispetto ad altri registi è che entrambe queste due emozioni tendono a prevalere sull’altra troppo marcatamente. Nessuna sfumatura, nessun compromesso.

E allora diciamolo pure che la visione di To Rome with Love si è rivelata senza dubbio alcuno gradevole. La poetica di Allen è lì, così come il suo humor ricercato e le sue fisime legate ai più svariati aspetti dell’esistenza umana. Certi episodi risultano talmente improponibili da essere quasi credibili, tra un’uscita sagace e l’altra. E’ un tenore diverso quello che si riscontra in questa pellicola rispetto a quella precedente del regista americano, quel Midnight in Paris che partiva di suo con un’idea indiscutibilmente più brillante e che faceva leva su certi temi cari al proprio autore in maniera effettivamente diversa.

Qui non c’è la magia di uno straniero che si perde per le strade della città finendo per sconfinare addirittura in un’altra epoca, né si avverte quella piacevole sensazione da “centro del mondo” per via di certi apparentemente fortuiti incontri. Qui la narrazione vola leggermente più basso, tanto da poggiare non su una bensì su quattro storie. Tra chi diventa celebre per quel che mangia a colazione e chi invece viene messo a dura prova nel proprio rapporto di coppia, l’impressione che si vuole dare è che davvero per quelle vie calpestate come poche al mondo possa succedere di tutto.

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Tuttavia è una Roma spiccatamente artificiale quella ricostruita da Allen, non a livello visivo quanto a livello di dinamiche. La Roma che ci viene mostrata probabilmente non esiste e se è esistita appartiene ad un passato che non abbiamo modo di ricordare. La scelta dei costumi, in tal senso, si dimostra rivelatrice più di altri elementi. Tutti gli attori italiani che partecipano al cast in qualità di protagonisti sembrano usciti da uno di quei film neorealisti che davvero sembrano provenire da un altro pianeta al giorno d’oggi. La coppia di campagna (Alessandro Tiberi ed Alessandra Mastronardi) che evade da Pordenone in cerca di fortuna nella Capitale; la goffa e sin troppo tipica famiglia Pisanello (quella di Roberto Begnini) che ricorda, seppur vagamente, quella del ragionier Fantozzi, più per la sua caricaturale innocenza che altro; l’attore provolone (Antonio Albanese), volgare quanto esuberante con le donne, che si avvale del proprio blasone per far bassamente colpo sulla malcapitata di turno; ed infine, un modello su cui si è calcato meno la mano, ma che rientra tra quelli standard di certe nostre commedie (talvolta, per l’appunto, all’italiana), ossia il serio e posato attivista con tendenze sinistrorse (Flavio Parenti).

A noi, cui piace dirci di conoscerci, certi personaggi appaiono sin troppo stilizzati quasi per riflesso condizionato. Evidentemente Allen si è avvalso di quanto ha appreso da quelle vecchie pellicole che eppure hanno fatto la storia del nostro Cinema, rielaborandole alla bisogna al fine di calarle nel contesto da lui voluto. All’estero, forse, una simile mossa potrebbe avere più fortuna rispetto a quanto non avrà quasi sicuramente dalle nostre parti… ma mai dire mai.

Archiviato questo senso di déjà vu, un po’ stonato ad essere sinceri, pochi sono gli appunti che si possono rinfacciare. To Rome with Love gioca sull’equivoco e lo fa con uno stile che certamente verrà apprezzato dai fan di Allen, ma che stavolta potrebbe rientrare anche nelle corde dei meno appassionati della sua specifica prosa. E’ vero, talvolta mancano quei lunghi dialoghi incalzanti, dove non hai il tempo di riprenderti da una battuta che subito te ne viene sparata in faccia un’altra di portata più alta.

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Peraltro, già sappiamo che si accenderà una diatriba tra quale episodio risulti il più riuscito, e pur senza voler entrare nel merito, decretiamo sin da ora che il nostro maggior gradimento è andato a quello in cui sono coinvolti Alec Baldwin, Jesse Eisenberg, Greta Gerwig ed Ellen Page. Oltre a rappresentare in maniera più fedele la tipica, torbida ma comunque leggera vicenda (leggasi liaison a tre) alleniana, è anche la più registicamente elegante, con il jolly Baldwin ad interpretare un ruolo in cui lo stesso Allen non avrebbe sfigurato affatto – anzi, quest’ultimo, letteralmente, parla per bocca di Baldwin più che per bocca di tutti gli altri.

Esilarante anche la traversia che coinvolge proprio lo stesso regista, padre di una figlia prossima alle nozze e pensionato frustrato da una carriera di meravigliosi insuccessi. Fino a quando non gli si presenta l’occasione di redimersi e… beh, lo scoprirete da voi: vi basti sapere che di mezzo ci sono delle casse da morto. E’ o non è più o meno in linea con quanto vi aspettereste da un suo film?

Ci spiace invece sottolineare come il meno incisivo ci sia sembrato colui che più di altri avrebbe dovuto portare in alto la “nostra bandiera”. Esatto, proprio Benigni. Manca quella sua verve esplosivamente farsesca, quasi la sua interpretazione fosse stata volutamente sedata da principio. Un Benigni a mezzo servizio, insomma, che poteva certamente essere “speso” meglio, perché non ci è parso affatto quello che abbiamo imparato a conoscere e, nel caso di alcuni o molti che siano, pure ad amare. Addolciamo però, se così si può dire, quanto appena evidenziato, rivolgendo un plauso virtuale a Leo Gullotta, per la prima volta in veste di doppiatore di Woody Allen. Più che buono il suo esordio, specie considerato l’ingrato compito che gli è toccato, ossia quello di sostituire il ben più familiare Oreste Lionello.

Insomma, tirando le somme non possiamo che dirci soddisfatti. Le riserve ci sono e ci pare di averle in qualche misura esposte. Mentiremmo se dicessimo di essere usciti dalla sala composti così come vi siamo entrati. Ciò per via di una lunga e sincera serie di risate che, in fin dei conti, dicono più di queste lunghe e meditate righe che ci avete onorato di leggere fino a questo punto.

Voto di Antonio: 7,5
Voto di Gabriele: 4

Voto di Federico: 4

To Rome with Love (Commedia, USA-Italia, 2012). Di Woody Allen, con Woody Allen, Alec Baldwin, Roberto Benigni, Penelope Cruz, Judy Davis, Jesse Eisenberg, Greta Gerwig, Ellen Page, Maricel Álvarez, Lina Sastri, Fabio Armiliato, Monica Nappo, Alison Pill, Riccardo Scamarcio, Isabella Ferrari, Antonio Albanese, Alessandra Mastronardi, Ornella Muti, Flavio Parenti e Alessandro Tiberi. Qui trovate il trailer italiano. Nelle nostre sale venerdì 20 Aprile.